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Nel corso di questi cinque episodi The White Lotus 3 è stata, per il pubblico, un insieme di cose dissonanti e scomposte. E’ stata la solita di sempre. La più cinica di sempre. E’ stata scorretta. Simpatica. Lenta, se vogliamo. Inconsistente secondi molti detrattori. Ed è stata la fuga e la guarigione. Due cose che in questa terza stagione, complice l’ambientazione, sono presto diventate il perno della storia. The White Lotus 3 potrebbe essere una di quelle Serie Tv che non sono fatte per essere guardate con una settimana di stacco (come sempre ogni lunedì su Sky e NOW). Forse, con un binge watching sarebbe più semplice star dietro a questo tipo di prodotto che non ha fatto dell’immediatezza il suo punto di forza.
Perché The White Lotus 3 è molto, molto graduale. Una Serie Tv che lascia indizi parsi e, come visto anche nelle precedenti stagioni, non permette al mistero di fondo di diventare il punto centrale della narrazione. Dà spazio a tutto quello che lo anticipa facendo sì che questo conti più di qualsiasi altra cosa. Più dell’intrattenimento o del fan service, dell’accontentare quel pubblico completamente assuefatto dalla velocità della nuova era dello streaming in cui ogni cosa – spesso – raggiunge presto un perché, un quando e un come nel giro di poche puntate.
In queste quattro puntate, abbiamo più volte deciso di omettere un giudizio generale per lasciare alla serie la possibilità di svilupparsi come meglio sa fare già dal 2021, anno di distribuzione della prima stagione. Abbiamo atteso il più possibile, consapevoli del suo punto di forza e del suo bisogno di raccontare gli sviluppi delle storie con un tempismo tutto suo, che a noi non è mai dispiaciuto.
Giunti a più della metà della serie, possiamo però cominciare a vederci più chiaro rispondendo finalmente a una delle domande più importanti: dove vuole andare a parare la terza stagione di The White Lotus?

The White Lotus 3 vuole andare a parare dove è sempre andata a parare. Non è diversa: è la stessa che abbiamo lasciato al momento del finale della seconda stagione. La stessa che ha vinto e stra-vinto meritatamente ai Golden Globe a gli Emmy. E una visione continua della serie – e non distaccata da settimana in settimana – riuscirebbe probabilmente a rendere più fruibile questo messaggio. Perché c’è qualcosa che sta rendendo The White Lotus 3 ancor più coerente, intelligente e brillante, e lo vediamo proprio in questo quinto episodio in cui a un certo punto fa capolino l’attore premio Oscar Sam Rockwell. E’ lui, con un monologo disturbante specchio della Serie Tv, a raccontare indirettamente dove voglia andare a parare The White Lotus 3, e che cosa la renda ancor più coerente delle altre.
L’ambientazione, in questa stagione, non è soltanto uno sfondo. Non è soltanto il White Lotus in cui anche i ricchi piangono. Al contrario, è il mezzo attraverso cui la Serie Tv esplora i suoi personaggi studiandoli e analizzandoli da un punto di vista spirituale. Potevamo intenderlo anche prima, probabilmente, anche grazie al personaggio di Piper o di suo padre Timothy. Ma in questo quinto episodio ogni dubbio, seppur velato, va via completamente grazie al cameo di Sam Rockwell, che qui dà vita al personaggio di Frank. Attraverso questa figura conosciamo un po’ più da vicino chi davvero sia Rick. I racconti e le memorie della vita negli Stati Uniti, seppur annebbiati, riescono a farci intendere un passato losco e criminale da cui Rick sarebbe fuggito. Il suo incontro con Frank a Bangkok non è casuale: il suo amico è lì per consegnarvi una pistola.
Seduti in un pub, i due si raccontano. Ed è a quel punto che Frank comincia a buttar tutto giù. A parlare di quanto la sua vita adesso sia cambiata, e di quanto la Thailandia abbia influito in questo. Giungendo in quella nuova realtà, Frank si è tirato fuori dall’unica vita che ha sempre conosciuto. Si è distaccato dalla lussuria e dell’avidità. Si è avvicinato ai temi buddisti scoprendo un mondo che fino a quel momento non aveva mai visto prima.
Ogni singola parola esce fuori dalla bocca senza mai prendere fiato, raccontando qualcosa che – come anticipato – va ben oltre il cameo di Sam Rockwell, va oltre la pistola con cui Rick probabilmente andrà dal presunto assassino del padre. Va oltre perfino Rick stesso. Questo cameo si trasforma in un immenso sottomondo che comprende tutti i personaggi di The White Lotus 3 giunti in Thailandia. Il modo con cui, quello stesso posto, interverrà e sta intervenendo sulla loro vita.

Ed è proprio qui che The White Lotus 3 vuole andare a parare: sulla spiritualità. Sul peso che un posto può avere sull’essere umano. Forse la Thailandia per alcuni è arrivata nel momento più giusto, forse per altri nel momento peggiore. Ma qualsiasi cosa accada sotto quel cielo, è destinata a non lasciarli più. A imporsi. A cambiare totalmente la traiettoria. E chissà se questo non sia un buon motivo per vedere Greg affrontare quel destino che ha meritato fin dalla prima stagione. Forse, ragionandoci prendendo in considerazione questo punto di vista, tutto ha senso. Greg non è come Tanya. Non è un personaggio vecchio che ritorna in scena (seppur intelligentemente) per tirare ancora la corda.
Forse è in Thailandia perché merita di essere lì. Di scontare ogni conseguenza e inganno della sua vita. E’ lì perché forse sarà proprio la magia della Thailandia a dare a un parassita quel che merita. D’altronde, quel posto tutto sa e tutto conosce. Non a caso, nella maggior parte delle puntate sono proprio gli animali a osservare e ad ascoltare ogni bugia, ipocrisia e segreto degli ospiti del resort. Loro sanno tutto. Loro sono la natura che assiste silente, e che poi si ribella.
E no: la Thailandia raccontata in The White Lotus 3 non accetta che dei parassiti si approfittino di lei. Non gli permette di girovagare tra le strade sporcando l’asfalto su cui camminano. E così, non appena messo piede, attende. Si prende gioco della loro superficialità nei confronti della vita, e ne racconta una in cui essere vicenti non fa parte del pacchetto. Perché l’esistenza è altro, e non solo quello che hanno inventato loro.
Ed è proprio questo il senso di questo viaggio che The White Lotus 3 racconta. Non è soltanto l’avidità, il riscatto, la vendetta. Non è solo il cinismo e il sarcasmo. E’ fede e guarigione. Il tutto e il niente. La vita che scorre nell’attimo che separa la certezza di aver raggiunto tutto dall’attimo che ci fa capire che così non è. E per fortuna, aggiungeremmo.