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This Is Us 2×06: la parte più difficile della nostra vita

This Is Us
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Episodio più retrospettivo del solito questo “The ‘20” (2×06) di This Is Us che ci proietta nel decennio dei vent’anni di Kate e Kevin. Dopo alcuni episodi interlocutori, This Is Us torna a tessere un filo unitario restituendo profondità al racconto. Prendendo le mosse da una celebre canzone dei Coldplay potremmo rinominare “The hardest part” una puntata che ci porta a riflettere sui momenti centrali della nostra vita, quelli in cui le difficoltà paiono insormontabili e in cui ci sentiamo incapaci di dare una svolta vera. Il “dolceamaro potevo sentirlo in bocca” canta Chris Martin. Anche i personaggi di This Is Us sembrano potersi accorgere di quanto non esista un “limone troppo aspro da non poter diventare qualcosa di simile a una limonata” (1×01, “Pilot”). Alcuni di loro possono solo sperarci (Kate e Kevin), altri formati all’esperienza lo sanno per certo.This Is Us

Tra questi ultimi non può che esserci Rebecca che prima di tutti ha dovuto fare i conti col momento più difficile della sua vita, la perdita di quel figlio tanto atteso e portato in grembo per nove mesi. Lei più di tutti ha vissuto la “parte centrale” della propria vita, come lei stessa viene a definirla. “Nella vita c’è una parta centrale. E quella può essere la più difficile perché è allora che ti puoi sentire perso. Ma anche nelle parti centrali può esserci un inizio a volte”. Già, un inizio. A posteriori Rebecca sa quanto quella circostanza abbia rappresentato per lei un momento dolceamaro, quanto abbia saputo trarre il meglio dal momento più aspro della sua vita. L’amore perso e l’amore ritrovato. Quel vuoto apparentemente incolmabile della perdita di un figlio che trova nuova espressione e sublimazione nell’aprirsi all’altro, a un estraneo. A un bambino senza casa e famiglia.

“Io e tuo padre avevamo tutto questo spazio nel nostro cuore per amare tre bambini. E poi ti abbiamo visto, ti abbiamo conosciuto”, così Rebecca rivolgendosi a un Randall di dieci anni. “Conoscere” significa esporsi. Significa mettersi a nudo con qualcuno di cui non si sa nulla. Significa interessarsi a lui. Rebecca ha trovato questo coraggio: il coraggio di dare il proprio amore a chi ne aveva bisogno. “Sei un miracolo. Ma non sei il sostituto di nessuno. Il destino ha voluto che andasse così”.

Randall non rappresenta un rimpiazzo, non lo è mai stato. Ha faticato, Rebecca, per accettare la presenza di quel bambino estraneo. Non lo ha portato in grembo, non ha potuto parlare con lui per tutto il tempo della gravidanza. Non lo ha conosciuto. Ma nonostante questo si è aperta a lui, a una vita imprevista che il destino ha voluto metterle di fronte. Ha saputo leggere il destino, trasformare il limone in limonata. Sta sempre e solo a noi farlo. Riuscire a convertire l’amaro in dolceamaro. Non può che partire da noi e dalla nostra volontà.This Is Us

Così è per Randall che sta attraversando il momento più difficile dopo una crisi nervosa, poco prima di diventare padre. Nella sua ricerca costante di perfezionismo non si sente adeguato. Ora più che mai. Ora che sente il peso di “un intero piccolo universo di speranze e sogni, felicità e tristezza” quale è un bambino. “Che succederebbe se sbagliassi con il bambino?”. Randall davanti all’incerto si smarrisce. Se non ha tutto sotto controllo, se non segue la sua “mappa” è perso. Così come vediamo quando da bambino si impunta per seguire pedissequamente le istruzioni che ha programmato per fare “dolcetto o scherzetto”.

Non sa cosa vuol dire improvvisare. Non sa venire meno alla sicurezza dei suoi schemi mentali. Ma nel momento della massima difficoltà, nella “parte centrale” della sua vita riesce a trovare la forza. L’amore per Beth e per la nascitura vince le sue paure. “I bambini nascono con le risposte. Vengono alla luce, ti guardano, tu guardi loro e ti dicono chi sei”, afferma il saggio commesso Garuda di East Trenton. Randall in quella sua figlia, in quella Tess che ha il nome di un ventilatore, scopre se stesso. Scopre una forza che non sapeva di avere. E supera l’amaro di un esaurimento nervoso che lo aveva portato a non essere “più me stesso. Non sono come prima”.

L’hardest part Kate e Kevin la vivono nel decennio dei vent’anni. Non sono affermati professionalmente né tantomeno personalmente. Kate è incapace di costruire una relazione stabile. Ricerca disperatamente un contatto emotivo a costo di trasformare ogni sentimento in qualcosa di fisico. A costo di chiudere gli occhi di fronte a un marito fedifrago per sentirsi amata. Ma sono entrambi i fratelli a scendere a compromessi. Innanzitutto con se stessi e con la propria morale. Kevin tradisce l’amico: il suo desiderio di successo lo porta a volersi affermare a tutti i costi, fino a tentare di rubargli la parte.This Is Us

Sia Kate che Kevin vivono le difficoltà di chi non si sente realizzato. Di chi spera che le cose possano cambiare ma non si mette in moto nel modo corretto per far sì che ciò avvenga. O almeno non da subito. Perché quei fallimenti, amorosi e professionali, danno il là a una svolta. A una presa di coscienza da parte di entrambi. Kevin inizia a prendere lezioni di recitazione e Kate si trasferisce. Quella fine è per entrambi un nuovo inizio.

Ma non c’è un solo nuovo inizio. Ce ne sono molti. Come molti sono i momenti aspri. Molti nella nostra vita sono i periodi di scoramento e di difficoltà. Ognuno di essi è una fine. Ma può essere anche un nuovo principio nella nostra forza di rinnovarci, nella volontà di superare quegli ostacoli e scoprirci più forti. Così davanti alla piccola Tess, Rebecca ammette candidamente: “Sai, credevo che il mio viaggio fosse finito, ma non lo so. Non lo so, forse siamo entrambe al nostro prossimo inizio”. C’è sempre un prossimo inizio se si ha l’ostinazione per non arrendersi. Per Rebecca rappresenta il ritorno alla vita. Rappresenta lo stimolo a ricominciare a vivere dopo la morte del marito. Dopo che quell’evento così traumatico la aveva portata a chiudersi e a vivere nel ricordo. Perché anche al momento della nascita di Tess “tuo padre non è qui. E questa è una cosa con la quale dovrò convivere per tutta la mia vita. I momenti più felici saranno anche un po’ tristi”, confessa a Randall.

Eppure di fronte a quella nuova vita e memore dei tanti nuovi inizi e delle meravigliose conseguenze che hanno portato (“Credi di essere all’inizio del tuo viaggio, vero? Ma in realtà è iniziato molto tempo fa”, dice a Tess) si apre a una nuova fase. Decide di rispondere al messaggio di Miguel, di dare una possibilità al suo cuore. A un nuovo sentimento. Che sia un’amicizia o qualcosa di più.

This Is Us ci insegna che non dobbiamo mai smettere di esporci, di metterci in gioco, di volgere al meglio ogni episodio negativo della nostra esperienza in questo mondo. Perché se è vero che gli eventi del destino sfuggono al nostro controllo sta però a noi riuscire a trarne qualcosa di buono. Sia pure un insegnamento o una maturazione. Non è in una vita senza sofferenze che possiamo trovare noi stessi. È nel formarci al dolore e scoprirci vivi in quel dolore che ci realizziamo. This Is Us una volta di più si è fatto interprete di questo messaggio. Noi siamo pronti ad accoglierlo?

“E se nella nostra vita non ci fosse il dolore non sarebbe meglio. Sarebbe peggio. Perché allora non ci sarebbe la felicità. E la speranza. Ecco”. Stalker, Andrej Tarkovskij

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