L’uomo più deluso: è questo il titolo del settimo episodio della seconda stagione di This Is Us. Un titolo che esemplifica al meglio il senso di questa puntata carica di spunti e riflessioni. Deluso è in primis William. Deluso dalla vita, dalle difficoltà che ha dovuto affrontare. Difficoltà insormontabili o quasi. Deluso dalle aspettative tradite, da quell’idea di successo che la sua bravura come artista musicale pure gli avrebbe potuto riservare. Deluso dalla perdita del suo amore e di quel figlio tanto inaspettato quanto amato. Nel corso della scorsa stagione e dei precedenti episodi abbiamo avuto modo di approfondire la sua storia, le vicissitudini che lo hanno accompagnato, il tracollo lento ma inesorabile. The Most Disappointed Man ci mette di fronte un ulteriore brandello della vita dell’uomo.
Fa luce sulle vicende che sono seguite all’abbandono di Randall. La droga, il furto, l’arresto.
Davanti a lui, in quell’aula di tribunale c’è un giudice, un giudice ugualmente deluso e disilluso. “Sono un giudice e la cosa strana è che non sono io a fare le regole. Per questo, gira che ti rigira, conosco l’esito di quelle storie prima che venga scritto […]. Sono l’uomo che scrive parole orribili, giorno dopo giorno, senza poterne cambiare l’esito”. C’è la solitudine dell’uomo, in queste parole. Di chi ogni giorno è costretto a lasciare da parte la sua umanità e quel perdono amorevole a vantaggio di una legge che non ammette repliche. In quell’aula, su quello scranno l’uomo si spoglia della sua dignità e diventa burocrate. Diventa passivo esecutore di una Legge che non sempre sente propria. Non c’è perdono, non c’è una seconda possibilità. Solo la dura e fredda condanna. Ma per una volta, per questa volta l’esito può essere diverso.
L’inversione di tendenza parte dal giudice stesso anche se poi dovrà essere William a “prendere una decisione differente” ogni qual volta dovesse trovarsi di fronte a una scelta sbagliata.
Perché, in fondo, una scelta è sempre possibile. “A ogni angolo c’è qualcuno che vende”, afferma William. “Così io compro. E ne faccio uso. Se avesse la mia vita lei probabilmente farebbe lo stesso”. Probabilmente. Tutto è in quel probabilmente. In quell’eventualità che lascia comunque la possibilità di una scelta. La possibilità di rivedere le proprie decisioni e non scendere a compromessi. Non scegliere la strada più facile. Perché se è vero da un lato che la condizione sociale spesso e volentieri è determinante nelle scelte sbagliate di un individuo è altrettanto vero che bisogna trovare la forza per dire di no. Per prendere “una decisione differente”.
Il giudice come un novello Monsignieur Myriel de I Miserabili riabilita il suo “Jean Valjean”, restituisce William alla vita dandogli una seconda possibilità. Quella che la Legge non concede. Per un attimo torna a essere uomo e a compiere una scelta di cuore. Sarà quella scelta a salvare William.
Avremo sicuramente modo nelle prossime puntate di approfondire ulteriormente il suo percorso personale.
In questa 2×07 con un salto temporale improvviso lo vediamo ormai anziano, malato e di fronte alla possibilità di tornare a drogarsi. Soltanto il destino stavolta impedisce all’uomo di cadere nella vecchia dipendenza: Randall bussa alla porta e gli confessa di essere il suo figlio biologico. Da quel momento l’anziano padre ritroverà quella famiglia che per tanto tempo aveva desiderato e che gli era stata negata e sul finire della vita la gioia di conoscere suo figlio e di sentirsi amato.
“Non dica che sono qui per mia scelta. Solo chi ha una scelta dice certe cavolate”. Una scelta sembra non averla la madre di Deja. Anche in questo caso però oltre al contesto sociale contribuisce enormemente la decisione della donna. Se il destino le è avverso è anche vero che è lei a essere ripiombata nelle vecchie dipendenze. Una scelta, per quanto difficile, l’avrebbe avuta. Ma non ha dimostrato la forza necessaria per compierla. William e Shauna sono certo vittime della società ma anche, inevitabilmente, di loro stessi. Di quelle scelte sbagliate compiute, delle cattive strade percorse. L’uno come l’altra perdono quanto di più caro possano avere: l’amore di un figlio.
Delusi dalla vita, delusi da loro stessi.
Shauna rifiuta di vedere la figlia perché prova vergogna per il suo volto segnato dalla violenza. Ma intimamente è delusa anche e soprattutto per quello che è, per la sua incapacità di essere madre e di prendersi cura della figlia. In lei c’è anche la rabbia di chi vorrebbe riavere l’amore per una figlia che sente distante e teme di perdere irrimediabilmente. La rabbia di una madre che non accetterà mai di rinunciare alla propria bambina.
Delusi e deludenti si alternano sulla scena in questo episodio di This Is Us in un balletto senza sosta.
Deluso è Randall per il comportamento di Shauna, delusa è anche la stessa Deja che vede negato il suo incontro col genitore. Ma la delusione accompagna anche lo scorcio di storia di Rebecca e Jack che ormai a un passo dal veder realizzata l’adozione vedono negato questo sogno. La motivazione fornita dal giudice permette agli autori di soffermarsi su un aspetto che nei decenni passati ha interessato in maniera dominante la società americana, ovvero il rispetto e lo studio dell’identità afro-americana. Già in un episodio della prima stagione di This Is Us (1×04) si era riservato un breve spazio al problema di Randall e della sua coscienza afro-americana.
Ora però si ha modo di sviluppare più diffusamente la questione. L’obiezione avanzata dal giudice (“Quel bambino dovrebbe stare in una famiglia nera […]. In che altro modo potrà conoscersi, capire chi è?”) è stato uno degli argomenti a sostegno della tutela dell’indentità afro-americana fino allo scorso trentennio. L’opposizione alle adozioni miste nei movimenti per i diritti neri ha spesso fatto leva sull’esigenza di preservare l’identità e la storia di un popolo schiacciato brutalmente come una minoranza mai pienamente riconosciuta nei suoi diritti.
Ma di fronte all’orgoglio di chi sente un proprio “fratello” e “figlio” in mano ai “carnefici” della sua discriminazione si contrappone l’amore.
Il riconoscimento di quell’amore che supera ogni divisione, che combatte i ghetti e le distinzioni razziali, che riconosce ogni persona per la sua dignità di essere umano. Nient’altro conta. Prendendo la decisione in base al colore della pelle di Randall il giudice non sarebbe stato meno discriminatorio. La tutela delle origini e la conoscenza della propria eredità genetica non sono certo negate dal colore della pelle di Jack e Rebecca. Starà a entrambi far sì che Randall studi e si documenti su quella storia e quelle radici che fanno parte del suo DNA. Ma, come afferma il nuovo giudice preposto all’adozione “avete fatto la parte più difficile. Avete scelto di amare”. L’amore è ciò di cui ha bisogno un bambino. Solo l’amore.
Come per William anche in questo caso il giudice-collega prende una decisione di cuore: entrambi i magistrati sono artefici del bene che interessa Randall e suo padre. Entrambi a fine giornata si scoprono a domandarsi se hanno fatto del bene. Quel dubbio che investe anche un sempre più compromesso Kevin. Anche lui è deluso da se stesso e dalla sua incapacità di essere all’altezza del padre. “Sono un guscio vuoto”, afferma. Nel suo futuro vede solo l’incapacità di essere un buon padre, di essere un degno figlio di Jack.
L’uomo più deluso, in questo episodio di This Is Us, è la persona che di volta in volta sente di non essere all’altezza del suo ruolo.
I due giudici in balia di leggi e ruoli sociali, Shauna nel suo compito di madre. William come padre e cittadino. Kevin come fidanzato. Non esiste un esito comune per tutti. Non esiste un lieto fine già scritto. Sta a ognuno dei protagonisti trovare il proprio percorso e scegliere di “prendere una strada differente”. Per far sì che la delusione non si trasformi in rimpianto.