“I randagi finiscono sempre con chi ne ha bisogno”. È da questa frase che vogliamo partire nella recensione del dodicesimo appuntamento stagionale di This Is Us. In queste parole c’è forse il senso di un intero episodio, se non dell’intera Serie. Chi è quel gatto che dà il titolo alla puntata? Chi è quel randagio? Per rispondere dobbiamo soffermarci sui dettagli, sulle sfumature di una Serie che non smette mai di sorprenderci e di pungolarci dolcemente.
Randagio era ovviamente William stesso.
Tanto in un senso letterale quanto soprattutto emotivo. William s’era fatto espressione dei rimpianti, delle occasioni perse, delle speranze tradite. Conosciamo la sua storia, la sua triste vicenda. Sappiamo della sua sensibilità, dell’ingiustizia di una vita che lo ha privato di tutto per poi restituirglielo in punto di morte. William non è esente da colpe: le sue scelte sono ricadute su di lui, i suoi errori lo hanno condotto al fallimento. Così, si è scoperto randagio del mondo. Uomo ai margini di una società nella quale non ha saputo inserirsi.
Ma in lui è sempre rimasta la bontà. È sempre rimasto il bellissimo sentimento di un uomo che si dona agli altri. “I randagi finiscono sempre con chi ne ha bisogno”. Ha portato gioia a ogni suo vicino di casa. Nei piccoli gesti, nella tenerezza di un momento di conforto, di una parola, di una dimostrazione di affetto ha trovato la realizzazione più piena di sé. E così viene ricordato, per questo suo prodigarsi nei confronti del prossimo, dell’altro.
Quando sembrava tutto finito, quando era troppo tardi anche per i rimorsi, quel randagio, quell’anziano uomo dimenticato dal mondo ha trovato una famiglia. È finito “con chi ne ha bisogno”. Come abbiamo sottolineato più volte nel corso delle recensioni di questa stagione, William ha ricevuto dalla famiglia di Randall l’amore che tanto aveva cercato, il calore di persone che lo facessero sentire a casa. Ma ha anche dato. Grazie a lui ognuno è cresciuto, ha imparato ad aprirsi all’altro e ad amare “il randagio”.
Così quell’amore per William si è trasferito a Deja, l’altra grande “randagia” di This Is Us.
Quell’amore, fino ad allora troppo chiuso all’interno delle mura domestiche, è esploso aprendosi agli ultimi, a coloro che nessuno desidera. Che nessuno accetta. Perché Deja era un’adolescente problematica e per nulla tenera. Una ragazza destinata a essere sballottata da una casa-famiglia all’altra. Ha riscoperto invece anche lei l’amore dell’accoglienza e l’affetto sincero di una famiglia.
Ma “randagi” in This Is Us sono davvero tutti i personaggi. Ognuno con i suoi dubbi, le sue angosce, le sue quotidiane difficoltà. Randagio è chi non si sente a casa, chi pensa di non aver trovato un posto nel mondo. “Randagio” è Kevin, sopraffatto da insoluti problemi d’infanzia, dalle sue difficoltà a rialzarsi, ad affrontare i problemi. Anche lui però finisce “con chi ne ha bisogno”. Non la madre, non quella Rebecca prodiga di affetto e desiderosa di nuovi ricordi con l’amato e forse un po’ trascurato figlio. No, non è lei che troverà davvero Kevin in questo episodio di This Is Us.
La casa che lo accoglie, la persona a cui darà affetto è quell’uomo troppo spesso messo ai margini, randagio anche lui in una famiglia che non l’ha mai accettato a pieno. Miguel è l’altro, il diverso, il rifiutato. I suoi disperati tentativi di essere voluto, riconosciuto e ammesso nella famiglia Pearson si scontrano con l’immagine incombente e asfissiante di un uomo che è stato elevato a Dio, di quel Jack, eroizzato da tutta la famiglia.
Miguel rischia così di essere uno scarto, un randagio.
Il suo amore per Rebecca è vero, sincero, scevro da colpe. Non avrebbe mai pensato di innamorarsi di lei, di ritrovarsi in lei. Eppure, lo ha fatto. E Rebecca con lui. Un amore maturo, “più tranquillo”, come lo definisce la donna stessa, ma ugualmente profondo e naturalissimo. Un amore percepito ingiustamente come una colpa. “Ho notato che avevi la testa sulla sua spalla e poi, appena mi hai visto arrivare ti sei, diciamo, allontanata”, afferma Kevin. Rebecca non ha mai smesso di amare l’uomo della sua vita. Ha “rinunciato alla felicità per molto, molto tempo”. Ma in Miguel ha trovato un conforto, un amico e infine una persona amata. Questo nuovo sentimento non sminuisce in alcun modo quello per Jack. Ma Rebecca, soprattutto per colpa di Kevin, si è sempre sentita colpevole. Colpevole di aver tradito la memoria di Jack e tutta la famiglia.
Kevin si accorge di questo, capisce quanto innocente e buono sia l’affetto che lega Miguel e Rebecca.
Lo capisce da quel semplice, affettuoso gesto. Da quell’appoggiarsi sulla spalla di lui. Ma se ne rende conto anche dal senso di protezione che Miguel ha nei confronti della donna. “Sono qui per proteggerla”, confessa a Kevin. “Da altre bombe che potresti lanciare o da altre colpe che le vorresti dare”. Così, Kev accetta finalmente la relazione della madre. E capisce il senso di frustrazione di quell’uomo che mai si è sentito integrato (Miguel: “Io sono suo marito”, Kevin: “Mio padre era suo marito”).
Il ricordo di Jack è un ostacolo per tanti. Lo è per Rebecca che non riesce a lasciarsi andare del tutto all’amore per Miguel. Lo è per Miguel stesso che deve costantemente confrontarsi con quel modello inarrivabile. Ma lo è anche per Kevin che non riesce a sentirsi adeguato. Che non riesce a reggere il confronto col genitore se non nel suo aspetto peggiore, in quella dipendenza dall’alcol che ne rappresentava la principale debolezza. Miguel e Kevin si scoprono randagi ma anche accolti. Si riscoprono amici.
Così anche Randall.
Il suo girovagare, la sua incapacità di confrontarsi con la difficoltà di affrontare la separazione da Deja lo portano a inseguire una donna che non esiste. Una donna di “cartone” sul murales di un palazzo. Quel viaggio però, quel vagabondare randagio gli ha restituito un’ennesima storia, un ulteriore ricordo di suo padre. Nell’amore per gli altri, nell’ostinata volontà di William di far del bene Randall ha ancora una volta riconosciuto se stesso. La sua decisione, la sua caparbietà ossessiva. In quel prodigarsi ha visto se stesso. E ha visto anche le aspirazioni di sua moglie. Gli ideali della sua famiglia.
Così compie l’ennesima scelta coraggiosa della sua vita. Decide di onorare la memoria del padre perpetrando la solidarietà del genitore. Così l’amore poetico di William per una donna dipinta si trasforma in quello concreto per una donna reale, per Beth. “Quella poesia mi ha portato direttamente dalla mia signora la quale si sveglia ogni mattina per creare posti fantastici per coloro che ne hanno bisogno”. “Voglio comprare questo edificio insieme a te, Beth. Voglio cambiare la vita di questa gente. Dar loro il confort e la dignità che meritano”.
Anche Kate è una randagia.
Anche lei come i suoi fratelli affronta difficoltà che la mettono spalle al muro. Che la fanno sentire distante da tutti. Randagia in un mondo che non l’accetta per la sua diversità. È ricaduta anche lei nel dolore, quello devastante per la perdita di un figlio che aveva imparato ad amare. Che era pronta ad accogliere. Eppure, anche lei finisce “con chi ne ha bisogno”. Scopre in Madison un’amica ma anche una persona in difficoltà. Una ragazza che si confronta ogni giorno con un grave problema alimentare, con quel terribile male che è la bulimia.
Entrambe si aprono, l’una all’altra, e si scoprono nel dolore e nelle loro difficoltà più vicine di quanto credessero. Entrambe sono vittime di loro stesse, della voce nella loro testa che le fa sentire a disagio. Sono vittime di sensi di colpa che le portano ad autodistruggersi. “Mi sentivo più a mio agio quando ero grassa perché in realtà mi piaceva essere sempre arrabbiata con me stessa”, confessa Kate. Non sarà un percorso facile, non sarà immediato. Ma entrambe possono sostenersi, possono farsi forza e scoprire dentro di loro una positività che non credevano di avere.
Anche in questo episodio This Is Us ci stupisce. Ci parla della solitudine, dell’isolamento di ogni personaggio che si sente “randagio” di fronte a una realtà ostile. Di fronte a situazioni dure e angosciose. Ma ci dà anche la risposta a queste difficoltà. Una risposta affidata all’altro, alla solidarietà e all’amore per il prossimo che unisce e ricompone ogni cosa.