“Ogni cicatrice sarà un nuovo ricordo. E alla fine quell’auto lì, quell’auto racconterà la storia della mia famiglia a chi la guiderà”
La parte più difficile dopo il lutto è tornare alla normalità. Macchiare nuovamente con la quotidianità le nostre azioni. Vorresti non doverlo fare, vorresti non doverti preoccupare di tutte le faccende più profane e consuete. Vorresti rimanere lì, col tuo dolore e fermarti soltanto. Attorno a te vedi le persone che si affrettano, la vita che continua, la normalità che non sembra venire meno. Provi un senso di distacco, di indifferenza verso quel mondo che non pare curarsi di quanto successo. This Is Us in questa splendida puntata ci mostra il volto che si nasconde dietro la morte. La difficoltà di ogni personaggio di reimmergersi nella vita.
Il ritorno alla routine è un ostacolo non soltanto perché viene a togliere spazio al tuo dolore e all’importanza della persona che si nasconde dietro quel dolore. Non è solo questo. Non tanto questo. È che in quella vita di tutti i giorni, in quel mondo insensibile che continua a girare senza la persona amata, in ogni oggetto, in ogni immagine ritrovi l’amore perduto. Lo rivedi in una tazza da viaggio. In una cravatta. In un orologio. Perfino in un’automobile.
Tornare alla vita di tutti i giorni porta con sé il peso dei ricordi, la sofferenza di rivivere ogni momento d’affetto nel vuoto del presente.
È proprio lì, in quella vita che hai dato per scontato, in quella presenza che forse fino a quel momento costituiva per te la normalità che sta la difficoltà più grande. Perché quella cravatta non potrai più fartela legare. Quell’orologio non scandirà più il tempo insieme. E su quell’automobile non potrai più farti portare. Al volante adesso devi metterti tu. Devi essere tu il conducente.
This Is Us ci catapulta in un viale doloroso di ricordi. Ogni luogo, ogni cosa evoca Jack. Tutto si lega a lui e a quello che era. Il tributo, quello più autentico e sentito, non sta in un discorso funebre ma nella memoria. In quella realtà ormai impregnata di lui. Jack rivive in tutte le persone care, nella moglie e in tutti i suoi figli attraverso le esperienze che ha vissuto con loro. Spargere le sue ceneri significa restituirlo al mondo. “Non seppellirmi. Voglio continuare a esistere all’aperto”. L’amore non può essere sepolto. Non può essere semplicemente chiuso e dimenticato. Così come il dolore. Jack merita di vivere. Merita di rivivere nell’amore, nel ricordo di quei gesti propri della sua straordinaria quotidianità.
I Pearson iniziano così il loro viaggio. Senza saperlo, senza accorgersene tornando con la mente ai momenti passati con Jack, ne assorbono l’essenza. In quella cravatta legata si scopre così l’affetto carezzevole di un padre. Il suo essere presente. E l’automobile diventa il simbolo dell’essere famiglia. Di una casa che si muove. Che continua ad andare avanti, a non arrendersi, a non immobilizzarsi. I graffi, le macchie, le ammaccature diventano così le cicatrici dolorose di un rapporto familiare in continuo divenire. Di una relazione che incontra difficoltà, ferite e dolori, ma che non si arrende. Che continua ad andare avanti.
È in quei segni, nel loro ricordo che sta la crescita. Dal dolore (pathos, in greco) nasce la saggezza (mathos).
Come disse Bob Kennedy alla morte di Martin Luther King parafrasando Eschilo: “Anche nel sonno il dolore che non dimentica cade goccia dopo goccia sul nostro cuore, finché nella nostra stessa disperazione, senza che lo vogliamo, ci perviene la saggezza, attraverso la maestosa grazia di Dio”. È in quel dolore che diventa esperienza che sta la forza del ricordo. Il ricordo felice che si macchia della sofferenza della perdita. Ma senza quell’abbandono, senza quel vuoto apparente non esisterebbe neanche la potenza della memoria. Di quel nostro cuore che sofferente ritorna al passato felice, ai fugaci istanti di un’esistenza beata.
Tutta la famiglia si lascia andare con la mente. Jack ritorna vivo e concreto nei ricordi che ha creato. Nella bontà che sopravvive a tutto. Nell’amore che si trasferisce all’altro. Per Rebecca quell’amore è tutto condensato in pochi istanti. Nel sostegno di suo marito in un momento di paura. Nel suo essere forte e rassicurante. Per Kate è in dialogo nella macchina. In un’ennesima attestazione di fiducia incondizionata che il padre le rivolge. “Tu sei Kate Pearson, ok? Qualunque cosa Kate Pearson decida di fare riesce a farla. Non dimenticarlo mai”. Quella forza Kate la ha dentro di sé ma per anni la mette da parte, in secondo piano rispetto alle sue paure. Rispetto al senso di colpa per la morte del genitore. Sarà grazie al rinnovarsi dell’amore, grazie a Toby che riuscirà a recuperare quell’insegnamento paterno.
Per Kevin e Randall il ricordo si focalizza nell’affetto di un padre che insegna ai propri figli a mettersi la cravatta e a guidare.
Ma anche in un momento meno felice, nella circostanza in cui il genitore li riprende duramente a causa dei loro litigi. “Potete decidere di aggiustare ciò che non va fra di voi, oppure non farlo. Sta a voi. E spero che lo facciate perché io e vostra madre non ci saremo per sempre. E quando non ci saremo più voi due e vostra sorella sarete gli unici al mondo che potranno guardare indietro e ricordare tutto quello che vi è successo”. Il ricordo diventa così momento di coesione, di superamento delle difficoltà, luogo in cui si concretizza la solidarietà familiare.
L’automobile in This Is Us non è altro che espressione dell’intera famiglia Pearson. Jack si occupa di ripararla, di proteggerla e portarla avanti con al fianco Rebecca. In quella macchina si concretizzano alcune delle esperienze di vita più importanti. La sua solidità, il suo procedere sicuro, la sua capienza accogliente diventa il nucleo in cui sentirsi al sicuro. In cui sentirsi protetti.
Quando Jack viene meno, la famiglia perde la sua guida, certo. Ma ha l’energia di andare avanti. Di continuare a percorrere la strada della vita. Rebecca ha la forza di guidare i suoi figli. Di recuperare quel coraggio che ha sempre avuto. Che l’ha accompagnata dal primo momento, da quando ha scelto di trasformare il dolore per la perdita di un figlio in un nuovo amore. Ecco, il meraviglioso prodigio dell’esistenza, di questa nostra vita che ci dà sempre la possibilità di crescere e imparare dal dolore. Di trasformare il limone in limonata. Ma dobbiamo volerlo. Dobbiamo avere la forza per farlo. La determinazione di chi vuole far sì che quella sofferenza non sia stata inutile. Che quella vita e quell’amore non vadano sprecati ma sopravvivano.
Se Jack continua a vivere, se davvero non finisce seppellito, è solo grazie alla sua famiglia.
A quelle persone straordinarie e coraggiose che riescono a capire che l’unica memoria autentica, l’unico ricordo vivo sta nel dimostrarsi meritevoli dell’eredità che hanno ricevuto. L’eredità dell’amore. Jack rivive così nel sostegno fraterno tra Randall e Kevin. Vive nella determinazione di Kate nel perseguire il suo sogno. Vive nell’amore di Rebecca per i suoi figli.
This Is Us ci sorprende di nuovo. Ci commuove e ci sprona alla vita. Lo fa con un episodio se possibile ancora più intenso del precedente, ancora più vivo. Perché ci mostra la quotidianità tremenda del dolore di chi sopravvive. Di chi deve fare i conti con i ricordi che si legano a ogni oggetto, a ogni luogo. Ma ci insegna anche che in quella perdita si può scoprire qualcosa. Si può crescere. Jack lo capisce, riesce a vedere avanti. “È riuscito a vedere voi tre prima che esisteste. E grazie a Dio”, afferma Rebecca. È riuscito a cogliere l’importanza di costruire una casa solida, di curarsene ogni giorno, di legarla indissolubilmente a tutti. Una casa in movimento. Un’auto che è famiglia.