ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Those About to Die!!
La distrazione: il più potente diversivo con cui, per secoli, i potenti di ogni epoca e di ogni impero hanno coperto i loro passi falsi offrendo alle folle un momentaneo palliativo. Impercettibile o maestosa, silenziosa o riconoscibile, la distrazione ottenebra per un attimo le menti e impedisce di guardare ciò che è invece visibile e sotto gli occhi di tutti. È una specie di materiale fumoso che si addensa davanti allo sguardo dello spettatore. Che gli offusca temporaneamente le facoltà cognitive, che aspira dal cono di luce quei granelli di verità che meritano di restare nell’ombra. E che gli offre uno svago temporaneo, divertente a sufficienza per impedirgli di concentrarsi su altro. Those About to Die è una specie di foglietto illustrativo su come utilizzare le distrazioni per tenere a bada la folla.
La serie Peacock è arrivata in Italia venerdì 19 luglio su Amazon Prime Video, con un giorno di ritardo rispetto al rilascio negli Stati Uniti. C’era molta attesa per il debutto dello show. Una serie tv sull’antica Roma (le 5 serie tv che ti faranno amare ancora di più Roma), con Roland Emmerich alla regia e Anthony Hopkins a guidare il cast era effettivamente una novità da non lasciarsi sfuggire in quest’estate 2024 abbastanza calda sul fronte delle serie tv. I 10 episodi di Those About to Die sono usciti quasi in contemporanea con il gran finale di The Boys, una strategia efficace per mantenere gli abbonati incollati alla piattaforma. Il titolo è balzato subito ai primi posti della Top10 dei prodotti più visti nel nostro Paese e la curiosità è giustificata dalla grande attenzione mediatica che ha preceduto il rilascio dello show.
Those About to Die è costata 140 milioni di dollari, vanta nomi di tutto rispetto nel cast e fa tornare in auge un genere televisivo che, dopo l’exploit di Rome e Spartacus, era rimasto piuttosto silente.
La storia è ambientata nell’antica Roma, in particolare nel 79 d.C., un anno particolare per la storia romana perché coincide con l’inaugurazione del Colosseo e con l’eruzione del Vesuvio che sterminò le popolazioni di Pompei ed Ercolano. Siamo in un periodo storico di relativa tranquillità. Con la morte di Nerone, qualche anno prima, si era estinta la dinastia della gens claudia. Nel 69 d.C., dopo la scomparsa dell’ultimo imperatore di sangue giulio-claudio, si aprì una lotta per la successione che portò a una cruenta guerra tra gli aspiranti al “trono”. Il 69 d.C. è conosciuto anche come l’anno dei quattro imperatori proprio perché, nel giro di pochi mesi, vennero incoronati e uccisi diversi “imperatori”. Galba, Otone e Vitelio tentarono di assurgere allo scranno più alto dell’impero, ma tutti e tre fallirono miseramente e pagarono con la vita il proprio tentativo.
L’ultimo dei quattro pretendenti, Vespasiano, riuscì invece a insediarsi col favore dell’esercito e del popolo e inaugurò un lungo periodo di pace. Con l’avvento di Vespasiano ha inizio per Roma il periodo della dinastia dei Flavi, che fu un periodo di relativa tranquillità sia sul fronte interno che su quello esterno. L’imperatore diede il via a una serie di opere pubbliche, che verranno poi ricordate per millenni dopo la sua morte, e offrì al popolo quello di cui più aveva bisogno: distrazione. Panem et circenses, qualcosa con cui tamponare momentaneamente la fame e una fonte di divertimento: era questo che, più di ogni altra cosa, anelavano i romani. O almeno, era quanto erano disposti ad accettare per dimenticarsi tutto il resto. Those About to Die è ambientata in quest’epoca storica.
Anthony Hopkins è l’imperatore Vespasiano, ormai anziano e con i giorni contati.
Accanto a lui ci sono i figli, Tito (Tom Hughes) e Domiziano (Jojo Macari), il primo, soldato che aveva sedato con successo la rivolta in Giudea, il secondo politico scaltro, abituale frequentatore di banchi di scommesse. Mentre la famiglia imperiale si adopera per far arrivare il grano nelle risaie della capitale e placare lo scontento popolare, altri personaggi si muovono sulla scena. Tenax (Iwan Rheon) è un plebeo che gestisce il giro di scommesse sulle corse al Circo Massimo. Sopravvissuto a stento all’inferno della strada, Tenax è un uomo che si è fatto da sé. Scrupoloso, avido, ambizioso e rancoroso, l’orfano arricchitosi con le scommesse è riuscito a salire i gradini della scala sociale e contratta con senatori e principi. Il suo è un lavoro sporco, fatto di fango e tranelli, di spazzatura e disonestà. Eppure Tenax è talmente bravo che lo stesso rampollo dei Flavi richiede i suoi servizi.
Those About to Die è riuscita a restituire la grandiosità delle corse del Circo Massimo. I 140 milioni di dollari spesi per finanziarie la produzione della serie sembrano del tutto giustificati quando ci passano davanti le scene ambientate all’interno del Circo. Tra i protagonisti della serie ci sono anche aurighi, stallieri e titolari delle quote. Come nelle moderne scuderie, anche ai tempi dell’antica Roma si affrontavano nelle corse squadre rivali: in Those About to Die ci sono i Rossi, i Bianchi, gli Azzurri e i Verdi. Tutti team gestiti da patrizi e senatori avidi e ambiziosi, pronti a tutto pur di accaparrarsi il miglior auriga per primeggiare nelle corse. La lotta tra fazioni è anche e prima di tutto una lotta per il potere.
Gli intrighi politici sono il pane quotidiano di una classe sociale che non si accontenta mai di quello che ha, ma mira sempre a scalare un altro gradino e ad acquisire una fetta sempre maggiore di potere.
In un circo famelico, insaziabile e miserabile, sopravvive solo chi conosce le regole del gioco e sa sfruttarle a proprio vantaggio. In questo, Those About to Die ricorda un po’ il ritmo e l’impostazione di Game of Thrones: tanti personaggi, tanti filoni narrativi e un pericolosissimo dedalo di intrighi e macchinazioni politiche per la conquista del potere. La storia personale di Tenax si intreccia con quella di una famiglia di Numidi comprati come schiavi e ansiosi di essere riscattati. Le strategie politiche di Domiziano devono fare i conti con l’ambizione delle famiglie patrizie, disposte a tutto pur di preservare le loro posizioni.
Those About to Die ci mostra la Roma dei grandi palazzi di marmo, campo di battaglia di imperatori, principi e senatori, e la Roma dei bassifondi e della strada, quella che si eccita per l’odore del sangue e che placa la propria sete solo al cospetto di un duello nell’arena. Il marmo del Senato e la sabbia del Colosseo sono i materiali con cui si è forgiata Those About to Die. Sul fatto che questa sia una produzione grandiosa non ci sono dubbi: il budget, i nomi del cast, la regia, la ricostruzione dell’ambientazione storica, costituiscono tutti validi motivi per dare una chance alla serie.
La spettacolarità delle corse al Circo Massimo e la maestosità dei combattimenti tra gladiatori all’interno dell’arena ci permettono di parlare di un prodotto televisivo di alto livello, che da questo punto di vista giustifica appieno il budget speso per metterlo su.
Anche la storia, seppur un tantino dispersiva, è una base interessante su cui costruire i personaggi e gli intrecci che li coinvolgono. Però a volte si ha l’impressione di essere finiti anche noi in quel grosso marchingegno di distrazione che ci nasconde difetti e imperfezioni e ci offre in pasto meravigliosi diversivi. La cura della scenografia, le sequenze di combattimento, i particolari dell’ambientazione coprono qualche mancanza nella sostanza della sceneggiatura e nei dialoghi, sicuramente migliorabili. Anche l’operazione Hopkins è sembrata piuttosto un diversivo: l’attore compare infatti in alcune scene iniziali e poi muore, confermando la sensazione che il suo nome sia stato speso più per attirare l’attenzione mediatica e non perché abbia dato chissà quale valore aggiunto alla serie.
Those About to Die diventa quindi maestra di distrazione: noi siamo un po’ come quegli spettatori romani affamati di azione, sangue, combattimenti e intrighi, a cui basta dare in pasto una briciola di spettacolo per accaparrarsene le simpatie e per farci dimenticare del resto. Non è però solo facciata quello che si vede nella serie Peacock, tutt’altro. Lo show, tuttavia, pur impeccabile sul piano estetico e formale, non ha ancora la postura per affiancarsi ai colossal del genere. Il finale di stagione ci ha suggerito che gli episodi appena visti possono essere solo un trampolino di lancio per nuove stagioni ancora in arrivo. Arrivati alla fine di questo primo capitolo ci sentiamo quindi di darvi un consiglio: guardate Those About to Die. È divertente, ambiziosa e spettacolare come i suoi personaggi.