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Tick, Tick… Boom! Andrew Garfield interpreta il dramma dell’artista incompreso nel nuovo musical su Netflix

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È un periodo d’oro per la carriera di Andrew Garfield. Nello stesso momento in cui al cinema contribuisce con il suo strepitoso ritorno a rendere campione di incassi Spider-Man: No Way Home, l’attore quasi quarantenne ha voluto dare prova di una gigantesca versatilità attoriale con un ruolo tutt’altro che d’azione: quello da protagonista in Tick, Tick… Boom! Da qualche giorno proprio grazie a questo film il suo nome figura tra i candidati per l’Oscar come Migliore Attore Protagonista e noi ci rendiamo conto che l’attore non avrebbe potuto prendere decisione migliore che svolgere questo ruolo.

Nonostante questo musical d’autore – scritto con tocco autobiografico a fine anni ‘80 dallo scomparso Jonathan Larson – sia meno conosciuto e più complesso del suo fratello maggiore per fama RENT, rimane amatissimo dalla nicchia di conoscitori del genere e una sfida accattivante per chi al genere volesse approcciarsi in maniera più approfondita. È così che il regista Lin-Manuel Miranda, reduce dal successo inarrestabile di Hamilton, decide di puntare su Tick, Tick… Boom! e realizzare la sua prima trasposizione cinematografica con il supporto di Netflix, dove il film è attualmente disponibile in streaming.

Tik Tik boom

Quello di mettere in scena il meta-musical di Jonathan Larson è un progetto contemporaneamente attuale e ambizioso, perché, nonostante sia passato un trentennio dalla sua stesura, le frustrazioni dei giovani artisti sono rimaste le stesse.

Tick, Tick… Boom! È una storia nella storia: quella di John, un drammaturgo Newyorkese che alla soglia dei 30 anni si trova ancora in un limbo. Quelli che per anni erano stati i suoi compagni di viaggio alla ricerca del successo artistico iniziano lentamente a mettere la testa a posto e ad impegnarsi in attività più lucrative, mentre lui sta ancora cercando di sfondare con la sua arte, pagandone tutti i costi emotivi ed economici. La crisi è in agguato, il conto delle bollette anche; tuttavia, John sente che non è il momento di demordere. Questa è la storia di John, che deve compiere 30 anni nel 1990 e che ripone la speranza di fare successo a Broadway in un workshop di presentazione del suo musical Superbia, ma ci viene raccontata da un altro John, quello che sta nel primo piano narrativo, che un discreto successo l’ha fatto, e ora ci parla delle sue difficoltà tramite un musical su un musical.

tik tik boom

Se all’incrocio di livelli narrativi aggiungiamo il fatto che Tick, Tick… Boom! della musica si serve per far parlare i personaggi il 90% del tempo – e per musica si intendono canzoni rigorosamente originali non tradotte -, capiamo quali possano essere gli ostacoli che lo dividono dal grande pubblico. D’altra parte, è stata la stessa sorte Jonathan Larson quella di non poter mai vedere riconosciuto il valore delle sue creazioni, per le quali si è aggiudicato due Tony Awards postumi. Dunque, c’era e c’è un forte rischio che questa opera segua la stessa parabola della storia che racconta.

A salvarla dall’etichetta di cervellotica, dalla declassazione a lavoro preparatorio di RENT, soccorrono in questo caso due elementi: l’attualità delle tematiche e l’interpretazione di Andrew Garfield.

Quante volte abbiamo detto e pensato che la generazione che ci ha preceduto a 30 anni aveva tutto e ora a noi tocca poco o niente? Quante volte abbiamo pensato che una volta le cose erano più facili? Sicuramente un po’ lo erano, per esempio il personaggio Michael (Robin De Jesùs) quando rinuncia alla carriera da attore lo fa per un lavoro d’ufficio ben retribuito e un attico con vista, non per essere sottopagato in un call center. Forse in questo senso è cambiato il concetto di sapersi accontentare, ma la vita di chi non rinuncia ai sogni e vuole vedere il proprio nome sotto la sua arte – vedi John che rifiuta di lavorare come pubblicitario – non è poi così diversa a distanza di tre decadi. Per l’artista non c’è un percorso prestabilito, un concorso pubblico, un posto fisso con lo scatto di carriera, l’artista è destinato a creare e sperare. “E ora cosa dovrei fare?” ,chiede John, dopo la presentazione di Superbia alla sua agente Rosa. “Inizi a scrivere il prossimo, e poi quello successivo. E così via. È questo che significa essere uno scrittore, tesoro. Continui a tirare le cose verso un muro e speri che qualcosa faccia breccia”.

Poi c’è Andrew Garfield, che ci mette l’anima e il corpo e rende questo musical il one man show che era pensato per essere. Onora con sincerità la memoria di Larson, che di autobiografico ci aveva messo molto in Tick, Tick… Boom! e per il quale il film è sostanzialmente un tributo. Si impegna visivamente ed emotivamente ad essere un uomo di teatro, scordandosi di essere su un set cinematografico e facendolo scordare anche a chi lo guarda da casa. Siamo in una platea: lo vediamo nelle sue movenze, in un’espressività che spicca rispetto a quella dei personaggi secondari e che marca la divisione del mondo ordinario da quello dei sognatori. Se non è un punto di chiusura per la carriera di Garfield – che ci auguriamo prosegua con fortuna ancora per molti anni – è sicuramente il completamento di un ciclo, al termine del quale ci fa capire che lui come attore sa essere anche questo.

PS: sì, in Tick, Tick… Boom! c’è anche Vanessa Hudgens, nessuno te lo dice prima, nessuno se lo ricorda dopo. Sta bene, sa ancora cantare, tornerà a breve in Nei panni di una principessa.

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