Tutto chiede salvezza. Anche quando pensiamo che ci stia soltanto conducendo verso l’auto-distruzione. Anche quando anneghiamo e non abbiamo il coraggio di chiedere aiuto, pensando forse di bastarci, illudendoci il più delle volte. Lo fa in modo sottile, e a volte in modo enorme. Rompendoci timpani e ossa. Siamo il risultato di tutto quel dolore che ci siamo portati dentro, che respira e vive dentro di noi, come se fosse una parte integrante del corpo. E adesso, che vive di vita propria, ha la necessità di farlo. Di chiedere salvezza alle stesse persone che lo sopportano, creano e che hanno la possibilità di distruggerlo. E’ questa possibilità, d’altronde, la luce in mezzo al buio di Tutto Chiede Salvezza 2. Una Serie Tv che ritorna sui nostri schermi Netflix per spiattellarci in faccia che la malattia mentale conserva una dignità che non può e non deve essere screditata.
Che è salda. E che chiunque, oltre la malattia, è una persona. E sbaglia, e fa cose giuste. Che merita ascolto e assistenza, e non solo confezioni di calma in comode pillole da mandar giù. Ha bisogno di una mano che si tenda nei suoi confronti, che lo aiuti a trovare ciò che ha perso o mai avuto. Perché non siamo nati felici. Siamo nati, punto e basta. Il resto lo abbiamo fatto noi, subito noi. E non sempre ha seguito le regole della quotidiana normalità. A volte ha dovuto combattere con mostri a dentri stretti.
Tutto Chiede Salvezza 2 ritorna con una nuova prospettiva, un camice stirato e una certezza: possiamo salvarci, insieme
E’ entrata nelle ossa, l’interpretazione di Drusilla. Una donna arrabbiata con la vita e con chiunque somigli a ciò che ha perso. Matilde vede in Daniele la vita che è fuggita, la serenità che ha fatto le valigie e se n’è andata. Rivede gli occhi di un dolore costante. Degli occhi che qui tornano per curarla. Ma alla vita non puoi sempre porgere la guancia. A volte hai troppo dolore dentro per accettare che qualcosa di bello possa accadere. Che qualcuno che ti ricordi il dolore possa farti del bene.
E così, Matilde ha bisogno di tempo, vivendo in un costante confine tra sopravvivenza e panico. Depressione e vita da mordere. E Daniele, dall’altro lato, non può non capire che cosa significhi questa condizione. Chiunque abbia sofferto, che conosca il modo con cui la sofferenza ti mangia lo stomaco, sa. Vede. Comprende. Empatizza. E Daniele ha fatto questo, tornando in quell’ospedale da cui è uscito con nuovo camice.
Da paziente, Daniele diventa infermiere tirocinante. Ma scopre che il dolore è lo stesso. Che non cambia in base agli stracci che indossi. Adesso è un’altra persona. Più equilibrata, oseremmo dire. Ma i demoni, quelli sì: ci sono ancora. Perché non è che si sconfiggono così, con un po’ di serenità e una fugace tranquillità. Sono astuti, loro. Aspettano che tu sia volubile e ritornano. A volte ti colgono impreparato, e altre volte invece no. Perché li stavi aspettando. Perché lo sai che quando qualcosa va troppo bene, poi la bomba esplode di nuovo. Daniele adesso è padre, ma senza Nina. Troppo diversi, volubili frangibili, si sono lasciati poco tempo l’arrivo della figlia, e adesso conducono una vita fatta di carte legali, affidamenti e processi. Nina ha intrapreso l’università e di fare l’influencer non ha più voglia. Vuole vivere una vita in cui finalmente riconoscersi, ma qualcosa continua a starle stretto.
A tutti, in Tutto Chiede Salvezza 2, qualcosa sta stretto. Ma ancora una volta, come nel caso della prima stagione, ritorna quel senso di appartenenza. Di collettività. Quella sensazione di non essere da solo che può salvarti. Perché se la accogli, e accetti di accettare, forse hai già messo le basi per qualcosa di grande. Che poi, intendiamoci, mica è semplice. Non lo è neanche così. Non è che se ti accorgi di non essere solo allora tutto si risolve. Ci devi lavorare. Impegnare. Devi volerti salvare. Affrontare ‘sti demoni, e magari presentarti con qualcuno accanto, che in due o tre si fa sempre un po’ più paura.
E quanto è bello in Tutto Chiede Salvezza vedere il modo in cui si cerca di salvarsi a vicenda. In cui si parla ad Alessandro anche se non può rispondere, perché l’importante è che ascolti. E quanto è bello ricordarci che, forse, se non crediamo di aver trovato le nostre persone va bene. Perché magari le conosceremo più avanti, in un luogo imprecisato che non avremmo mai immaginato.
E’ così che è andata per Daniele, quando nella prima stagione in quel posto spoglio non ci voleva stare e le finestre sembravano soltanto vie d’accesso per scappare, e che poi sono diventate un modo per immaginare. Immaginare una vita diversa, fatta di tutte quelle cose che in un primo momento non aveva mai visto, e che invece sono sempre state lì. Perché a volte il trucco è guardare. Perché la vita è una condanna tanto quanto un miracolo in piena regola, e il minimo che chiunque di noi possa fare è guardarsi un po’ attorno e ricordarsi per chi viva, per che cosa viva.
Tutto Chiede Salvezza 2 è una Serie Tv di cui si ha un’urgenza spropositata. Una Serie Tv che serve sia per noi stessi che per gli altri. Perché, anche ammettendo di essere le persone più risolte al mondo (e quanto ci piacerebbe), non è impossibile che non siamo in grado di guardare. Di ascoltare la voce altrui. Vedere cosa, di fronte a noi, abbia bisogno di salvezza. Perché la nostra vita non è una visione trasversale dell’intero universo. E’ un unico pezzo di vetro di un’intera vetreria. Ci sono vetri frangibili e vetri infrangibili.
E poi ce ne sono altri che sì, sono resistenti, ma neanche poi troppo. Ognuno possiede un limite differente, e tutti siamo immensamente diversi. Tutto Chiede Salvezza 2 cammina su questo filo, mostrando come la sofferenza arrivi da chiunque, ma non può vincere sempre. Ci si può unire, facendo vetro su vetro. Che ci rompa tutti, se ci riesce. Che sia adesso, il suo colpo più forte. Come se quello di prima non fosse già bastato.
Tutto Chiede Salvezza 2 riconferma così il suo alto potenziale, consacrandosi come la Serie Tv che, se ascoltata, ti mostra una via. Non ti salva, ma ti mostra cosa tu stia sottovalutando. Ti parla come se tu fossi amico suo, e avessi bisogno di una mano. E quella mano, in queste cinque puntate, arriva dritta a te. Decisa. Ti punta perfettamente, scrutando quella sofferenza che conosci solo tu, e che lei intravede. Perché guarda oltre, come ha fatto Matilde quando si è accorda che Daniele non era solo un ricordo arrabbiato della sua vita, ma una nuova luce. E lo ha fatto ancora una volta Daniele, quando ha deciso di tornare in quel posto che tanto aveva odiato, solo perché sentiva urlare. Perché tutto, ancora, chiedeva salvezza.