ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Un uomo vero, la miniserie Netflix con Jeff Daniels!!
Charlie Croker è un magnate del settore immobiliare. Robusto, sprezzante, arrogante, col ghigno di chi ce l’ha fatta stampato in viso. È sicuro di sé, spocchioso, e ha la postura degli uomini realizzati, quelli a cui ha arriso il successo e che se lo godono facendone sfoggio ad ogni occasione. Invidiato dai tanti che lo circondano. Accarezzato da chi vuole godere del calore della sua ala protettrice. Tollerato a stento dagli affetti più cari, costretti a fare i conti con i suoi numerosi difetti. È un uomo influente, ma difficilmente influenzabile. Un tipo vecchia scuola, portatore di valori superati. Rappresentante di quel conservatorismo americano che tenta di restare abbarbicato sulla cresta dell’onda, arrogante a sufficienza da credere che sia il mondo a doversi adattare a lui e non il contrario. Charlie Croker è, in definitiva, un uomo vero.
O perlomeno, quello che vorrebbe che fosse un uomo vero.
La miniserie sbarcata su Netflix il 2 maggio sta già facendo discutere negli Stati Uniti. È tratta da un romanzo di Tom Wolfe ed è stata riadattata per il piccolo schermo da David E. Kelley, che ha lavorato a legal drama e a serie di successo come Big Little Lies, The Undoing con Nicole Kidman, Nine Perfect Strangers (dove voleva andare a parare?) e Anatomia di uno scandalo e Avvocato di Difesa per Netflix. Alla regia ci sono Regina King e Thomas Schlamme, mentre il ruolo del protagonista è stato affidato a Jeff Daniels (visto anche in The Newsroom, un’unica armoniosa melodia di parole). Prima ancora di esordire sulla piattaforma, dunque, Un uomo vero aveva già tutti gli occhi puntati addosso. C’è chi l’aveva annunciata come la Succession di Netflix, chi ne ha subito tessuto le lodi. Ma i pareri della critica sono finora piuttosto contrastanti.
Un uomo vero è una miniserie in sei episodi che racconta la caduta di un big del mercato immobiliare americano. Nella prima scena lo vediamo steso a terra, privo di vita, mentre la sua stessa voce ci riporta indietro di dieci giorni e promette di raccontarci una vicenda di fallimenti e rivalsa. Un uomo vero, per definirsi tale, prima di morire deve tirare fuori gli attributi. È questa la grande convinzione di Charlie Croker. Questo il mantra che dà un senso alle sue giornate e al quale tenta di improntare tutta la sua esistenza. Icona sportiva ai tempi dell’università, uomo di successo e organizzatore di grandi party mondani, imprenditore abituato a vivere nel lusso sfrenato, Croker è l’immagine perfetta del magnate americano ricco da fare schifo.
Solo che la fortuna, ad un certo punto, sembra abbandonarlo.
Convocato dalla propria banca per una riunione apparentemente banale, Croker scopre di dover restituire qualcosa come 1 miliardo di dollari di debiti maturati. È il colpo al cuore che nessun imprenditore di successo vorrebbe mai ricevere. All’improvviso, tutto il castello in aria che Charlie si è costruito un mattone per volta rischia di crollare. Difronte ad una notizia simile, ci sono due modi di reagire: o abbandonarsi allo sconforto e attendere la fine dei giochi oppure resistere testardamente e provare ad evitare l’inevitabile. Charlie Croker, ovviamente, sceglie la seconda opzione. Troppo altezzoso per gettare la spugna, troppo arrogante per darla vinta ai suoi avversari.
Da qui in poi, Un uomo vero prova a raccontare i tentativi del protagonista di non affondare, anche quando tutto sembra perduto. Ma accanto al personaggio interpretato da Jeff Daniels, che monopolizza l’attenzione e accentra su di sé il fulcro del racconto, si muovono altri uomini, personaggi in cerca di se stessi e costretti a confrontarsi con le varie sfumature del potere. Raymond Peepgrass (Tom Pelphrey) è un legale invidioso e frustrato, dilaniato dall’ammirazione e dall’odio per Charlie Croker. La sua missione è quella di accompagnare il suo nemico nella discesa verso il fallimento. Vuole vederlo capitolare, a tutti i costi. E cercare, nella sua sconfitta, un palliativo per i suoi insuccessi.
È un personaggio quasi farsesco che, più che divertire, mette tristezza.
Dall’altro lato della barricata, a difendere gli interessi del magnate sull’orlo della bancarotta, c’è Roger White (Aml Ameen), un avvocato brillante, animato da un forte senso della giustizia, ma costretto anche lui a confrontarsi con la sporcizia di una società che tende a premiare i più ricchi invece dei più meritevoli. Nei sei episodi di Un uomo vero, Roger sembra essere costantemente alla ricerca degli stimoli che da ragazzo animavano le sue battaglie, ora sopraffatti dal suo ruolo di grigio burocrate. Accetta di difendere il compagno di una sua collega per riprovare il brivido del combattere per le cause giuste, a dispetto della assuefazione e della sterilizzazione dei sentimenti positivi.
Accanto a lui, amico sin dai tempi dell’università, c’è Wes Jordan (William Jackson Harper), il candidato sindaco di Atlanta. Si tratta di un uomo di colore che si propone come il volto nuovo della politica pronto a scardinare le vecchie incrostazioni del potere. Ma per avere la meglio in una lotta per la conquista di una carica pubblica, bisogna essere disposti a sporcarsi le mani a scendere a compromessi con se stessi. Le storie di questi uomini si intrecciano continuamente. Ciascuno di loro ha bisogno dell’altro per restare a galla. I loro destini sono legati dalla comune volontà di continuare a contare in una società che, prima o poi, presenta il conto. Anche a chi si è dimostrata in grado di sfruttarla a proprio vantaggio.
L’ultimo dei personaggi che compongono il puzzle di Un uomo vero è Conrad Hensley (Jon Michael Hill), il marito di Jill (Chanté Adams), la receptionist di fiducia dell’azienda di Croker.
Ragazzo di colore in una Atlanta in cui restano ancora i residui di una cultura razzista e fortemente conservatrice, Conrad finisce in carcere dopo aver reagito alle intimazioni di un poliziotto bianco. Pur essendo incensurato e completamente estraneo alla violenza, Conrad viene trattato alla stregua di un pericoloso criminale, mandato a scontare la detenzione preventiva in un penitenziario in cui è costretto a subire angherie e soprusi. Apparentemente distaccata dal contesto generale, la figura di Conrad ha una sua aderenza alla trama. Attraverso la storia della discesa di Charlie Croker, Un uomo vero non fa altro che raccontare le vicende di cinque personaggi all’apparenza molto distanti, ma accomunati da una complicata ricerca di se stessi in una società egocentrica, biasimevole e poco meritocratica.
La miniserie Netflix vorrebbe parlare dei tempi nostri, ma le manca lo spessore necessario per essere veramente efficace. I presupposti per diventare una Succession di Netflix potevano esserci, ma, alla prova dei fatti, Un uomo vero non è neanche lontanamente accostabile allo show HBO. Era tra le cinque serie in uscita che avrebbero dovuto spaccare, ma il risultato è modesto. Ha una trama interessante, presenta individui complessi e (a volte) farseschi e vorrebbe azzardare una critica della società attuale. Ma le basi su cui poggia la serie Netflix non sono così solide. Malgrado il soggetto estrapolato dal libro di Wolfe, malgrado la presenza di Kelley nella realizzazione del progetto e nonostante l’ottima interpretazione di Jeff Daniels, Un uomo vero è un titolo sostanzialmente dimenticabile, che non resta impresso e delude un pochettino le aspettative.