Tutti abbiamo vissuto quel drammatico momento in cui la terra sotto i piedi ha cominciato a tremare, lasciandoci vittime di un terremoto in cui ogni cosa viene frantumata, compresi noi. L’amore non conosce regole scritte, garanzie. Anche se spesso non vogliamo accettarlo, i rapporti umani non sono altro che un asfalto che, con il tempo, ha due possibilità: reggere la botta del tempo che passa, non accusando i segni delle numerose ruote dei veicoli, o rovinarsi, non garantendo così alcuna stabilità. In un modo o nell’altro, noi non saremo in grado di prevedere il futuro. Quel che accadrà all’asfalto non potremo mai saperlo. La nostra unica opzione è quella di lasciarci travolgere dagli eventi accettando l’incognita dei rapporti. Un giorno ci sveglieremo e, senza preavviso, scopriremo di avere la risposta alla domanda che per tanto tempo ci siamo posti. Scoprilo potrebbe significare la conclusione di un legame, perché forse continuare a viverlo significa non ricevere mai la risposta. Questo lo sa bene Micheal, il protagonista di Uncoupled, il nuovo dramedy targato Netflix con un Neil Patrick Harris in gran forma e, ancora una volta, pronto a stupirci con una nuova perfomanse che conferma la sua ecletticità, il suo talento nel passare da un personaggio all’altro senza mai perdere la sua firma. Da un ricco playboy, Harris è presto diventato un uomo affranto dal dolore a causa della fine della sua relazione. Un giorno, senza sapere il perché, Micheal si sveglia, e il fidanzato gli comunica che non può più star con lui. Fine dei giochi, game over. E’ il momento di farcela da solo, Micheal.
Diciassette anni insieme, e poi la bomba. Non è un banale “non ti amo più” a portare Micheal e Colin alla deriva, ma la voglia di quest’ultimo di evadere. Il primo pensiero di Micheal è chiaro, quasi immediato: ha un altro. Ma se in un primo momento questa gli sembra l’opzione peggiore, con il tempo scoprirà che in realtà non lo è. Perché Colin non lo ha lasciato per stare con un altro, lo ha lasciato perché, semplicemente, non voleva più stare con lui. Non voleva più quello che hanno sempre avuto, aveva bisogno di ripartire da sé, dalla solitudine che per diciassette anni ha tenuto lontana. Micheal, però, non la rivuole. Come un uomo innamorato e disperato, cerca in tutti i modi di capire il perché, ma tutto questo senza mai mettersi in discussione, almeno non all’inizio.
Quando veniamo lasciati tutte le nostre energie si concentrano sull’ossessione del perché l’altro ci abbia mai abbandonati, ma mai sul cosa abbiamo fatto noi. Mettersi in discussione è fondamentale per riuscire a ricominciare la propria vita da capo, e questa sarà una lezione che Micheal imparerà solo grazie al dolore che continua a stringere la morsa e a chi gli sta accanto. Anche il resto dei personaggi di Uncoupled gode infatti di una propria narrazione capace di farci stringere la mano a diversi tipi di esistenze che, però, hanno tutte una cosa in comune: i legami e i sentimenti. Tutti, all’interno della serie, hanno infatti paura di rimaner da soli, di scivolare un giorno in un burrone da cui nessuno potrà ritirarli su. In questo senso Uncoupled si è presto rivelata molto fedele alla realtà. Quando ci lasciamo i nostri amici diventano il nostro tutto, le spalle su cui piangiamo e su cui facciamo affidamento, ed è proprio questo ciò che accade a Micheal. Per ripartire da se stesso ha bisogno di un supporto e, per fortuna, questo non mancherà mai.
Ma non basta. Il supporto serve a svegliarti, tirarti giù dal letto e muovere i primi passi, poi al resto devi pensarci tu. Devi imparare a metterti in discussione, devi imparare a convivere con quella sensazione che ti suggerisce che il tuo cuore, a cui eri tanto affezionato, è stato portato via da una persona che ti ha lasciato. Micheal ci metterà un po’, ma riuscirà ad apprendere la lezione, dando vita a una rivoluzione.
Il finale di Uncoupled mischia le carte riportandole allo stato iniziale. Colin è pronto a tornare con Micheal, e sembra davvero interessato a rimettere insieme i pezzi. La palla adesso è nelle mani di chi ha sofferto e ha imparato che con il dolore si possa convivere, dettaglio che rende il cliffhanger in perfetta linea con la serie. Micheal non è più la stessa persona che Colin ha lasciato: è consapevole, ragionevole, lucida. Non si strappa più i capelli e, soprattutto, è riuscito a gustarsi la stessa solitudine che Colin ha bramato. La differenza tra i due è che quest’ultimo ha scoperto di non volerla, mentre Micheal – che la denigrava – ha compreso di saperci convivere. Questo è quello che accade quando qualcuno ci lascia andare: evolviamo. Scopriamo cose di noi che non pensavamo di possedere e, soprattutto, comprendiamo di esser forti, che quell’amore per cui avevamo giurato di morire, alla fine non ci uccide, ci fa solo male.
Per questo motivo Uncoupled riesce, con le sue otto puntate, a vincere la propria partita. La storia che racconta ci riguarda tutti, e i toni con cui lo fa la rendono una Serie Tv umana, estremamente empatica. Una di quelle che sembra guardarti negli occhi e dirti che sì, sa come ti senti. Il cliffhanger che ci è stato proposto sembra confermare a tutti gli effetti l’arrivo di una seconda stagione, e di questo non possiamo che esserne entusiasti. Tutti noi vogliamo sapere l’epilogo definitivo e, ancor di più, vogliamo scoprire altri lati di noi attraverso questo prodotto che è stato capace di rappresentarci sia nel nostro meglio che nel nostro peggio. Così fedele alla realtà, Uncoupled non ci ha dato alcun libretto di istruzioni per reagire all’abbandono. Si è limitata a descriverci senza alcuna retorica, e con una sola promessa necessaria: si ricomincia. Si ricomincia sempre. Anche quando si vorrebbe sprofondare.