A prima vista questa storia è l’opposto di una favola. È una storia che racconta di innocenza e peccato. Una storia in cui i mostri nascono sotto i ponti, in cui ragazzi come tanti altri crescono e muoiono. È una storia che racconta di ragazze punite per il loro egoismo, o per nessuna ragione. Si apre con queste parole la nuova miniserie Under the Bridge, uscita il 10 luglio su Disney+, che racconta dell’orrore avvenuto a Saanich, Columbia Britannica. Un orrore che affonda le sue radici nella realtà, poiché racconta del terribile omicidio della quattordicenne Reena Virk, avvenuto nel 1997 (qui altre storie crime tratte da terribili storie vere).
Una storia che sembra somigliare alle tante che ormai, tristemente, siamo abituati a vedere e a sentire. Eppure il caso di Reena raccontato in Under the Bridge riesce ad aggiungere orrore all’orrore, oltre a rabbia, sgomento e un profondo senso di ingiustizia. Ma facciamo un passo indietro.
Di cosa parla Under the Bridge
La scomparsa di una ragazzina di quattordici anni sconvolge la placida esistenza di una cittadina di provincia nel 1997. Un evento che si rivela essere solo la punta dell’iceberg e che scoperchia il vaso di Pandora, rivelando il lato oscuro delle periferie di quel piccolo sobborgo. Questa terribile storia è basata sul libro-inchiesta della scrittrice Rebecca Godfrey, che è stata testimone diretta dell’indagine e dei conseguenti processi. Reena Virk era una ragazza come tante, cresciuta tra le “regole” dettate dai suoi genitori, testimoni di Geova di origine indiana, e le tante rigide imposizioni della società anni ’90 (qui le migliori miniserie tratte da storie vere).
Per Reena tutto cambia quando viene accettata da un gruppo di adolescenti che godono di una certa popolarità tra i ragazzi della loro età. Josephine, la leader, Kelly, suo braccio destro, e Dusty. Josephine e Dusty vivono in affidamento in una casa famiglia, entrambe con un passato violento e burrascoso alle spalle. Reena molto presto scopre che Josephine e le altre ragazze sono crudeli e vendicative, delle bulle che si divertono a maltrattare i più deboli, specialmente lei. Reena, respinta e maltrattata per l’ultima volta da Josephine, deciderà di vendicarsi spargendo malelingue su di lei. La vendetta della gang di ragazzine si spingerà, tragicamente, troppo oltre. Sotto il ponte si consumerà una tragedia immane, e le vite di moltissimi ragazzi cambieranno per sempre. Reena Virk verrà brutalmente seviziata e uccisa, e il suo corpo verrà trovato solo otto giorni dopo la sua scomparsa.
Una storia di orrore come tante altre, ma che non smettono mai di sorprenderci e di colpirci violentemente nell’intimo. Under the Bridge cerca di indagare le radici del male: un male che nasce dalla noia e dal grigiore della vita di provincia, da adolescenti annoiati che cercano di riempire il vuoto delle loro esistenze. Sono ragazzini che si atteggiano da gangster e che idolatrano criminali come John Gotti. Ragazzi che ricorrono alla violenza come se fosse l’unica risposta sensata alla monotonia delle loro giornate. Adolescenti che cercano modi contorti per far del male agli altri, che si picchiano selvaggiamente, che umiliano e opprimono quelli più deboli. Sono ragazzini, che agiscono come un branco feroce e che credono che la vita criminale sia quanto più in alto possano aspirare. Under the Bridge racconta di cattiveria e malvagità che non hanno senso.
La serie non si focalizza solo sul lato investigativo del caso, ma anche sull’agghiacciante ritratto sociologico di una gioventù perduta.
Una gioventù che conosce e comunica solo violenza, che sfoga le sue frustrazioni sui più deboli per un malato e ingiustificato senso di onnipontenza. Emblematico è il rapporto che Rebecca (Riley Keough) crea con Warren Glowatski (interpretato da Javon Walton), uno dei carnefici di Reena. In Warren la donna rivede l’animo gentile e sensibile del fratello morto suicida. È in questo modo che la serie focalizza l’attenzione sul drammatico modo in cui sono le vittime che creano altre vittime. Ecco, quindi, che si cerca in qualche modo di mostrare comprensione ed empatia verso alcuni dei colpevoli. Dimostrando che, sotto la superficie, non sono altro che ragazzini. Ragazzi troppo giovani per aver commesso il più atroce dei crimini, in modo insipegabile e immotivato. Ma è questo quello che spaventa più di ogni altra cosa.
Una parte rilevante della serie viene dedicata anche al racconto della vita di Reena, perché purtroppo ricordiamo sempre i carnefici e troppo poco le vittime. Scopriamo quindi che Reena era una ragazza alle prese con i tipici problemi dell’adolescenza: l’aspetto fisico, il rapporto con i genitori, la difficoltà di creare legami. Era una ragazza sola e incompresa, con la tipica voglia di mangiarsi il mondo, proprio di quell’età. Eppure, come purtroppo spesso accade, la sua vita viene segnata dalle amicizie sbagliate. Dimentichiamo troppo presto quanto si è fragili e vulnerabili a quattordici anni, e di quanto sia facile sbagliare pensando che le conseguenze non ci potranno mai sfiorare.
Under the Bridge è una serie cruda e agghiacciante, che fa arrabbiare e lascia un grandissimo senso di impotenza.
Una serie che ci fa riflettere sulle terribili conseguenze che ogni piccola azione comporta, e di come un solo gesto può cambiare per sempre la vita di una persona. Ma ci fa anche riflettere sulla possibilità di redenzione di alcuni ragazzi e sulla possibilità di non giudicarli solo attraverso un gesto sbagliato, per quanto disumano.