*Attenzione: questo articolo contiene spoiler dell’episodio 6×10 di Vikings.
Dunque ci siamo. Siamo giunti al termine di questa prima mid-season della sesta e ultima stagione di Vikings con un finale che forse nessuno si sarebbe aspettato. Con un inizio piuttosto sottotono, l’episodio risale negli ultimi trenta minuti per poi culminare con un colpo di scena assolutamente spiazzante.
La primavera è alle porte, e con essa i russi non tarderanno a giungere sulle coste della Scandinavia. Bjorn ne è consapevole e abbandona ancora una volta le difese di Kattegat per scendere a compromessi con Re Harald. Al cospetto del re di Norvegia, tuttavia, la Corazza si rende conto di quanto il resto dei governatori scandinavi sottovalutino il pericolo in agguato. O di quanto – nonostante ciò – nessuno di essi sia disposto a rispondere alle chiamate di Harald come un qualunque vassallo.
Risuona dunque in questo episodio l’eco della saggezza quasi veggente di Re Olaf, quando all’inizio di questa stagione di Vikings ritenne necessario per il paese l’elezione di un re che fungesse da protettore universale della Norvegia.
È proprio l’uomo a ricordare dunque ad Harald che è il momento di mostrare il perchè porti quella corona sulla testa. E lo fa con un tono che sfida la spocchia di colui che ha conquistato il trono con promesse e sotterfugi meramente per soddisfare l’ambizione di una vita. Infatti appare chiaro già in fase di preparazione della strategia di come la leadership di Re Harald non goda di ampi consensi. I numeri sono insufficienti a contrastare l’invasione e Bjorn si ritrova a dover mandare messaggi ai re che supportarono lui durante l’elezione nella speranza di un supporto maggiore.
In tutto ciò l’approfondimento psicologico del personaggio di Harald risulta essere una delle cose meglio gestite in questo episodio di Vikings. Harald Finehair si conferma ancora una volta un uomo prigioniero delle proprie passioni e ambizioni, di una profonda gelosia per la stirpe di Ragnar (e in particolar modo di Bjorn), incapace di accettare i propri limiti e di misurare le proprie scelte e concentrato sul disegno di un futuro che aveva immaginato per sé stesso in un certo modo, senza accettare variazioni.
Al contempo non è tuttavia migliore la sorte di Bjorn, che vede il suo mondo continuare inesorabilmente a sgretolarsi.
Così nel giro di poche transizioni assistiamo allo struggente – per quanto prevedibile – aborto di Gunnhild e al terribile stupro di Ingrid da parte di Re Harald. Due eventi che tendono a rimarcare la cattiva stella che illumina la sorte della Corazza fin dall’inizio di questa stagione. E che non si affievolisce nemmeno in questo finale in cui lo vediamo spegnersi man mano sopraffatto dalla presa di coscienza sempre maggiore dell’abbandono dei suoi dei.
Qualcosa che non manca di sottolineare un personaggio che non avremmo mai creduto di rivedere accanto a Bjorn: Ivar. Durante questo finale di Vikings è proprio lui a giocare un ruolo fondamentale tra strategie e incontri segreti del tutto inaspettati. Dapprima uno che chiaramente non prevedeva neanche lui. Ossia quello con una Katya nuda e sensuale pronta a donarsi al Senz’ossa.
Dunque, dopo aver svelato nello scorso episodio l’arcano dietro l’incredibile somiglianza tra lei e la defunta moglie di Ivar, la donna svela anche la sua posizione sulla scacchiera di questa guerra. O almeno così lascia credere ad Ivar e, in un primo momento, anche a noi. Infatti se al vichingo Katya si mostra come la sua ennesima alleata all’interno della famiglia di Oleg, a noi rivela con uno sguardo la realtà delle sue intenzioni. Ossia fungere da spia per conto del marito per capire le reali intenzioni di Ivar. Una dinamica che avrà sicuramente grande rilievo nella prossima mid-season di Vikings.
Intanto le missioni di ricognizione dei russi hanno avuto successo. L’ovvia conoscenza di Ivar del territorio fa il resto. Ha così spazio la spiegazione della strategia militare pensata dal Senz’Ossa, che ci viene raccontata con una scelta non nuova in Vikings.
L’esposizione del piano infatti è affiancata e sovrapposta alla battaglia stessa. Dunque, mentre Ivar spiega le sue tattiche, vediamo anche l’arrivo dei russi sulla spiaggia norvegese e il loro scontro con le varie truppe norrene. Una tecnica narrativa intensa e avvincente che mischia le linee narrative confondendoci su ciò cui stiamo assistendo. Una sovrapposizione che si intensifica con l’aggiunta dell’inaspettato incontro sulla spiaggia norvegese tra Ivar e Bjorn, nucleo emotivo di questo finale.
La struttura dell’episodio rende un po’ incerta la comprensione in merito a se questo incontro sia accaduto davvero o si tratti di un escamotage narrativo per raccontare il punto di vista di entrambi. Tuttavia è plausibile pensare che l’incontro sia avvenuto durante una delle missioni di ricognizione guidate da Ivar. Specie dal momento in cui la sceneggiatura ha reso possibile la riconciliazione con Hvitserk.
Il confronto pacato tra Ivar e Bjorn carica di maggiore intensità uno scontro che contrappone più due fedi religiose che gli uomini coinvolti. È singolare che, mentre Bjorn sostenga di aver portato avanti l’eredità di suo padre, Ivar, a capo di un esercito cristiano, sostenga come quell’eredità sia più al sicuro con lui.
Sappiamo quanto il dubbio spirituale, la curiosità e l’esplorazione della fede cristiana fossero caratteristiche fondamentali di Ragnar e di tutta Vikings.
È possibile dunque che il confronto tra Bjorn e Ivar voglia suggerire l’idea di un tramonto della cultura norrena sempre più vicino. Qualcosa che forse lo stesso Ragnar sapeva sarebbe accaduto prima o poi. Ma che risponde tuttavia a una dinamica che difficilmente avremmo associato a Ivar, il figlio che Aslaug affidò a Floki perché gli insegnasse la fedeltà ai loro dei. E anche nello scorso episodio Ivar non sembrava molto eccitato al prendere coscienza della volontà di Oleg di porre fine al paganesimo.
Tutti questi elementi fanno pensare in più di un momento a un accordo segreto tra Bjorn e Ivar che non avevamo messo in conto. La sovrapposizione del loro confronto ai flashback che raccontano la strategia d’attacco di Ivar dà quasi l’idea di un attacco studiato per favorire la vittoria dei norreni sui russi. Possibilmente al fine di detronizzare Oleg e tornare in Scandinavia non da nemico.
Anche il duello tra Gunnhild e Oleg, in cui Ivar evita – nonostante la ghiotta occasione – di infierire sulla donna, rinforza quest’idea. Fino a quando non vediamo Bjorn sedere su un tappeto di corpi morti in riva al mare. Prima con Ivar, poi solo, nel presente, sconfitto e affranto dall’inevitabilità di quanto sta accadendo. Una visione che ci rimanda al tappeto di morti visto dallo stesso Bjorn subito dopo aver riconquistato Kattegat nella scorsa stagione.
Una visione inquietante, che oscurava la celebrazione della vittoria appena conquistata sposandosi con l’oscuro presagio del veggente: la guerra non è ancora finita.
Dunque questa sembra essere l’ultima fase di una guerra più ampia iniziata probabilmente con la morte di Ragnar. Quella che tante sventure avrebbe portato con sé, come predetto. Quella che capovolge i ruoli tra norreni e cristiani mettendo i primi sotto attacco. Che rimanda al tramonto della loro cultura in favore di una più larga espansione del Cristianesimo nell’Europa medievale.
Quel che è certo è che si tratta di un momento fondamentale per la cultura protagonista di Vikings, come testimoniato anche dalla linea narrativa di Ubbe e della colonia islandese: l’uomo si avvia ormai verso nuove scoperte. E intanto questa mid-season si conclude nella totale assenza di Floki. Una piega che accresce il dubbio della sua morte durante il crollo della caverna alla fine della scorsa stagione. Una scena che a questo punto della storia di Vikings acquista un maggiore simbolismo. Un difensore della fede norrena sommerso dalla ferocia della natura dopo aver scoperto una croce cristiana.
In tutto questo, il dubbio di un accordo segreto tra Ivar e Bjorn sembra dissolversi col più incredibile dei colpi di scena: Ivar che trafigge Bjorn su quella stessa spiaggia che aveva visto il loro confronto.
Sembra finire l’era di un Bjorn intoccabile, ribattezzato Ironside da suo padre per esser sopravvissuto a incredibili battaglie. E sembra esser giunta alla fine una lunga epoca di favore da parte degli dei al figlio maggiore di Ragnar. Finisce con qualcosa che non vedevamo dai tempi dell’assalto di Parigi, ovvero la caduta di Bjorn sotto il colpo di una lama. Si conclude così questo prologo a quella che sarà la battaglia finale di Vikings.
Con un Bjorn gravemente ferito sul campo di battaglia, ma ancora in vita. Verrebbe da pensare dunque a una inesorabile fine della Corazza. Con i frame che vedono Oleg, Ivar, Hvitserk e l’armata russa festeggiare. Eppure è interessante notare la scelta degli autori di mostrare un’ultima immagine di Bjorn ancora in vita.
È dunque davvero finita qui per Bjorn Ironside e per la sua stirpe? Se così fosse allora sarebbe interessante pensare alle linee narrative al centro della seconda mid-season della sesta stagione. Se invece Bjorn dovesse ancora essere vivo, come crediamo, allora resta da vedere come reagirà l’uomo a una situazione disperata per quelli che potrebbero essere gli ultimi vichinghi di Norvegia.