La glaciale e sanguinaria Kattegat non conosce il vocabolo ‘tranquillità‘. Vikings l’ha già insegnato in passato: la città dell’eterno Ragnar rivive ciclicamente un bagno di sangue ogni qualvolta che la gran parte dell’esercito vira verso altri lidi. La lezione degli episodi conclusivi è univoca e perentoria:
Il potere è sempre instabile, la rivalsa è sempre insaziabile.
La pianificazione di Harald ed Egil sta per divenire concreta, prendersi Kattegat per poi essere padroni di tutto. Egil rischia di simboleggiare il mero strumento dell’ambizione dei fratelli, e l’episodio lo conferma a pieno.
La pace non appartiene a Kattegat, e nell’ep 4×19 vi è un’ennesima, grande ed esplicita conferma.
La regina Lagertha è la dominatrice incontrastata, Aslaug, a differenza dell’amato Ragnar, non rappresenta quel classico spettro che tormenta i sensi i colpa e agita le notti. Lagertha è fortemente impegnata a difendere la sua Kattegat, prima che venga nuovamente messa a ferro e fuoco da qualche Conte che vuole divenire Re, da qualche fratello che approfitta di una decisiva assenza per far scaturire i suoi istinti da dominatore.
Egil il Bastardo è stato sedotto dalla tenacia e ambizione di Harald e fratello. Lagertha riesce a tutelare Kattegat e a catturare Egil. Il fuoco della battaglia muta nel vero fuoco, l’uomo arde come una fiera incatenata e rivela alla regina la macchinazione di Harald.
L’azione si sposta nel Wessex, Bjorn è l’archetipo dei Ragnarsson e deve destreggiarsi in logiche da leader che il buon Ivar fronteggia e fiacca di continuo. Bjorn-Ivar si stimano ma ambedue sentono di essere i prescelti del defunto Ragnar e sanno di rappresentare la nuova dicotomia tra gli attuali personaggi del dramma.
Il penultimo episodio vede Ivar-Senz’ossa vestire i panni dello stratega. Re Aelle viene adescato nella trappola e la tortura crudele e brutale dell’aquila di sangue rappresenta tutto il sapore della vendetta norrena. Ragnar non viene vendicato solo dai suoi figli, ma dal suo intero popolo.
Re Aelle comprende a sue spese la metafora dei cinghiali grugnenti
La truppa difensiva di Aethulwulf, viene fiaccata e disorientata dallo stratega Ivar. Il penultimo episodio si chiude con un immenso cerchio di Vichinghi che hanno oramai stanato la loro ambita preda.
Il figlio di Ecbert guida la ritirata e rientra da suo padre, ora bisogna predisporre la totale ritirata e mettere in salvo gli anziani, le donne e i piccoli innocenti. Ecbert decide di restare da solo, ma il vescovo decide di non abbandonarlo.
I Ragnarsson e la ‘grande armata’ hanno varcato la soglia, i Vichinghi iniziano a mettere da parte oggetti di valore e a distruggere le antiche pergamene di Ecbert. Defraudare e distruggere, sporcare e incendiare, molte storie cristiane hanno da sempre riportato tale famigerato modus operandi di stampo norreno.
La ragione e l’intuizione intellettuale è sepolta da istinto animale e cieca rabbia.
Ecbert non riesce a tollerare la distruzione della memoria cristiana e delle sue amate pergamene, l’anziano Re esce allo scoperto. Bjorn è sorpreso dalla visione e con i fratelli deciderà della sorte (già comunque scritta) del buon Ecbert. Ivar vuole ucciderlo quanto prima utilizzando la stessa insana metodologia adoperata da Bjorn con Aelle, Sigurd si veste da paradosso sostenendo la tesi dell’odiato Ivar, Ubbe vuole temporeggiare come Bjorn.
Fianco di Ferro decide di non replicare la crudeltà.
Dopo un accordo con i Ecbert sulla legittimità vichinga degli insediamenti e terre nel Wessex, Bjorn decide di non uccidere il Re. Sarà egli stesso a scegliere la sua morte. Floki nel frattempo perde l’amata Helga, che muore per mano della figlia adottiva sopraffatta da un raptus di follia. Vikings negli ultimi due episodi perde due figure femminili chiave: Helga (Maude Hirst) e Torvi (Georgia Hirst), sorelle attrici nonchè figlie del creatore della serie Michael Hirst.
La grande armata brinda al successo, ma la rivalsa e la ferocia vichinga trova spunti anche nei momenti più innocui e placidi.
Ivar e Sigurd continuano a sfidarsi, uno rimprovera l’inefficacia decisionale, l’altro sottolinea la non virilità del malcapitato e orgoglioso senz’ossa. Il fratricidio tanto atteso si avvicina, ma al contempo va catalogato come un vero e proprio ‘colpo di scena’.
Ivar impugna l’ascia e uccide Sigurd… e lo spettatore, in tutta franchezza, non è poi così tanto dispiaciuto.
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