Vikings non dà alcuna tregua emotiva, superandosi di episodio in episodio. Sarà una cantilena stucchevole e monotona, ma il gentile lettore non ci ammonirà, sa che è proprio così.
Il binomio Floki-Ivar segue con costanza quel percorso imprevedibile, quel binario della lucida follia, dell’ambizione e del sogno. Qualcosa di sempre più concreto, e sempre meno utopico, per il buon Ivar. La mente e l’arte di Floki donano ad Ivar-Senz’ossa lo strumento per l’ars pugnandi. Quelle gambe che lo fanno strisciare da sempre, divengono ora un sublime strumento di guerra grazie all’ennesima intuizione di un immenso Floki in cabina di regia. Un vero artista sublime, prima che costruttore eccelso.
“Ecco le tue gambe. Le tue ali”
Ivar ha tre conti in sospeso e quella natura maligna, il Wessex traditore e una donna guerriero, finiranno probabilmente col pagarlo.
Ivar scriverà la storia del suo popolo dopo la dipartita di Ragnar. Ivar prospetta ai fratelli, con l’incipit di Sigurd, la nascita di una grande armata. Qualcosa avente una doppia grandezza rispetto all’esercito che Ragnar riuscì a condurre in Francia.
“La solita voce della ragione“, nell’ep 4×17 di Vikings, non va assolutamente ascoltata.
Floki dà una lezione di umanità con l’aiuto donato ad Ivar ed una lezione storica a Bjorn. Bjorn dopo la razzia ad Algeciras in terre ispaniche, lascia ritornare Rollo dalla sua famiglia parigina. “Avresti dovuto ucciderlo quando ne avevi occasione“. Bjorn è un po’ stranito dall’affermazione in questo frangente; Ragnar è ormai morto, Rollo sarà pur sempre il traditore per antonomasia del mondo nordico, ma ha perlomeno garantito il passaggio per la Francia. L’indovino qualche stagione fa lo predisse, Floki sviscera interamente questa sensazione premonitrice:
“Ho la brutta sensazione che egli conquisterà più fama di chiunque tra voi”
Ma qualcosa nella caotica e sanguinaria Kattegat, deve essere sistemata. Nessuna figura è più idonea di Bjorn, che più che essere il fianco di ferro o la corazza, in questo episodio, rappresenta l’equilibratore. Bjorn-l’equilibratore deve destreggiarsi tra i sentimenti opposti e un’abilità diplomatica da sempre poco attinente allo spirito vichingo, in quel di Kattegat. Il suo amore per una madre da proteggere, la stima ed il rispetto per i suoi fratelli, quella vendetta consumata o da placarsi che ruota attorno al nome di Aslaug. Ma Bjorn detta la via ai fratelli:
“Capisco che vogliate la vostra vendetta. Ma vendicare Ragnar, è ora più importante“
Vikings regala il suo momento più bello nel finale d’episodio. Floki porta in spalla Ivar, ricordando Ragnar con suo figlio nel Wessex. Addio a quell’urlo nero intriso di rabbia e dolore del precedente episodio. Addio alla amorevole compassione di Aslaug, addio alle meschine logiche della natura. Ivar, in nome di suo padre Ragnar ed in nome di Odino, dichiara guerra all’intero mondo.
L’urlo della gioia, l’urlo della battaglia, l’urlo liberatorio.