We The People – Alla scoperta della democrazia americana è una delle novità proposte da Netflix per il mese di luglio. Si tratta di dieci video musicali, brevissimi e dinamici, che si pongono l’obiettivo di dare delle piccole lezioni di democrazia. Pensata per i più giovani, questa serie vede coinvolti nel progetto numerosi artisti, che hanno partecipato con testi inediti, amalgamati e impreziositi dalla creatività di Chris Nee, l’ideatrice della serie, da sempre impegnata nella realizzazione di prodotti per bambini e ragazzi (Doc McStuffins è una sua creatura). A fare da grande sponsor al progetto sono però due nomi pesanti della scena pubblica americana: Michelle e Barack Obama. L’ex Presidente USA, infatti, insieme a sua moglie, ha deciso di contribuire alla produzione di We The People, affiancato da Kenya Barris, il creatore di Black-ish.
Gli ex inquilini della Casa Bianca, proprietari di una casa di produzione, la Higher Ground, hanno stipulato con Netflix un contratto che li vedrà protagonisti della produzione di altri progetti. In cantiere ci sono quasi una decina di titoli, tra serie tv, documentari e film. Centrali saranno le tematiche sociali, i diritti civili, storie di emancipazione e progetti di sensibilizzazione verso tematiche particolarmente sentite dagli Obama, come i diritti delle comunità afroamericane, l’educazione alimentare e tanto altro ancora. We The People rientra a pieno titolo tra i progetti sponsorizzati dall’ex Presidente e dalla first lady:
Trattando i temi della razza e delle classi sociali, della democrazia e dei diritti civili e molto altro, crediamo che queste produzioni non forniranno solo intrattenimento, ma aiuteranno tutti noi a educarci, connetterci e ispirarci.
È quello che tenta di fare We The People – Alla scoperta della democrazia americana, con un formato iper leggero e agevole, elastico, poco impegnativo. La serie debutta non a caso il 4 luglio, giorno della Festa dell’Indipendenza americana. Ed è proprio alle prime parole della Costituzione USA che trae ispirazione il titolo del progetto, quel “We The People…” che è alla base della democrazia americana. I mini-episodi sono dieci, tutti della durata di 4-5 minuti. È una serie che si manda giù in meno di un’ora e che, per ogni video, vede coinvolto un artista diverso. Le animazioni sono molto dinamiche e colorate, puntano a liberare energia e, allo stesso tempo, a far riflettere sul significato del testo e delle immagini. Lo stile non è lo stesso per tutti gli episodi: si passa da ambientazioni più surreali, quasi oniriche, ad altre più reali e maneggevoli. È tutta una grande esplosione di colori, di note musicali, di concetti che, anche graficamente, si rincorrono sullo schermo conferendo al progetto grande vivacità e forza.
We The People vuole essere un breve corso sulla democrazia americana in cui didattica e intrattenimento si combinano alla perfezione.
Dieci pillole di educazione civica che mirano a chiarire il significato di alcune espressioni e la funzionalità di organi costituzionali. E che, soprattutto, spingono a sentirsi parte di una comunità, quella appunto del popolo – We The People – che si impegna a partecipare alla vita democratica del Paese. La prima lezione è sulla cittadinanza attiva e si sviluppa sulle note di un brano di H.E.R. Change è la parola che risuona più di frequente ed è il messaggio che l’episodio vuole lanciare: cambiare se stessi, avere il coraggio di mettersi in gioco, per poter cambiare anche il mondo in cui viviamo. Solo così il colore delle città, dal grigio spento della nostra indifferenza, potrà virare verso tonalità più accese, più vivaci. Ci sono poi passaggi più tecnici: il Bill of Rights che “non è perfetto ma finora ha funzionato bene”, le tasse spiegate attraverso il rap di Cordae, la separazione dei poteri, la differenza tra potere statale e federale, che incitano ad agire “uniti, come una squadra”, l’importanza delle corti di giustizia e delle leggi, che regolamentano gran parte della nostra quotidianità, anche nei dettagli apparentemente più insignificanti e intangibili.
Uno dei video più belli è quello sul primo emendamento, sulle note di Brandi Carlile, che è poi un messaggio ai giovani, ai quali We The People si rivolge: dite sempre quello che pensate, nessuno può zittire le masse. Insieme, con la forza delle proprie idee, si possono scavalcare anche i muri più insormontabili. C’è poi il tema dell’immigrazione, argomento scottante anche nelle ultime presidenziali, presentato attraverso una canzone di Bebe Rexha. È una sorta di balletto nel quale i personaggi, ciascuno proveniente da un posto diverso del mondo, si passano la bandierina a stelle e strisce. Il messaggio è che tutti siamo immigrati – e lo dimostrano personaggi famosi che hanno ottenuto la cittadinanza americana pur essendo nati altrove -, tutti siamo parte dello stesso firmamento e ognuno contribuisce a tenere in piedi quelle stelle su cui la bandiera americana si fonda. C’è una grande affinità con il pensiero più progressista d’America, lontano dalle ideologie che hanno ispirato le proteste di Capitol Hill dello scorso gennaio.
We The People va in una direzione: quella del popolo, che deve essere parte integrante del sistema, contribuendo a migliorarlo e a fare degli Stati Uniti una grande nazione libera.
La penultima clip ci avvicina a toni un po’ più amari, ma il messaggio di fondo è sempre lo stesso: è attraverso le difficoltà che il popolo diventa più forte. E ci prepara sostanzialmente per la chiusura finale, dove il ritmo rallenta, le tonalità si fanno più tenui e a gestire la narrazione non sono più le canzoni degli artisti, ma le parole di Amanda Gorman, la giovane poetessa che Joe Biden ha voluto alla sua cerimonia di insediamento e che nelle sue poesie ha affrontato con grande sensibilità i temi dell’oppressione, del razzismo, del femminismo, della lotta all’emarginazione e così via. Alle sue parole è affidato l’epilogo di We The People, che ci riporta immediatamente con la mente all’ultimo anno appena vissuto e che parla agli americani così come al resto degli abitanti del pianeta: “Pensavo che mi sarei svegliata in un mondo a lutto e sofferente, ma c’è qualcosa di diverso in questo mattino splendente”, dice la poetessa mentre le immagini di persone che indossano le mascherine scorrono sullo schermo. “Anche se potremmo sentirci piccoli, divisi e tutti soli, la nostra gente non è mai stata così unita. La domanda non è se a questo ignoto sopravviveremo, ma come, insieme, ce la faremo”. Quest’ultima clip ci mostra come è attraverso l’oscurità che si può scorgere la luce, come è dopo la tempesta che si può ritrovare la calma. E si chiude con l’immagine animata del discorso che proprio la Gorman fece all’inauguration day a Washington.
Un forte messaggio civico – e anche politico – che vuole essere trasmesso con leggerezza e positività. Il tono è un po’ utopistico, ma perfettamente in linea con la retorica che caratterizza il dibattito politico negli Stati Uniti. We The People è una serie che parla a chi la guarda, un messaggio che più che dare nozioni vuole fornire gli strumenti per risvegliare le coscienze e invitare tutti a sentirsi parte del sistema democratico del Paese. In patria potrà essere sicuramente più digeribile che altrove, ma l’insegnamento che vuole lasciare può considerarsi universale.