ATTENZIONE ATTENZIONE: questo articolo include diversi SPOILER sul film WICKED – PARTE 1, attualmente nelle sale
È arrivato giovedì nelle sale italiane Wicked – Parte 1, ovvero la prima parte del film tratto dall’omonimo musical di Broadway (a sua volta tratto dal libro di Gregory Maguire del 1995). Una prima parte che, a conti fatti, corrisponde al primo atto dello spettacolo, e anche per la seconda c’è da attendere poco, almeno relativamente: tra un anno esatto saremo di nuovo in sala per Wicked – Parte 2.
Dopo aver visto il primo capitolo lo possiamo dire con certezza: le aspettative per la seconda parte sono, se possibile, ancora più alte. Per i cosiddetti “theatre kids”, ovvero gli amanti del teatro e del musical, Wicked era atteso più del Natale. Considerato l’amore viscerale verso la storia, non posso negare di aver avuto molte riserve, dal casting al possibile adattamento. Tutti dubbi che sono svaniti con il primo frame comparso sul grande schermo.
La storia di Elphaba e Glinda, rispettivamente la perfida Strega dell’Ovest e la Straga buona del Nord, è molto più di una semplice storia d’amicizia, e il film stesso, come spesso accade, si fa portatore di messaggi sociali importanti e attualissimi. Il mondo di Oz è più complesso di come ci appare, e tutta la storia in realtà parte da una domanda apparentemente innocente: le persone nascono malvagie?
Si nasce malvagi o lo si diventa?
Non sono stata del tutto onesta: la storia di Wicked nasce in realtà da un’altra domanda: “Glinda, è vero che eravate amiche?”. La domanda arriva da una dei Mastichini alla strega del nord giunta ad annunciare la morte della strega dell’ovest. Da qui si sviluppa l’intero film, durante cui si conoscono i dettagli sull’infanzia di Elphaba, i suoi rapporti con la famiglia, il suo arrivo all’università Shiz e la nascita della sua amicizia con Glinda (all’epoca Galinda). Il tutto fino ad arrivare al suo incontro con il grande Mago di Oz, che cambierà tutte le carte in tavola.
Se guardiamo semplicemente la pellicola rispondere alla domanda è piuttosto semplice: no, la gente non nasce malvagia ma lo diventa. E considerando la storia di Elphaba è quanto mai difficile non provare empatia nei suoi confronti. Nasce con la pelle verde a causa della relazione extraconiugale di sua madre (che morirà dopo la morte di sua sorella, Nessarose, paraplegica dalla nascita), viene disprezzata da suo padre, sua sorella di vergogna di lei e da tutta la vita viene presa in giro per il suo aspetto.
Inutile dire che tutti questi aspetti conducono a un’immagine di isolamento sociale importante, che si rafforza ulteriormente nel momento in cui si introduce la realtà degli animali parlanti. A Oz gli animali hanno sempre vissuto insieme agli umani, ed è grazie a questa convivenza se hanno la possibilità di esprimersi e parlare. Non solo: gli animali possono insegnare, come dimostra il Dottor Dillamond all’università Shiz. Negli ultimi anni, però, questa integrazione è venuta sempre più a mancare, e si è venuto a sviluppare un totale allontanamento degli animali dalla società.
No One Mourns The Wicked
Risulta quindi evidente e comprensibile perché Elphaba si senta in forte relazione con questa problematica. Un personaggio come il suo non è malvagio, anzi, al contrario. Semmai è la realtà intorno a lei ad essere ingiusta, e le sue azioni sono solo una conseguenza. Nonostante questo, come dimostra la canzone iniziale, nessuno ne rimpiange la morte.
Come insegna la storia de Il Mago Di Oz, la piccola Dorothy venuta dal Kansas uccide la perfida strega dell’Ovest con un secchio d’acqua che la scioglie. Questa scena è ripresa a inizio film, quando appunto Glinda annuncia la morte di Elphaba. È evidente, tuttavia, il rimorso negli occhi della strega del nord nel raccontare quanto la sua amica fosse malvagia. Un rimorso dovuto probabilmente alla consapevolezza di quanto ciò che ci viene raccontato sia ben lontano dalla realtà dei fatti.
La scelta di questo atteggiamento diventerà più chiara nel secondo capitolo. Nel frattempo, si può fare appello al discorso del Mago di Oz: la cosa migliore è dare alle persone un potente nemico comune. E con Elphaba questo piano funziona, forse troppo, portandola a liberare totalmente la sua magia. Grazie a Madame Morrible nel tempo ha imparato a controllarla, seppur non totalmente, e viene spinta a fare un incantesimo che non si può annullare in maniera quasi inconsapevole. Abbracciare la sua potenza diventa quindi una necessità.
Un cast che supera le aspettative
A dare forza e corpo al personaggio di Elphaba ci ha pensato Cynthia Erivo, che è riuscita a portare perfettamente sullo schermo tutte le difficoltà e le contraddizioni che i suo personaggio richiedeva. Non è solo la potenza del numero finale, Defying Gravity, a lasciare senza parole e, probabilmente, senza più lacrime in corpo. È tutta l’evoluzione di Elphaba a essere eccezionale, nel mostrare delle fragilità profonde nella scena dell’Ozdust Ballroom, nell’aprire una porta all’amicizia con Glinda, nell’ammettere di provare dei sentimenti verso Fiyero. Fino ad arrivare alla batosta del Mago di Oz, l’ennesima, che la portano ad accettare quella sua diversità, se possibile, ancora di più.
La bellezza di Wicked probabilmente sta anche in questo: nel vedere la diversità come una risorsa, mai come un limite. Elphaba ha un potere immenso, e solo di fronte a una società falsa e fintamente inclusiva riesce a riconoscere ulteriormente questa sua unicità. Contemporaneamente è impossibile non riconoscersi anche nella Glinda di Ariana Grande, che si dimostra una degna erede di Kristen Chenoweth. La sua determinazione e il suo desiderio di diventare una strega, assieme alla sua ingenuità, fanno capire che forse anche le sue scelte, se prese dal suo punto di vista, possono essere comprese e capite, seppur non condivise.
Non solo Elphaba e Glinda
Perfettamente caratterizzati e rappresentati sono anche i personaggi minori di Wicked: l’infida Madame Morrible di Michelle Yeoh, il falso e opportunista Mago di Oz di Jeff Goldblum, l’avvenente e per nulla superficiale Fiyero di Johnatan Bailey, il romantico Boq di Ethan Slater e la forse poco compresa Nessarose di Marissa Bode. Tutti loro hanno pregi e difetti che vengono scoperti pian piano, minuto dopo minuto, facendoti domandare fino alla fine se quella persona è davvero del tutto buona o del tutto cattiva. La verità però è che non c’è una risposta univoca, e non potrà mai esserci.
Wicked, i suoi riferimenti e il suo comparto tecnico
Se si ama la storia di Wicked, se si conoscono già le ambientazioni da fiaba e la sua storia, è sicuramente molto più semplice entrare nello spirito. Ma se anche non conoscete la storia state tranquilli, ci pensano il genere e il comparto tecnico. L’essere un musical facilita notevolmente il compito, portando lo spettatore dentro una scena colorata e dinamica, tra canti e balli così coinvolgenti che anche stare seduti in sala diventa difficile.
A farci sentire dentro una fiaba ci pensa anche la fotografia e gli effetti speciali: colori sgargianti e variopinti, che cozzano contro lo stile di Elphaba ma che contemporaneamente, in qualche modo, la includono. I costumi richiamano pienamente quelli di Broadway, e se conoscete la storia del mondo di Oz ci saranno tantissimi riferimenti che vi faranno impazzire.
Il font usato per il titolo è un chiaro riferimento a Il Mago di Oz del 1939, ma la vera chicca arriva in One Short Day. Durante il numero musicale nella Città di Smeraldo compaiono due streghe d’eccezione: Kristen Chenoweth e Idina Menzel, ovvero le Glinda ed Elphaba originali di Broadway. Un momento in cui non solo si ripetono della gag che chi conosce la versione teatrale amerà, ma si vede il chiaro passaggio di testimone, dal vecchio al nuovo. Idina si avvicina a Cynthia e Kristen ad Ariana, in un momento toccante e commovente.
In fin dei conti Wicked non è solo magia: è denuncia sociale contro bullismo e razzismo, è uno spingere ad abbracciare l’unicità e il potere che ognuno di noi ha, è uno stimolo a battersi per le cause giuste. C’è molto altro, nel regno di Oz.