ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sui primi due episodi della serie animata Win Or Lose, disponibile su Disney+.
Mercoledì sono ufficialmente arrivati su Disney+ i primi due episodi di Win Or Lose, la prima serie animata originale Pixar che si portava dietro aspettative piuttosto alte. L’obiettivo fondamentale, che si evince fin da subito, è quello di voler raccontare la stessa vicenda da più punti di vista, esplorando così più di una storia e, contemporaneamente, più di un personaggio.
Si tratta di una scelta per certi versi efficace, in grado di dare completezza alla storia, ma che può rivelarsi anche dispersiva, andando a perdersi in più sottotrame finendo poi per diventare inconcludente. È però troppo presto per dare ora questo tipo di giudizio, dato che un ragionamento più approfondito può essere fatto solo a fine stagione. Per ora ci limiteremo a recensire e a dare la nostra opinione sui primi due episodi usciti.
Come già riportato nella sinossi, gli episodi di Win Or Lose sono incentrati a turno sui personaggi più coinvolti emotivamente in una finale di baseball delle scuole medie. Questo comprende i giovani giocatori, gli allenatori, l’arbitro, i genitori dei ragazzi e così via. Si esplorano per l’appunto tutta una serie di aspetti privati oltre che relazionali rispetto alla partita, ma una cosa salta subito all’occhio: vincere o perdere è sempre una questione di punti di vista.
La prima puntata di Win Or Lose è la perfetta personificazione dell’overthinking
L’idea di vittoria/sconfitta che può cambiare in base a chi racconta la storia viene raccontata dalla giovane Laurie proprio all’inizio del primo episodio. Figlia dell’allenatore della squadra di baseball dei Pickles, ama giocare ma sente su di sé il peso di portare a casa un buon risultato e di voler rendere orgoglioso suo padre, con il quale cerca più volte un contatto e un legame che sulle prima sembra non essere molto solido.
Laurie vorrebbe portare qualche punto alla squadra – è indubbiamente il suo più grande desiderio – ma le sue ansie e le insicurezze la schiacciano, portandola a sbagliare ripetutamente nonostante il suo impegno. Vedere suo padre dare riconoscimenti a compagne di squadra più brave di lei non aiuta, e questo la porta a sviluppare una quantità incredibile di pensieri intrusivi, qui rappresentati dal piccolo mostriciattolo di sudore che le sta sempre attaccato.
Lo si può chiamare in molti modi: ansia, insicurezza, aspettativa… È più probabile però che questo mostriciattolo sia un ammasso di tutte queste cose insieme, che cresce sempre di più fino a sovrastare completamente Laurie. Solo sul finale, parlando con il padre, la ragazza ritrova la sua calma facendo prima rimpicciolire e poi sparire definitivamente il mostriciattolo dell’overthinking. E il messaggio che passa, alla fine, è che l’importante non è vincere o perdere, ma fare sempre del proprio meglio. Ed è importante porre l’attenzione su questo insegnamento, spesso sottovalutato.
La seconda puntata e le vittorie e sconfitte della vita quotidiana
Il secondo episodio di Win Or Lose va invece a concentrarsi su un altro personaggio, ovvero Frank Brown, professore e arbitro in questo campionato giovanile. Sicuro di sé, attento e meticoloso in qualsiasi sua scelta lavorativa quanto privata, Frank si è costruito attorno una corazza anti-sofferenza e anti-conflitto, che sembra saltare fuori ogni volta che rischia di essere troppo coinvolto.
La corazza quindi non influisce solo sul suo lavoro, come quando deve sedare le proteste dei genitori della squadra perdente o le lamentele di due giovani studentesse sorprese a copiare. Frank si protegge anche a livello sentimentale, dato che scopriamo che ha avuto una storia con una collega di cui è ancora molto innamorato, ma che ha lasciato prima che lei potesse lasciare lui. Il motivo? “Prima o poi mi avrebbe lasciato lei, perché soffrire?”.
Lo spaccato di realtà raccontato in questa puntata amplia di molto il pubblico della serie Pixar, che in questa sua serie tv originale comincia a dare la sua impronta dando al prodotto una maturità ben più alta dei suoi standard. Non è la prima volta che Pixar decide di trattare temi seri e parlare a più generazioni contemporaneamente, come ha fatto con Up, Soul o Wall-E. È però la prima volta che sposta questa narrazione sulla serialità, e in questo colpisce in pieno il bersaglio.
Temi importanti affrontati con tatto ed equilibrio
L’alternanza di punti di vista per una stessa vicenda, come dicevamo, porta molte più possibilità a livello narrativo e permette di trattare anche diverse tematiche. Nel caso dell’episodio 2, la possibilità in età adulta di riaprirsi ai sentimenti e all’amore tramite l’ausilio delle nuove tecnologie e app d’incontri. Una messa in scena a riguardo è coinvolgente anche per lo spettatore, che viene trasportato in questo mondo di pixel in cui sembra raggiungere un livello sempre più alto man mano che la conoscenza si approfondisce.
È interessante notare anche come in questo momento della storia il concetto di vittoria/sconfitta si sposti sul piano quotidiano. Non si parla più di vincere o perdere una partita di baseball, ma piuttosto di vincere o perdere nella guerra contro sé stessi e contro le proprie paure. Frank affronta la possibilità di riaprirsi agli altri facendo cadere la sua corazza, e in un primo momento si sente un vincente. La sconfitta arriva però a fine puntata, quando trova la sua ex già fidanzata proprio nel momento in cui lui sarebbe pronto a riprovarci.
Da questo punto di vista, così come mostrato anche nel primo episodio, diventa chiaro l’intento di Win Or Lose: sì, vincere o perdere è veramente solo una questione di punti di vista. Ciò che alcuni vedono come positivo per altri è negativo, e viceversa. Non può esserci mai una versione univoca della stessa storia, e per questo siamo curiosi di sapere quali altri spunti daranno i prossimi episodi.