ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sul cartone animato Disney Wish
Dopo lo sbarco al cinema sul finire del 2023 (qui una classifica dei 10 migliori film dell’anno), ha visto la luce anche su Disney+ Wish. Classico numero 62, e soprattutto lungometraggio celebrativo dei 100 anni della casa d’animazione, Wish è un film che potremmo definire ambiguo, un po’ come sono state le reazioni che ha suscitato. Deludente al botteghino, la pellicola ha sollevato reazioni davvero variegate tra la critica, tra chi ha provato ammirato entusiasmo e chi ha espresso aspre bocciature. Un giudizio misto, sia da parte del pubblico che degli addetti ai lavori, che riflette però la vera natura di Wish.
Come vedremo più avanti, infatti, il lungometraggio Disney possiede proprio due anime. Si fonda su una premessa molto interessante, ma la sviluppa in maniera decisamente troppo piatta. Il messaggio complessivo del film finisce per sovrastare la storia, che regala pochi sussulti, se non all’inizio e alla fine. Comprensibili, dunque, le reazioni miste, perché Wish è un film capace di attrarre o annoiare, a seconda di chi guarda. Proviamo ad approfondire meglio, illustrando quanto visto nel classico del centenario Disney.
Il sogno e il desiderio
Per celebrare i propri cento anni, la Disney punta su quello che è il suo cavallo di battaglia: il sogno. Questo viene coniugato col desiderio, altro elemento cardine della narrativa Disney, e sviluppato con enorme rispetto della tradizione. Nel suo centenario, la casa di Topolino celebra se stessa e quello che è stato il suo più grande apporto nella cultura popolare: non far smettere mai di sognare. La tematica scelta, dunque, è sia azzeccata che interessante. Il sogno si accompagna, infatti, a considerazioni molto profonde. Esso porta con se anche la consapevolezza, dolorosa, che potrebbe non essere mai esaudito, ma in fin dei conti è anche ciò che spinge a vivere. La forza che nutre l’animo umano e senza la quale si avverte una profonda mancanza.
Wish restituisce alla grande il potere del sogno. Sottolinea la totalità che esso rappresenta nella vita delle persone. Non a caso, il sogno è stato il motore dei cento anni di narrativa Disney. I classici hanno, in larghissima parte, girato proprio introno a questo: la realizzazione dei sogni e dei desideri. A sottolineare proprio l’importanza di questa componente, che dai personaggi dei cartoni si trasmette agli spettatori. L’ambivalenza del sogno presentata in Wish, poi, è un tratto d’analisi davvero interessante, capace di accompagnarsi anche a implicazioni più profonde, anche queste proprie della storia della Disney.
Il doppio registro di Wish
Come nei grandi classici che si rispettano, Wish presenta un interessantissimo doppio registro. Nel meccanismo allestito da Magnifico, ovvero quello di farsi assegnare i sogni per custodirli e poi esaudire solo i piani innocui, c’è anche un importante sottotesto sociale. Privare una persona dei suoi sogni significa toglierle anche le ambizioni e le velleità. Magnifico controlla la propria popolazione privandola dei sogni. La assopisce e la spegne e dietro questo scenario si riconosce, con facilità, un tema fortissimo e di grande attualità. Il tutto si accompagna poi al potere della magia, capace di corrompere come solo il potere, appunto, sa fare. Non è difficile intravedere una sorta di dittatore dietro la figura del cattivo del film.
Insomma, la favoletta di Wish si apre, come detto, anche a significati più profondi. Solo accennati, ma presenti. C’è in questo duplice binario un altro omaggio alla storia della Disney, che ha avuto in questo doppio registro spesso uno dei suoi punti di forza. Tutte queste considerazioni costituiscono una premessa interessante e infatti nelle sue prime battute la storia promette bene. C’è sicuramente da apprezzare la capacità dello studio di mettere in scena una storia celebrativa del passato, eppure capace ancora di far riflettere. Però, poi, nello svolgimento non tutto è andato secondo i piani.
Le debolezze della storia
Perché abbiamo definito Wish un film ambiguo? Proprio per questa sua capacità di affiancare a una premessa molto interessante, una narrazione decisamente troppo debole. La storia finisce per appiattirsi proprio su quegli elementi di classicità posti a celebrazione del centenario. C’è la protagonista forte e sognatrice (non una principessa, come altre della storia della Disney), c’è l’aiutante magico, quello animale e c’è il cattivo corrotto della magia. Gli elementi vengono posti, ed è giusto farlo, ma poi rimangono abbandonati a loro stessi. La parte centrale del film è la più faticosa perché l’incedere è piatto e meccanico. Non c’è grande calco sui personaggi, specialmente su Magnifico, e soprattutto non ci sono momenti memorabili, nemmeno nelle canzoni (qui le migliori colonne sonore della storia della Disney).
Sul finale si sale di livello, con l’epilogo sinceramente emozionante. Non può bastare però, specialmente per celebrare una storia di livello come quella della Disney. Wish cade proprio davanti alla sfida più complessa: conciliare la tradizione con la modernità. Il racconto messo in scena è troppo debole, ancorato a schemi ed elementi del passato. Con questa debolezza narrativa, la Disney finisce anche per sperperare tutte le ottime premesse alla base di Wish. Dopo la visione ci rimane sicuramente un bel carico di emozione, ottimi spunti riflessivi, ma troppo poco intrattenimento.
Wish e la tradizione Disney
Arriviamo, dunque, alle considerazioni finali sul classico Disney Wish. Nel dare un giudizio, occorre innanzitutto tenere a mente l’intento celebrativo del film e riconoscere che l’inserimento di alcuni elementi, così come la riflessione di fondo, sono omaggi doverosi e azzeccati. Tecnicamente, Wish è uno spettacolo per gli occhi. L’animazione incentrata sul 3D dà molto slancio all’azione, che si arricchisce anche di colori e suoni. La musica accompagna sempre il racconto, arricchita nella versione italiana dalla splendida voce di Gaia Gozzi. Insomma, tecnicamente Wish è un film sicuramente ben fatto, con una morale emozionante di fondo. Come detto, però, permane fortissima la delusione per come la storia è stata sviluppata.
Nell’immaginario collettivo, Wish paga anche il momento di crisi della Disney (tempo fa abbiamo provato a immaginare un’alternativa relativa ai classici). Le aspettative alla vigilia erano alte, così come capitato ad altri classici arrivati col compito di rilanciare la casa di Topolino. Wish non ha la forza per un compito del genere, questo è chiaro, però omaggia rispettosamente una storia bellissima e lunga. Siamo abbastanza sicuri che, se non per il centenario, questo film non rimarrà nella storia dello studio. Dalla sua visione però ci rimane quell’insegnamento che la Disney, da 100 anni, ci regala: nella vita non bisogna mai smettere di sognare.