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Yellowjackets 3×04 – Un processo che mostra più di ciò che sembra

Il gruppo assiste al processo in Yellowjackets 3x04

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Yellowjackets 3×04 e sui precedenti episodi della serie

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Che puntata! La scorsa settimana avevamo detto che le cose si stavano facendo intriganti, ma molto strane (potete recuperare qui la recensione della 3×03, e qui pure quella delle prime due puntate). Adesso ci tocca constatare che si stanno facendo sempre più misteriose. E agghiaccianti. Yellowjackets 3×04 è una puntata che mette a dura prova la pazienza dello spettatore (ricordiamolo, la serie è visibile sull’applicazione di Paramount+). Nel cuore del racconto c’è, infatti, il processo ai danni di Coach Scott e non c’è un singolo momento in cui non viene voglia di intervenire e chiedere alle ragazze cosa diamine stiano facendo. Tanto forte è il coinvolgimento. Il finale è abbastanza amaro (qualcuno crede davvero che sia stato Ben ad appiccare l’incendio?). Ma, incredibilmente, non è tutto.

Già, perché proprio dopo quell’intensissima scena in cui Shauna convince (o forza?) il resto della giuria a darle retta, ci tocca osservare Misty che scopre in rete il cadavere di Lottie. E qui si spalanca, naturalmente, un altro mistero, che magari riuscirà a dare spessore alla trama del presente che finora non sembra proprio ingranare. Pervade quello squilibrio che avevamo già segnalato tra i flashback e l’attualità, evidenziato in questa puntata dall’enorme tensione generata dal processo. Il corpo di Lottie che giace in terra, però, assieme al fantomatico stalker di Shauna su cui non abbiamo avuto aggiornamenti, promettono forti emozioni pure nel presente. E noi le attendiamo con trepidazione.

Natalie interrogata durante il processo
Credits: Showtime

Yellowjackets 3×04 e il processo “farsa” a Coach Scott

Il processo al coach è senza dubbio il cuore dell’episodio. Un processo che possiamo ben definire una “farsa”, ma che in realtà ci dice molto più di quello che sembra. Al di là di come poi è andata, ci sono diverse cose da sottolineare. La prima è la sommaria giustizia a cui le yellowjackets hanno dato vita, che riflette pure la fragilità del precario sistema sociale che hanno creato. Le ragazze si fanno le regoli e le applicano. Ed è anche giusto così, da una parte. Tuttavia, è impossibile non individuare la miopia del loro ragionamento (che, infatti, deriva in gran parte da una fede cieca).

La criticità della condizione in cui si sono trovate ha portato le ragazze a compiere delle scelte estreme. Chiaramente discutibili, ma disperate perché la situazione lo richiedeva. Il punto è, però, che le yellowjackets hanno anche creato un apparato di giustificazione generale, probabilmente come unica soluzione per convivere con il peso di ciò che hanno fatto. Tutto ciò è comprensibile dato il contesto, ma non per questo meno agghiacciante. Il processo a coach Scott mostra con tremenda chiarezza la cecità che le ragazze hanno nell’affrontare il loro passato e il loro presente. E, al contempo, mette anche a nudo tutte le fragilità di un labile equilibrio che, immaginiamo, durerà ancora molto poco.

Infine, questo processo mette in luce un’altra realtà, ben più semplice ma altrettanto desolante: non si sa praticamente nulla dell’incendio. La domanda non è solo chi l’ha appiccato, ma proprio se è stato appiccato. Ed è singolare, in realtà, che non si sia arrivati a una risposta sovrannaturale, considerando la ferrea fede riposta in questa misteriosa Cosa che vive tra i boschi. L’ennesima dimostrazione di quella cecità di cui parlavamo. Questa fede ha una valenza solo quando serve. Viene adattata più che alle contingenze alle necessità. E darsi un giusto ordine sociale con questo modo di pensare è davvero infruttuoso.

Un uomo sconfitto

Il trionfatore e lo sconfitto, allo stesso tempo, di questo processo in Yellowjackets 3×04 è proprio coach Scott. Finalmente viene fuori un personaggio rimasto sinora un po’ troppo in potenza. Chiamato a testimoniare da Misty, l’allenatore si mette a nudo. Ci mostra la sua estrema umanità e non possiamo che empatizzare con lui. Un escamotage che sicuramente rende ancora più dolorosa la scena finale. Ma è pure un ottimo exploit di un personaggio che aveva mostrato sinora poco spessore, ma che si percepiva avesse qualcosa di importante da dare.

Il trionfo di Ben è però una dolorosa sconfitta. Allo stesso tempo, invece, la vittoria di Shauna è un fallimento. La caduta di quell’equilibrio che l’estate ha portato nella vita delle ragazze. L’esaltazione del cinismo di un personaggio che ormai non ha più timore di mostrare i suoi lati peggiori. Shauna ha assaporato il potere e probabilmente ne vorrà sempre di più. Ci sembra che tutto stia per andare in frantumi e che la ragazza giocherà, in tal senso, un ruolo di primo piano.

L’opposizione tra Ben e Shauna, inoltre, rappresenta anche una sorta di scontro tra l’umanità e la sopravvivenza. Tra quei boschi non c’è spazio per le fragilità, e infatti chi prova a ragionare coi sentimenti viene sconfitto. È il caso pure di Natalie, umiliata da Taissa durante la sua deposizione. E in fondo anche di Misty, che però ha condotto un processo davvero coi fiocchi. Entrambe hanno appoggiato Coach Scott. Hanno scommesso sulla sua umanità. E hanno perso miseramente, sconfitte dalla disumanità dei boschi.

La giuria assiste al processo in Yellowjackets 3x04
Credits: Showtime

Tanti misteri, poche risposte

Passiamo ora alla parte più problematica di questa prima parte della terza stagione di Yellowjackets. La trama nel presente, purtroppo, continua a non ingranare. La rivelazione finale della morte di Lottie sicuramente potrà dare un grande boost. Sinora, però, è troppo evidente la differenza tra le due componenti della trama. Se il processo ci tiene incollati allo schermo e ci coinvolge fino alla rabbia, le vicende del presente ci scorrono davanti più asettiche. Due elementi, però, sono abbastanza interessanti e vale la pena sottolinearli.

Il primo è il parallelo che si crea tra la scena in cui Shauna vede Jackie nel freddo della cella frigorifera e quelle in cui, nel capanno, parlava col cadavere congelato dell’amica. Un orpello più che altro estetico, ma molto apprezzabile. Il secondo è invece l’esaltazione che Jeff fa del concetto di karma, che ci richiama un po’ quello di coincidenza e ci porta a riflettere sulla storyline di Taissa e Van (la ricompensa del sacrificio, che potrebbe essere benissimo solo una coincidenza) e anche su tutta la questione delle voci nel passato (accantonata, per ora, in questa Yellowjackets 3×04)

Al di là di qualche appunto sparso, però, tutto ciò che accade nel presente ancora non riesce a coinvolgere a pieno (a proposito di coinvolgimento, sapevate che uno studio ha spiegato perché piacciono serie tv emotivamente intense come questa?). I tempi sembrano maturi per un salto di qualità. La morte di Lottie, sicuramente, ma come detto pure lo stalker di Shauna. E in realtà pure quel tremolio della mano di Van non ci è piaciuto granché. Insomma, se il racconto nel passato si sta distendendo, quello nel presente rimane sinora in potenza. Ci aspettiamo che presto si distenda pure questo, così da aumentare il coinvolgimento di una narrazione che comunque, almeno sinora, sta tenendo ampiamente il livello delle prime due stagioni.

Una cosa è certa: Yellowjackets è una delle serie tv più interessanti degli ultimi anni