ATTENZIONE: l’articolo potrebbe contenere spoiler su Reservation Dogs, la serie FX on Hulu disponibile su Disney+!!
Sognando la California, la lontana, soleggiata e affollata California: è così che i ragazzi della riserva indiana dell’Oklahoma si muovono nella vita. Un po’ a tentoni, un po’ alla cieca, mettendo un passo dietro l’altro. A casaccio. Con la voglia di evadere, di sfuggire alla noia e ai retaggi di un’apatia congenita, che attraversa le generazioni scavando un solco sempre più profondo tra il mondo di fuori – dinamico, assetato, laborioso – e il mondo di dentro – chiuso, marginalizzato, monotono. I protagonisti di Reservation Dogs sono gli esponenti di quella generazione Z che si affaccia ai disagi giovanili mentre la società è in continua evoluzione. L’andatura del progresso è sostenuta, il mondo viaggia a velocità inimmaginabili e conformarsi a quel ritmo richiede uno sforzo talvolta sovrumano. Alcuni stanno al passo, altri si perdono. Altri ancora, più semplicemente, si annoiano. Elora Danan Postoak (Devery Jacobs), Bear Smallhill (D’Pharaoh Woon-A-Tai), Chester “Cheese” Williams (Lane Factor) e Willie Jack Sampson (Paulina Alexis) sono i quattro protagonisti della serie creata da Taika Waititi (il vincitore del Premio Oscar alla miglior sceneggiatura non originale per Jojo Rabbit) e Sterlin Harjo. Tutti nativi americani, tutti perfettamente credibili, tutti affiatati come fossero parte di un’unica grande tribù che vuole raccontare al mondo una storia. Una storia di dolore, di crescita, di amicizia e di rivalsa.
Reservation Dogs è una specie di acchiappasogni che trattiene i pensieri positivi e risucchia gli incubi.
Le diciotto puntate totali – spalmate su due stagioni, visibili sul catalogo di Disney+ – ricordano una sorta di rito iniziatico, un processo di affiliazione che, per maturare e portare i suoi frutti, ha bisogno di mettere radici e crescere poco alla volta. Bisogna dare tempo a Reservation Dogs, una delle dieci serie tv uscite nel 2021 e snobbate un po’ da tutti. Tutto il tempo necessario, perché poi ne vale davvero la pena. La serie ha debuttato su FX on Hulu nell’agosto del 2021 con la sua prima stagione da otto episodi ed è oggi disponibile sulla piattaforma, tra le serie tv presenti su Disney+ che sono ingiustamente sottovalutate. È un teen drama apparentemente riservato alla generazione Z, con tanto di drammoni esistenziali, crucci di gioventù, piccole dispute tra bande e problemi da ragazzini. Ma poi cresce e acquisisce respiro, si ingrossa e si modella un tassello per volta, con pazienza sciamanica, rifuggendo la fretta e predicando calma. Proprio come un acchiappasogni, Reservation Dogs si libera poco alla volta delle impurità, delle imperfezioni, delle influenze negative, per lasciar spazio solo agli influssi positivi, alle sensazioni buone, destinate a crescere e a prevalere per tutto il resto della visione.
La storia che la serie vuole raccontare è un unico grosso dialogo tra anima e natura, tra mondo dei vivi e mondo dei morti, tra giovani e vecchi, tra saggezza e istinto, passato e presente, tradizioni e cambiamento.
I quattro protagonisti che compongono la banda dei Reservation Dogs vivono in una riserva indiana, lontano dalle grandi metropoli e dal sole grosso della California. Dopo aver perso il loro migliore amico, i ragazzi iniziano a mettere da parte qualche risparmio per poter scappare da quel buco e mettersi in viaggio verso l’Orange Country, meta leggendaria di tutti i sognatori affamati di successo, l’oasi arancione in cui anche l’impossibile diventa realizzabile. Solo che guadagnare onestamente richiede tempo, sacrifici e pazienza, tutte cose che i Reservation Dogs non sono disposti a cedere. Per cui, la via che scelgono per racimolare denaro è quella della piccola criminalità: furti di camion carichi di patatine, bravate da ragazzini, lavoretti per i boss della riserva. Tutta roba poco sofisticata, lontana dagli standard de Le Iene di Tarantino – del quale il titolo della serie è un omaggio esplicito. Il desiderio di evadere è la spia di un disagio sociale che i giovani della generazione Z vivono con sempre maggiore insofferenza e che in questa serie si manifesta un pezzo per volta. Il primo grande pregio di Reservation Dogs è quello di saper alternare critica sociale e commedia, denuncia e leggerezza.
La serie FX on Hulu disponibile su Disney+ è una comedy che vorrebbe tenere insieme i toni rilassati della commedia con quelli più malinconici e intensi del dramma adolescenziale.
Ne viene fuori un racconto molto denso emotivamente, capace di coinvolgere tutti i target di pubblico. L’elemento dell’assurdo è un’altra delle prerogative di Reservation Dogs. La serie si serve del soprannaturale per accentuare il carattere grottesco di alcuni episodi. Lo spirito di un antico guerriero vissuto ai tempi del generale Custer e della battaglia di Little Big Horn appare a Bear e lo accompagna per buona parte delle puntate, divenendo una sorta di spirito guida invisibile pronto a sfoggiare le sue massime di saggezza nei momenti del bisogno. Antichi riti, tradizioni ancestrali, vecchie credenze e bizzarre superstizioni diventano così l’oggetto dei singoli episodi e traghettano le vicende dei personaggi su un percorso che è a metà tra la realtà e la finzione. Reservation Dogs è come incastrata in un realismo magico rivisitato in chiave ironica, ma ugualmente affascinante. Si respira l’essenza di quella cultura indios che viene relegata in sacche sociali emarginate rispetto al resto dell’America. Una cultura suggestiva, che invita a sentirsi parte del tutto, ad accettare come vere anche le situazioni più surreali, in nome appunto di un realismo magico che è la cifra stilistica della serie.
I personaggi, come la trama, vengono fuori poco alla volta. Nelle due stagioni attualmente disponibili, c’è almeno un episodio che si focalizza su un personaggio specifico, scavando in profondità e presentandocelo sotto una lente diversa. È così che impariamo a empatizzare con i protagonisti della storie dolorose che ci vengono raccontate. Dopo diverse puntate, scopriamo di più sulla morte di Daniel, il migliore amico della banda. Il ragazzo ha scelto di togliersi la vita e lasciare amici e famiglia a convivere con il dolore della sua perdita. Reservation Dogs è anche un enorme viaggio nell’elaborazione del lutto. Non solo quello per la morte di Daniel, ma di diversi personaggi, accomunati proprio dalla disgrazia di aver perso qualcuno. Il dolore non si palesa attraverso le parole, attraverso i dialoghi, ma appesantisce il silenzio tra una battuta e l’altra, si percepisce nel non detto, si estrapola da una serie di rituali fatti apposta per esorcizzare le sofferenze e imparare a guardarle dritte negli occhi. E il tutto diventa ancora più potente grazie a una colonna sonora che enfatizza l’anima rurale della serie, la mette a nudo e la accarezza sottolineandone i momenti salienti.
Il rapporto con la morte è uno dei grandi temi di Reservation Dogs.
L’altro è sicuramente l’amicizia, che passa attraverso turbolenze e scossoni, ma si cementifica nel dolore condiviso. Sognare la California è un modo come un altro per esprimere il desiderio di evasione che certe realtà stuzzicano nei ragazzi. Apatia, assenza di stimoli, passività e indolenza spingono i giovani della generazione Z a voler trovare di meglio nella vita. Qualcuno riesce a farlo, qualcun altro ne resta schiacciato. La serie di Taika Waititi non è però solo condanna, al contrario. Alla fine dei conti – è questo che sembra suggerirci lo show -, sono i legami a vincere. Quelli intrecciati con la propria terra, con i propri cari, con i propri amici, con il proprio passato. Persino con il proprio dolore. Reservation Dogs prende quota poco per volta, ma una volta decollata, sa regalare momenti di struggente profondità. Il fatto che sia un teen drama con protagonisti gli esponenti della generazione Z non deve farci scartare preventivamente il titolo: questa serie va assaporata senza pregiudizi.