The smarter you are, the more you know. Happiness is a trap; it can’t last forever. Let’s say you meet the love of your life – well, it’s still gonna end. It’s inevitable, whether by the slow pull of a disease or the shock of loose footing on a hiking trail. Whether it be the corrosion of two personalities that reshape each other until they’re incompatible, or maybe the ol’ stranger in a bar that says the things that need to be said to that person, that night. The point is, happiness always ends. Best case scenario – think about this, best case – is that you die at the same time. Yikes.
– Hole Promoter
ATTENZIONE! La recensione contiene SPOILERS della settima stagione di Rick and Morty.
Prima ancora che andasse in onda, la settima stagione della serie di Adult Swim (qui puoi passare a guardare tutte le stagioni di Rick and Morty) aveva già polarizzato l’opinione del pubblico, inevitabilmente condizionato dall’uscita di scena di Justin Roiland (qui trovate la notizia completa delle accuse ricevute). Se in Italia questa assenza si è sentita meno, grazie al sempre straordinario lavoro dei doppiatori Christian Iansante (Rick) e David Chevalier (Morty), ciò che invece spaventava di più era il possibile cambio di direzione di Rick and Morty 7. Tra critiche ferocissime sul web, recensioni negative e voti deprimenti su Rotten Tomatoes, a nome di un’altra fetta di pubblico mi sento di dire che la settima è stata invece una gran bella sorpresa.
Allo scontro con la nemesi per eccellenza Rick Prime è riservato, a conti fatti, un singolo episodio, lo steso nel quale ricompare anche Evil Morty. Non ci sono evoluzioni significative per quanto riguarda, dunque, la trama verticale. Anche al destino di Bucchetto per Popò vengono dedicati i soliti 25 minuti, nonostante la sesta stagione si sia chiusa proprio su di lui con un bel cliffhanger. Cosa funziona davvero allora in questa stagione? Le singole storie. Quasi come un ritorno alle origini, Rick and Morty ci confeziona degli episodi stand alone infiocchettati di tutto punto. Puntate che riescono a strizzare intelligentemente l’occhio alla pop culture senza annasparci dentro e combinando, allo stesso tempo, una narrazione serrata e una morale finale.
La sesta stagione aveva premuto moltissimo l’acceleratore sulla lore generale ma nella settima si torna a fare un passettino indietro.
C’è una visibile e significativa crescita riservata a molti personaggi e ai rapporti tra alcuni di loro, in Rick and Morty 7. Uno su tutti? Rick Sanchez. Dalla ricerca disperata di Rick Prime allo scambio di mente con Jerry in stile “Quel Pazzo Venerdì”, l’arco narrativo del genio alcolizzato raggiunge il suo apice nel finale di stagione quando, con una semplicissima scena, viene rivelato il profondo e silenzioso affetto che nutre per il nipote. Nell’episodio cinque, l’accanita caccia alla ricerca dell’uomo che ha ucciso sua moglie Diane si conclude quando, finalmente, il nostro Rick riesce a trovarlo e a ucciderlo. Ma cosa rimane dopo? Solo un vuoto incolmabile che accompagna il protagonista mentre torna alla vita di tutti i giorni.
“You’re welcome, by the way! I made you! I showed you infinity! And what did you do with it?! Hang out with my grandson?! Raise echoes of my daughter?! What’s your life without me?! Admit it! You would’ve been me! I just walked into your garage before you walked into mine! But eventually, you did! YOU LIVED IN MY HOUSE!“
– Rick Prime
Uccidere la propria nemesi non ha portato alcun sollievo. Alienato rispetto al resto della famiglia, Rick mantiene lo sguardo fisso nel vuoto. Il suo cuore, da sempre nutrito con odio e vendetta, continua a rimanere una landa desolata in cui è lo stesso Rick a impedire che vi possa crescere qualcosa. Uccidere Prime Rick non è la soluzione al dolore che lo accompagna da una vita intera. Diventa inevitabile allora domandarci se per Rick sia effettivamente possibile un lieto fine. Può esserci una qualche speranza per questo vecchio ubriacone senza speranza? Forse. In puntate come “How Poopy Got His Poop Back”, “Air Force Wong” e “Fear No Mort” abbiamo visti i lati smussati dello spigoloso carattere di Rick. Piccoli germogli che potrebbero sbocciare se il protagonista gliene desse occasione.
A sua volta, anche Morty cresce tanto in Rick and Morty 7, conquistandosi sempre più lo spazio da protagonista e non solo quello da spalla.
Non più tanto Robin del suo Batman, Morty impara delle importantissime lezioni di vita accettando altresì la natura del nonno. Anche in questo caso, l’ultimo episodio rappresenta il climax dell’evoluzione di Morty destinato, forse, a rendersi ancora più indipendente in futuro. “Fear No Mort” è un episodio straordinario, come non se ne vedevano da tanto tempo in questo cartone animato. Un episodio in grado di spaventarci ed emozionarci, di farci riflettere e temere per questo assurdo duo. Alla pari di “The Old Man and the Seat”, Rick and Morty parte da un escamotage narrativo apparentemente banale e lo sfrutta per scavare davvero a fondo nella mente e nel cuore dei suoi protagonisti. Se da un lato Rick non insegue l’eco della moglie morta riuscendo finalmente a lasciarla andare, dall’altro Morty sconfigge la sua paura più grande e diventa pienamente consapevole del suo ruolo nella storia.
Morty: Oh, my God! I-I-I know what I’m afraid of! I-I’m afraid that you’d never say that in real life! I’m afraid that if I jumped into a hole, you wouldn’t even bother jumping in after me! Y-You’d just stand there and watch! This entire thing has been about me! You’re not even in the Hole, are you?!
Rick and Morty 7 si concentra quindi moltissimo sulle singole avventure piuttosto che sulla storia generale ma che, non per questo motivo, smette di preoccuparsi della psiche dei suoi personaggi.
Anche a Summer e Jerry (un po’ meno Beth) vengono riservate delle storyline che ne mettono in luce una assodata evoluzione rispetto alle prime stagioni. Diventa molto interessante notare come, effettivamente, tutte le vicissitudini di questi anni abbiano lasciato uno strascico. Così Jerry non è più il marito imbranato e inetto e Summer la figlia maggiore viziata e socialmente bisognosa.
Altro grande punto a favore di questa stagione è il rimando, puntata dopo puntata, a generi cinematografici specifici. Rick and Morty è sempre stato un calderone ricolmo di riferimenti pop culture ed easter eggs ma, nello specifico, gli episodi di questa stagione hanno mostrato una loro individualità . Così “RicK No Mort” rimanda al classico horror psicologico mentre “That’s Amorte” più al body horror. “The Jerrick Trap” ricorda i buddy movies, invece “How Poopy Got His Poop Back” più le situational comedy come “Una Notte da Leoni” o “Un Weekend da Bamboccioni”. Insomma, una stagione che risulta ancor più poliedrica e svitata delle precedenti.
Cosa allora non ha funzionato in Rick and Morty 7?
Non tutte le puntate ovviamene viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Ci sono trame più efficaci di altre, segno evidente di un cartone che non è più ai suoi inizi. Mentre “That’s Amorte” si colloca tra i migliori episodi di sempre, “Rise of the Numbericons: The Movie” rientra quasi sicuramente tra i peggiori. Inoltre “Unmortricken” è un episodio tanto rilevante quanto mal posizionato all’interno della stagione. Lo scontro con Prime Rick avviene troppo presto perdendo così l’effetto shock che avrebbe sicuramente suscitato come season finale.
Alla faccia di chi lo dava già per spacciato, Rick and Morty si conferma ancora una volta un cartone sagace, entusiasmante e avvincente in grado di regalare, dopo tutti questi anni, storie da manuale della televisione. Chapeau.