Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su RicreAzione
Disney+ è il più indomito alleato della nostalgia. La disgraziata nostalgia, quella che pizzica nei vasetti ermetici dei ricordi spensierati del passato e ci riporta all’infanzia, ai pomeriggi in cui la televisione era l’inframezzo insostituibile tra il dolce far niente del dopo scuola e gli impegni improrogabili del pomeriggio. Aggirandosi nel catalogo della piattaforma, ci si imbatte in titoli che, qualche decennio fa, andavano fortissimo su Disney Channel. La programmazione era fitta, uno show si sostituiva all’altro in una scorpacciata senza fine di serie tv e cartoni animati che allietavano le nostre giornate, divenendone in qualche modo parte attiva. Basta scorrere il dito sui prodotti presenti nell’attuale offerta di Disney+ per fare un tuffo nel passato, per immergerci ancora una volta in quel mood che accompagnava i pomeriggi spensierati dell’età dell’adolescenza.
Un ottimo esercizio di autoanalisi, se vogliamo. Uno strumento antropologico con cui misurare l’entità dei cambiamenti di gusto, personalità e sensibilità che ci trasformano nel corso degli anni, specie nella fase di passaggio tra la gioventù e l’età adulta. Provate un rewatch nostalgico di 5 Original Movie Disney per credere. Vi è mai capitato di rivedere dopo tanti anni una serie tv del passato e scoprire di averne una percezione totalmente diversa? I rewatch dei vecchi tormentoni televisivi, oltre a rivelarci quanto il mondo della serialità stia cambiando, servono anche a farci capire quanto gusti, simpatie e preferenze nel corso del tempo possano trasformarsi del tutto, fino a divenire quasi irriconoscibili. L’irrefrenabile impulso a pigiare il tasto di riproduzione quando ci salta all’occhio una vecchia conoscenza del passato, si spiega con il naturale richiamo attrattivo delle cose vecchie, di quelle cose accatastate in un angolo della memoria e lasciate lì a riposare in attesa di essere rispolverate.
Ve la ricordate Recess – RicreAzione?
Era il 1999 quando Disney Channel decise di trasmetterne i primi episodi. Negli Stati Uniti, la serie animata creata da Joe Ansolabehere e Paul Germain aveva esordito due anni prima, trasmessa nell’estate del 1997 dalla rete ABC. Una prima stagione da ventisei episodi, cui seguirono poi altre cinque stagioni, per un totale di sessantacinque puntate. Nel 2001 l’ultimo episodio della sesta stagione chiuse il ciclo della serie, che però è stata trasmessa in replica svariate volte nel corso dei primi anni Duemila. L’operazione fu talmente riuscita negli Stati Uniti che il prodotto non sparì con la fine della serie. Nello stesso anno di chiusura, il film RicreAzione – La scuola è finita (Recess: School’s Out) apparve nelle sale cinematografiche, mentre altri tre film per la tv furono prodotti negli anni successivi. Un’idea che ha funzionato piuttosto bene, considerando il successo che ebbe negli anni a cavallo tra vecchio e nuovo millennio. Ma come gran parte degli show per ragazzi, dopo qualche anno RicreAzione ha esaurito la sua spinta ed è finita nel dimenticatoio, sommersa da una miriade di altri prodotti simili destinati a quel target di pubblico. La presenza di questo show su Disney+ ci consente però di darci di nuovo un’occhiata, stavolta con lo sguardo più consapevole di uno spettatore maturato rispetto al passato.
Di che parlava la serie animata?
Protagonisti di Recess – RicreAzione erano sei bambini di una scuola elementare americana. C’erano il leader grassoccio e carismatico, l’atleta competitivo e determinato, la secchiona del gruppo, il bambinone sensibile e docile, il nuovo arrivato piccoletto e la ragazza maschiaccio irascibile e spudorata. Il gruppetto frequentava la quarta elementare all’inizio della serie. Le loro giornate trascorrevano tutte tra le aule e i corridoi della scuola della terza strada, ma il momento topico dello show si concentrava su una circostanza precisa: il suono della campanella, che annunciava l’inizio della ricreazione. Il momento più divertente e agognato di tutta la giornata scolastica. In quei pochi minuti di pausa, il cortile della scuola si affollava all’improvviso di ragazzini intenti a giocare a biglie, calcioball o a Mucchio Selvaggio. C’erano prototipi per tutti i tipi di personaggi: le ragazze più popolari della scuola, gli sfigati e i secchioni, lo spione detestato da tutti, gli sportivi e i bulletti, i ragazzi più grandi e quelli della scuola materna. Il copione seguiva sempre la stessa impostazione: al suono della campanella TJ e i suoi amici si sparpagliavano in cortile, cacciandosi in qualche guaio. Una volta scoperti, cercavano di rimediare, riuscendoci quasi sempre grazie alla loro perseveranza e alla straordinaria fede in se stessi.
RicreAzione era uno show molto politico, anche se all’apparenza sembrava tutto fuorché quello.
Conteneva in nuce una riflessione sullo stato del sistema scolastico degli Stati Uniti. Il preside Prickly, l’autorità grigia da guardare con sospetto, era un vecchio insegnante con tanti buoni propositi finito a fare il burocrate alle prese con conti, finanziamenti e tagli alla spesa di cui i primi a soffrirne erano proprio i ragazzi. La scuola elementare della terza strada era finanziata poco e male da uno Stato che lasciava sulle spalle dei dirigenti scolastici l’incombenza di far quadrare i conti e garantire profitti malgrado la scarsità di strumenti. A TJ e ai suoi amici veniva naturale ribellarsi all’autorità, a un sistema storto che andava raddrizzato con la forza disinteressata e innovatrice dello sguardo dei bambini. Recess – RicreAzione è un piccolo manifesto politico nel quale si contrapponeva al conservatorismo dilagante un’idea di futuro basata sui principi progressisti. Il leader del gruppo, TJ Detweiler, faceva discorsi fin troppo intelligenti per un bambino della quarta elementare. La sua arte retorica è rinomata, nei suoi discorsi si potevano rintracciare tracce dei grandi political speeches di uomini che hanno fatto la storia come Abraham Lincoln o Ernesto Che Guevara. Un rappresentante d’istituto precoce, il difensore più autentico di un certo modo di fare scuola che la serie ha voluto difendere a tutti i costi dagli attacchi fin troppo leggibili dell’ideologia conservatrice americana.
Inclusione, tolleranza, autodeterminazione, ribellione all’autorità: nel cartone animato che guardavamo da ragazzi su Disney Channel c’era tutto questo, ma non avevamo ancora gli strumenti per poterlo riconoscere.
Il Cortile, quell’archetipo primitivo di strutturazione sociale in cui era ambientata Recess – RicreAzione, fungeva da vero e proprio esperimento di organizzazione politica, con tanto di forma di governo, gerarchie e autorità regnante. Bob, il ragazzo della quinta elementare trasportato in spalla dai suoi sudditi, era il Re del Cortile, la massima forma di autorità che i bambini riconoscevano. Nella scuola, l’ordinamento politico aveva una sua valenza e, mentre l’anziana signorina Finster rappresentava l’autorità stagnante da combattere e abbattere, quella di Re Bob era invece quella da rispettare e semmai criticare in maniera costruttiva. Il villain non era il sovrano del Cortile, che al massimo si poteva indurre a più miti consigli. Il nemico giurato della banda di Recess – RicreAzione era chiunque minacciasse la serenità della scuola e dei suoi studenti, intenzionati a diventare cittadini attivi e consapevoli in quel piccolo laboratorio sociale che erano le elementari della terza strada. La serie animata, che oggi possiamo recuperare su Disney+, non era solo un cartone creato per intrattenere i più piccoli davanti alla tv. Era una mossa pensata per divertire, certo, ma anche per sviluppare i muscoli del pensiero progressista nei ragazzini che, a cavallo tra gli anni Novanta e i Duemila, iniziavano ad avvertire le prime pulsioni alla ribellione. Riguardarla con occhi più consapevoli potrebbe scoperchiare sulla serie un mondo che finora non avevamo mai veramente osservato. Provare per credere.