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Andrew Scott è uno, nessuno e centomila

Andrew Scott
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Tra i primi posti in classifica delle serie tv uscite nel 2024, c’è senza dubbi Ripley. Una serie dai colori limitati – un bianco e nero che tira fuori tutta la sua forza espressiva – e dalla narrazione lenta, che a volte è il deterrente numero 1 per alcuni fan che approcciano all’inizio di una serie. Ma anche una serie dalla trama intensa e dalle interpretazioni perfette, perché definirle solo convincenti sarebbe riduttivo. Dakota Fanning, Johnny Flynn e anche Margherita Buy danno vita a personaggi tridimensionali che esprimono ben più di quanto dicano. E a capitanarli ci pensa colui che ha dato il volto al protagonista Tom Ripley: Andrew Scott.

Cari lettori e care lettrici di Hall of Series, se oggi siamo qui è proprio per parlare di lui, di Andrew Scott. Anzi, che dico, siamo qui non solo a parlarne, piuttosto a tessere le lodi di un attore che non faccio fatica a definire tra i più talentuosi della contemporaneità. Senza esagerazioni, e non solo perché siamo totalmente innamorati di lui dai tempi di Fleabag e Sherlock. Volto pulito e sguardo in grado di passare dalla tenerezza alla più totale follia in 0.1 secondi contati, Andrew Scott ha dato nel corso della sua quasi trentennale carriera molte prove di un’incredibile capacità di spaziare. Lo ha fatto con i suoi personaggi – tra individui inquietanti e persone dalla grande umanità – e attraverso le modalità espressive tra tv, cinema e teatro. E lo ha fatto prendendosi i suoi tempi, facendosi conoscere non da giovanissimo, ma con una maturità espressiva più unica che rara.

Andrew Scott e quelle interpretazioni che non ti aspetti

Andrew Scott in una scena di All of Us Strangers
Credits: Film4 Production

Classe 1976 – il che significa che l’anno prossimo spegnerà 50 candeline, cosa di cui proprio non riesco a capacitarmi -, Andrew Scott ha cominciato la sua carriera cinematografica e televisiva nel 1995, a 19 anni. Eppure, come conferma la sua pagina Wikipedia, il ruolo che lo ha portato alla ribalta è quello di James Moriarty in Sherlock, serie cominciata nel 2010. Ma, quindi, cosa è successo in questi 15 anni? Praticamente di tutto. Ci sono stati più di 20 spettacoli teatrali tra l’Irlanda, l’Inghilterra e gli Stati Uniti, arrivando anche a calcare il palco a Broadway. Poca roba, eh? E nel frattempo, come se questo di per sé non fosse abbastanza, eccolo anche al cinema e in tv, con ruoli secondari e da protagonista.

Il suo nome è nel cast di film e serie giganti, da Salvate il soldato Ryan a Bands of Brothers. Film e serie che per i ruoli secondari che ha interpretato non sono forse riusciti a dargli la fama, ma sicuramente gli hanno permesso di farsi le ossa su palchi diversi da quello teatrale, che invece già ben prima del 2010 lo vedeva protagonista e meritatamente vincitore di premi. Premi che anche al cinema e in tv sono arrivati, anche se con un po’ di ritardo. Ma la pazienza è la virtù dei forti (ops, non era così), ed Andrew Scott ha saputo aspettare.

E ha fatto bene, perché poi sono arrivate Sherlock e Fleabag.

Chi ha detto che solo i ruoli da protagonista hanno il potere di far entrare un attore o un’attrice nella memoria collettiva? Beh, se qualcuno lo ha detto si sbaglia di grosso. Non Sherlock Holmes e nemmeno John Watson, bensì la nemesi del protagonista di Sherlock James Moriarty è il personaggio al quale Andrew Scott ha indissolubilmente legato il suo volto. Un personaggio enigmatico e imprevedibile, dalla personalità stratificata e dalla violenza a dir poco facile da provocare. Moriarty è inquietante: non è solo una persona che non vorrei mai trovare in un vicolo buio di notte, è una persona che non vorrei incontrare mai nella vita. Ma il punto non è solo questo. Il punto non sta (solo) nel talento mostrato nell’interpretazione di un personaggio così complesso, ma sta anche e soprattutto nella capacità di renderlo affascinante agli occhi del pubblico.

Andrew Scott è James Moriarty in Sherlock
Credits: BBC Wales

Un fascino che Andrew Scott ha dato anche a un altro dei suoi personaggi più celebri. Sto parlando di Hot Priest, il Prete di Fleabag, colui che forse non ha mai avuto un nome ma sicuramente ha conquistato il favore del 100% degli spettatori. E chi dice il contrario, mente. Entrato in scena nella seconda e ultima stagione della serie (e il bello è che, dopo averlo conosciuto, quasi non ricordo più la prima) il Prete è affascinante, ma è dall’altra parte dello spettro dell’umanità rispetto a Moriarty. È un uomo dolce e ironico, gentile ma provocatore il giusto. Per quanto non immune alle tentazioni è un uomo di fede, e porta Fleabag a credere di nuovo non solo nell’amore, ma in generale nella possibilità di farcela. Le dà speranza, la fa innamorare e la ricambia. Che poi tra loro non possa funzionare è un’altra storia.

Moriarty e il Prete sono due facce della stessa medaglia.

La medaglia di un talento poliedrico che, anche oltre questi personaggi, ha per nostra fortuna avuto la possibilità di mostrarsi in tutta la sua pienezza. E questo, ancora una volta, sia al cinema che in tv. Andrew Scott è stato Max Denbigh in Spectre, Addison Bennet in Alice attraverso lo specchio, il Tenente Leslie in 1917. Ultimo cronologicamente, ma non per importanza, è stato Adam in All of Us Strangers, un personaggio profondo e dall’umanità complessa in un film capace di lasciarci senza fiato. Adam è poco semplice ma molto apprezzato da pubblico e critica, caratteristiche che a questo punto sembrano diventate un pattern nelle sue interpretazioni. Interpretazioni che non scarseggiano anche nella serialità tra Black Mirror, Modern Love e His Dark Materials. E, ovviamente, Ripley.

Andrew Scott in una scena di Ripley
Credits: Showtime

Starei qui a parlare di Andrew Scott per ore, ma forse ha più senso che sia lui a parlare per se stesso. Anzi, che siano le sue interpretazioni. Permettetemi però di chiudere questo articolo come l’ho iniziato. Sarà una questione cronologica, avendola vista recentemente, ma credo che Ripley sia il temporaneo apice di una carriera che ha ancora tanto da dare e da mostrare. Tom Ripley è un personaggio del quale conosciamo la natura fin dal primo momento, ma pur sapendo chi è non riusciamo mai ad andargli davvero contro. È due persone in una, un assassino senza scrupoli quando è solo con se stesso e un apparente uomo della porta accanto, dal sorriso sempre pronto, davanti agli altri. Non tutti gli credono, e a qualcuno costa caro. Eppure nessuno riesce mai a capirlo davvero: è indecifrabile in ogni parola, in ogni gesto, in ogni sguardo.

Andrew Scott ha messo nel personaggio la sua capacità di essere uno, nessuno e centomila.

Tom è una persona gentile ma anche priva di sensi di colpa. È l’uomo più affascinante del mondo e quello che nessuno nota. E se non è un talento poliedrico quello di chi lo interpreta, allora proprio non so quale lo sia.