1. Una serie su Jack lo Squartatore ma senza Jack lo Squartatore
1889, Whitechapel, Londra.
Sono passati sei mesi dall’ultimo efferato omicidio ad opera del fantomatico assassino Jack lo Squartatore e la polizia non è ancora riuscita a trovarlo. Uno smacco per la Divisione H guidata dall’ispettore Abberline. L’efferata catena di omicidi sono rimasti insoluti e da allora la polizia è costantemente nel mirino della stampa e dell’opinione pubblica. Il ritrovamento del cadavere orribilmente mutilato di una giovane donna risveglia la paura e l’isteria più profonda della popolazione. A dirigere il posto subentra il capace e determinato Edmund Reid, un’ispettore che porta con sè un insanabile dolore, affiancato dal rude ma buono sergente Bennet Drake anche lui con un passato traumatico. Completa il trio il capitano Homer Jackson, sedicente medico americano con un debole per le donne, il gioco e l’alcol, ma su cui l’ispettore fa totale affidamento. I tre detective dovranno andarci coi piedi di piombo per mantenere sotto controllo la pressione all’interno del quartiere dell’East London: davvero Jack lo Squartatore è tornato? Per i cultori del The Ripper più famoso della storia già il titolo è fonte di fascino: per chi non fosse ferrato in materia, Ripper Strett infatti si rifà al soprannome in lingua inglese del mostro di Whitechapel, appunto detto Jack “the Ripper”, che nel 1888 terrorizzò il quartiere con l’uccisione di cinque prostitute se non di più. Ma quello che solo apparentemente potrebbe sembrare l’ennesima rivisitazione della storia del serial killer spiazza subito lo spettatore fin dal pilot: infatti già nella prima puntata scopriamo che semplicemente Jack non c’è.
Durante i primi minuti della 1×01 in mezzo al caos di Whitechapel, il cadavere di una giovane donna sventrata in modo analogo a quello utilizzato dal serial killer viene ritrovato in un vicolo buio e la polizia, salvo per i nostri tre protagonisti, cede al panico più totale convinti che questo sia il ritorno dell’assassino. Tutti vogliono crederlo, a partire dal vecchio Abberline, ancora bruciante di rabbia per non essere riuscito a catturare l’assassino, fino alla stampa ed alla opinione pubblica. Ma i tre detective non sono convinti e vogliono scoprire la verità e non adagiarsi su di una finta rassegnazione. A questo punto la strategia della rivisitazione si rivela e scopriamo che Jack lo Squartatore ormai non esiste più, è solo un fantasma del passato che però continua ad infestare il presente. La sua presenza è solo ciò che dà il via alla storia e che ne delinea il tono e l’ambientazione, ma è funzionale solo per questo. Warlow costruisce un crime raffinato in cui la tensione è dovuta al terrore di un mito già svanito. Forse qualcuno ne rimarrà deluso, ma tanto di cappello per questa mossa geniale, che accalappia lo spettatore quasi con l’inganno ma che poi generando un mix di rabbia e curiosità riesce a tenerne vivo l’interesse. La figura di Jack lo Squartatore rimane quindi sullo sfondo, anzi fa da cornice a tutti gli eventi della serie, come una sorta di eco malvagio, un ombra chiusa in un cassetto.