Nel microcosmo di Romanzo Criminale, Stefano Sollima (e Giancarlo De Cataldo prima di lui) è riuscito a costruire alla perfezione i tipi psicologici della sfera criminale secondo l’immaginario comune. Si sono andati così a modellare, più che dei semplici personaggi, delle figure emblematiche, figure cult a prescindere dalla serie.
Sui tre fulcri della serie – il Libanese, il Dandi e il Freddo – si è già detto tanto. Sicuramente, tre personaggi strutturati magistralmente, a partire dalla scrittura fino ad arrivare all’interpretazione. Purtroppo questi riflettori lasciano in ombra un’altra figura di eguale importanza: il Bufalo.
Non stiamo parlando di una mezza comparsata, ma del personaggio che apre e chiude la serie. Eppure sul Bufalo si dice poco, pochissimo.
«A legge sarò lento, ma a sgamà l’infami so’ na spada!»
È un personaggio complesso e oscuro allo stesso tempo. Chiuso e introverso a livello quasi patologico, schivo e scontroso, sembra non provare alcun tipo di sentimento se non una rabbia generalizzata e un estremo slancio di lealtà verso il Libanese. Ed è proprio dal rapporto con il Libano che bisogna partire per scavare nell’animo del bestiale Claudio Sabbatini.
Nel Romanzo Criminale del Bufalo, se c’è un punto fermo quello è proprio il Libanese, che sembra quasi ancorarlo alla realtà. Difatti, quando Claudio inizia a trovarsi sempre più distante dalle idee della Banda (e di conseguenza del Libano) inizia a perdere completamente la ragione. Ne viene fuori il vero Bufalo, degno portatore del suo soprannome. In un climax ascendente, la furia impulsiva di quest’uomo così atavicamente violento cresce fino a esplodere proprio con la morte del suo unico baluardo.
Il Libano sembra quasi essere il suo vaccino contro la follia, come il bromuro a colazione. È l’unico modo in cui Claudio riesce ad avere contatto con la realtà. La sua alienazione sembra dipendere proprio dalla sua semplicità pragmatica nel vivere la quotidianità, che allo stesso tempo è forza e debolezza. È da questa sua indole che si irradia la fedeltà viscerale verso il suo unico vero amico, ma è anche a causa del suo essere lento a legge che i rapporti con la Banda iniziano a incrinarsi.
Il Bufalo sembra non stare al passo con gli altri, sembra voler rimanere attaccato al suo precedente ecosistema, quasi paralizzato davanti al nuovo.
Saranno proprio gli accordi con il Sardo – fortemente ostacolati da Claudio – a far quasi crollare anche la sua lealtà nei confronti del Libano. A farlo desistere dal ritornare ai piccoli furti è il Freddo, il secondo (e ultimo) essere umano con cui il Bufalo sembra avere un rapporto.
Da quel momento in poi una spirale di violenza sembra sopraffare lui e chi gli sta intorno. Così, la morte del Libano non è altro che la goccia che fa traboccare il vaso. Spargendo sangue in ogni dove, l’unico fine del Bufalo diventa la vendetta. La vendetta che si concretizza anche nel desiderio persistente di uccidere il Dandi.
Infatti se da un lato abbiamo il Libano e il Freddo, dall’altro c’è il Dandi con il quale – nonostante l’amicizia d’infanzia – sembra proprio non avere alcun tipo di feeling. Le differenti ambizioni e le divergenze nel vivere quotidiano segnano dei solchi profondi nel loro rapporto, che diventa via via sempre più conflittuale. Mentre il Dandi sembra mantenere una certa indifferenza, degna del suo essere narcisista e menefreghista, il Bufalo ne fa una questione personale di vita o di morte.
Sarà proprio il rancore nei confronti del vecchio amico a farlo evadere dall’ospedale psichiatrico per compiere la sua missione più importante: concretizzare il suo desiderio di vendetta.
Ma, nell’esatto istante in cui i proiettili trapassano il corpo del Dandi, il Bufalo rimane solo al mondo segnando la sua condanna a morte.
Questa predestinata solitudine sarà la causa della sua fine. Sarà l’epilogo di una vita vissuta ai margini di una Roma – e di una società – che lui e la Banda avrebbero voluto dominare. Ma Roma, si sa, non vuole e non ha mai voluto padroni.
Il Bufalo incarna l’essenza del vivere in un Romanzo Criminale, dove il desiderio di potere e l’ambizione ti sputano in faccia e ti spogliano dei quattro stracci che hai addosso.
Con il ritorno in un mondo che non solo lo ha dimenticato, ma lo uccide a sangue freddo, si chiude una pagina già destinata a una fine cruenta. Allo stesso tempo la morte, per il Bufalo, diventa però l’unico modo per ricongiungersi a quella realtà che lo ha accolto e a suo modo imprigionato, tra amici e nemici di sempre.