Il Libanese è stato il primo motore di Romanzo Criminale. Era il vero leader della Banda della Magliana, l’unico in grado di mettere insieme più batterie a Roma, l’unico probabilmente con una prospettiva che andasse al di là del singolo colpo, dell’arricchimento effimero che dura per un po’, per poi rigettarti nella mischia insieme al resto dei pesci.
Il Libano non era niente di eccezionale in fin dei conti, se non per un singolo, minuscolo e fondamentale dettaglio: aveva un sogno. Non si poteva più permettere di prendere ordini da chicchessia, non aveva più intenzione di arrabattarsi con quel che trovava, di arrangiarsi vivendo alla giornata. Il Libanese all’inizio di Romanzo Criminale ha una prospettiva di lunga durata: guarda al di là del momento ed elabora il suo piano di conquista.
In fin dei conti il compito di un vero leader non è di essere eccezionale ma di riuscire a catalizzare intorno a sé individui eccezionali. Deve essere capace di scegliere gli uomini migliori, metterli insieme e valorizzarne i punti di forza per ottenere il risultato migliore. Ed è esattamente ciò che ha fatto il Libanese.
Dandi entra nella vita del Libano facilmente, fin da pischello, ed è sempre stato accanto al suo amico di tutta la vita, al suo socio, al suo re. L’ha seguito, ma l’ambizione del Dandi è sempre stata qualitativamente diversa da quella del Libanese: il Libano voleva essere libero, il Dandi voleva il potere.
E poi arriva il Freddo.
In un mondo di cieca ambizione e di sete di potere, diventa fondamentale qualcuno che metta equilibrio, che metta razionalità laddove passione e ambizione la fanno da padrone.
Ed è forse questo ciò a cui si riferiva il Libano quando disse a Dandi, in quella sgangherata roulotte, che forse avevano trovato quello giusto. Ci voleva quello giusto, ci voleva la terza gamba del treppiede per fare ciò che nessuno prima aveva mai osato: pijarse Roma.
Questa banda – questa squadra di re – conquista Roma. Ma il tempo passa, l’ambizione cresce, ed esattamente come accadde per l’Urbe, quanno sei arrivato in cima puoi solo scenne.
Il Libano muore, lasciando una pesante eredità ai suoi secondi e il treppiede traballa nel momento in cui perde la prima delle tre gambe.
Dandi eredita il potere mentre il Freddo si ritrova tra le mani il peso di quella responsabilità.
Il primo era l’unico adatto a un compito che ormai era diventato troppo anche per il Libanese. Mafia, Camorra e servizi segreti deviati avevano scelto, avevano eletto il re in grado davvero di gestire quel potere, e il Dandi mette da parte il pischello, sprofondando in quel lato oscuro che aveva soffocato solo in nome di un’amicizia per cui ne valeva la pena, l’unica per cui ne valesse la pena. Mentre il Freddo mette ordine nella banda mettendoci troppo cuore e poca testa, il Dandi getta le basi per il suo impero.
Tuttavia qualcosa continua a legarlo all’unico che può considerare alla sua altezza, l’unico a cui è legato da sincero affetto. La nemesi, il socio, l’altro volto di se stesso, ciò che forse avrebbe dovuto essere, ma per cui non ha mai avuto la forza necessaria.
Il Freddo era il solo legato così tanto al Libanese come lo era il Dandi, ed era l’unico che in fin dei conti poteva ricordargli chi era stato e che cosa aveva fatto per diventare re.
La vita ci cambia, ci trasforma in chi non avremmo mai potuto credere di diventare. E andando avanti lasciamo indietro un passato pieno di ricordi, di rimpianti e di persone che hanno costruito insieme a noi la nostra vita, ma che ormai fanno parte del passato, di quel Romanzo Criminale che ormai non esiste più.
Il Dandi non avrebbe mai ucciso il Freddo, così come il Freddo non avrebbe mai potuto uccidere il Dandi, sebbene quella pistola gli fosse stata messa in mano con quell’unico scopo, per liberare il mondo da un passato che non aveva più senso di esistere.
Dandi e Freddo sono gli ultimi rimasti di un antico retaggio, di una vecchia scuola, di un vecchio tipo di delinquenza che nella caduta del Muro vede la sua fine. In un mondo in cui la realtà si fa sempre più crudele, non c’è più spazio per un Romanzo Criminale.
Insieme erano i due volti del Libano: insieme erano una perfetta combinazione di ambizione, passione, razionalità e, in un certo qual modo, di giustizia. Tuttavia Dandi è venuto a patti col diavolo, rinunciando a quell’antico patto, quell’antico indissolubile patto di libertà cui il Freddo ha dedicato la sua vita e per cui ha rinunciato a tutto.
Il Dandi ha scelto ancora una volta il potere, il Freddo la libertà.
Un ultimo incontro, un ultimo atto per dare una voce vecchia agli amici rimasti vivi. Ma gli amici sono tutti morti e i morti vanno lasciati stare.
Dandi ha venduto l’anima e la vita per il potere, ma poi si sveglia ed era tutto lì, ormai privo della passione di un tempo. E il Freddo infine si arrende: voleva essere libero sì, ma alla fine libero da che cosa?