Sono una ferma sostenitrice dell’importanza di recuperare i grandi classici della serialità. A volte ce li perdiamo perché al momento della diffusione non gli diamo l’importanza che meritano, o perché pensiamo che il genere non faccia per noi. Altre volte, più semplicemente, perché sono usciti una vita fa, quando eravamo troppo piccoli o addirittura non eravamo ancora nati. Io ho ancora una lista di serie giganti che non ho visto e che mi vergogno di non aver visto, un elenco capitanato da Twin Peaks che contiene Peaky Blinders e Better Call Saul, per dirne giusto un paio. Ma rinunciare a una serie solo perché non l’abbiamo seguita dal momento zero è un peccato al quale siamo sempre in tempo per rimediare. Anche la lista delle serie recuperate contiene bei titoloni, da Game of Thrones a The Office. E recentemente ha fatto capolino una grande serie italiana: Romanzo Criminale.
Vi starete chiedendo cosa ci faccia questo titolo in un paragrafo che ne contiene alcuni tra i più conosciuti a livello internazionale. La verità è che per anni mi è rimbombato nelle orecchie senza che io avessi idea della storia che c’è dietro. Ne ho sentito parlare parecchio e da adolescente ho cantato “Stavo col Libanese quando sotto casa gli hanno sparato” senza assolutamente capire il riferimento. E certo, sarebbe stupido ignorare il fatto che il livello delle serie americane che ho citato è molto diverso da quello di una serie nata e cresciuta a casa nostra nei primi anni Duemila, ben prima che colossi come HBO cominciassero a notare le nostre produzioni. Ma il punto è proprio lì: se la serialità italiana ha fatto un gran balzo avanti in tempi recenti, lo dobbiamo anche a qualche serie del passato. Lo dobbiamo anche a Romanzo Criminale.
Romanzo Criminale: un nuovo paradigma della serialità crime
C’è chi storce il naso quando si parla di serialità italiana, e una parte di me riesce a capirlo. Per quanto io adori follemente il trash, I Cesaroni e CentoVetrine non sono proprio progetti di cui vantarsi quando parliamo di serie potenti, impegnate o anche solo significative. Eppure, fare di tutta l’erba un fascio e ignorare anche ciò che della nostra industria seriale ha davvero valore mi sembra un peccato grande almeno tanto quanto quello di non recuperare le serie cult che ci siamo persi. E se c’è un sottogenere che negli ultimi anni ha fatto passi avanti più grossi degli altri nel nostro Paese, questo è la serialità crime. Che poi ci piaccia o meno, che sia rappresentativa o meno, è un altro discorso. E della serialità crime, così come la conosciamo oggi, Romanzo Criminale è capostipite.
Di prodotti d’intrattenimento che raccontano la storia di personaggi appartenenti alla malavita organizzata ne è pieno il mondo. Per la vastità del fenomeno nel nostro Paese e per la familiarità che abbiamo con esso, in Italia i film e le serie che ne hanno portato sugli schermi le vicende sono parecchi. Molti non sono degni di nota. Ricordo L’onore e il rispetto, che dal 2006 al 2017 è stato una sorta di raccoglitore di cliché in salsa siciliana, con una recitazione mediocre e accenti a dir poco caricaturali. Torna anche Squadra Antimafia – Palermo oggi, che ha cominciato con tutta la buona volontà ma poi ha perso totalmente se stessa. Non rinnego di aver apprezzato le prime stagioni di entrambe in pieno fermento adolescenziale. Ma più ci ripenso, più mi accorgo di quanto a queste serie mancassero profondità e stile narrativo, coerenza e passione. Ma soprattutto, sincerità.
Con Romanzo Criminale però le cose hanno preso una piega diversa e anche il genere ha cominciato a essere qualcosa di nuovo.
La trama è intensa e mai banale, non reale ma sicuramente realistica. Il Libanese, il Freddo e il Dandi sono protagonisti, insieme a tutti gli altri membri della loro banda, di un’ascesa incredibilmente rapida e per questo altrettanto pericolosa nel sistema – perché di un sistema si tratta – della criminalità romana. Partendo dal niente, decidono di unire due gruppi di quelli che ai piani alti considerano degli scappati di casa e di fare un colpo enorme, un rapimento che li porta di lì a poco ad avere tanti soldi, altrettanti affari e soprattutto tantissimo potere. Ma la vera forza di Romanzo Criminale non sta solo in quella delle sue vicende e dei suoi personaggi costruiti divinamente. La vera forza della serie sta nella profondità con cui questi elementi vengono raccontati.
Romanzo Criminale racconta i suoi protagonisti, li approfondisce e li espone al giudizio di chi li guarda agire. Libano diventa nel corso delle puntate sempre più paranoico e ossessionato, ma è la stessa persona che crede – sbagliando – di fare tutto per sua madre. Freddo non si fa scrupoli a uccidere ma ha comunque voglia di crearsi una vita nuova, diversa, lontana. Dandi porta avanti un atteggiamento possessivo nei confronti di Patrizia, in più di un’occasione non ho paura di dire viscido, ma è anche un ragazzo che non ha mai imparato il vero senso delle relazioni. La banda spara a sangue freddo, traffica droga, pugnala, eppure è composta dagli stessi uomini che decidono di dare l’ultimo saluto a un amico mangiando la sua pasta preferita sulla sua bara. Sono persone rese nella loro complessità. Una complessità certamente marcia, delirante, problematica, ma mai messa da parte.
È chiaro come il sole agli occhi di tutti quanto siano sbagliate le azioni che i ragazzi della banda portano avanti.
Sono criminali, assassini, portano avanti giri di droga e fregano anche le famiglie più povere pur di ottenere ciò che vogliono. Non si fermano davanti a niente e a nessuno. Diventano sempre più prigionieri delle loro stesse idee ma anche delle paure più profonde, che non vanno via neanche se sei “il nuovo Re de Roma”. Ti portano ad agire come mai avresti pensato di fare, che tu sia dalla parte giusta o da quella sbagliata della storia. Sarebbe paradossale e forse anche paraculo da parte mia dire che Romanzo Criminale umanizza i suoi protagonisti fino a farci perdere il concetto di bene e di male. Sia mai, nella serie il bene e il male esistono. Ma tra le cose che questa ci ricorda, c’è anche il fatto che dalla prospettiva di qualcun altro questi concetti possono assumere nuovi significati.
Romanzo Criminale è una prima volta nella serialità italiana. È la prima volta in cui questo livello di profondità viene dato in mano a criminali di professione. E non è un caso che a credere nella serie sia stata proprio Sky, che qualche anno dopo ha dato vita a uno dei grandi eredi di Romanzo Criminale: Gomorra. Ma a differenza di quest’ultimo, la serie in questione ci parla non solo dell’ascesa e della discesa della banda nell’inquietante mondo della malavita, ma anche del mondo che la malavita la combatte, anch’esso pieno di interessi e problematicità.
Ma ci parla anche del nostro bisogno di fare sempre di più, di avere sempre di più, e dell’incapacità di dire basta. Vediamo negli atteggiamenti dei personaggi poche delle nostre virtù e molti dei nostri vizi. E così facendo riscopriamo una parte – per fortuna non totalizzante – di ciò che siamo e di ciò che storicamente siamo stati.
Eh sì, perché Romanzo Criminale racconta anche un pezzo di storia italiana.
La serie è tratta dall’omonimo romanzo dell’ex magistrato Giancarlo De Cataldo. Si tratta di un racconto della condizione dello Stato e della criminalità – nonché dei rapporti che intercorrevano tra loro – nell’Italia degli anni Settanta. Freddo, Libano, Dandi e tutti gli altri sono ispirati ai membri della banda della Magliana, attiva principalmente a Roma tra gli anni Settanta e Novanta. Personaggi dunque non reali, ma sicuramente verosimili. Attraverso di loro, Romanzo Criminale ci racconta di un Paese molto diverso da quello contemporaneo, ma anche in pieno fermento. Riviviamo gli anni di piombo, il rapimento di Aldo Moro, la strage di Bologna, gli scontri tra gruppi politici e quelli tra manifestanti e polizia. Riviviamo ciò che siamo stati, un periodo che guardiamo come se fossero passate ere geologiche.
Ma si sa, la storia è ciclica, e il ciclo ricomincia anche quando meno ce lo aspettiamo. Anzi, forse proprio quando meno ce lo aspettiamo. E se riguardare ciò che siamo stati può essere un modo per evitare di ricadere negli stessi errori e nelle stesse trappole di un tempo, a maggior ragione vale la pena farlo non solo attraverso la storia in sé, ma anche grazie al filtro di prodotti che del nostro giudizio della storia sono il frutto. E allora i tecnicismi, l’impostazione narrativa, i personaggi e la trama non sono gli unici elementi per i quali guardare o recuperare Romanzo Criminale oggi è la scelta giusta. Anche il contesto conta. E chissà che dare uno sguardo ai noi del passato non ci aiuti a riflettere un po’ sui noi del presente.