Con le parole di Vasco si conclude dopo poco meno di quindici anni dal suo inizio la storia di Romanzo Criminale: la storia di ragazzi sbandati, perduti, che hanno condiviso avventure, carcere, parole, violenza. Ragazzi che volevano essere liberi. Nel modo sbagliato.
La prima banda di Roma è nata da un’idea semplice: Roma non vuole padroni. E così fu stipulato un patto che avrebbe legato i componenti della banda imprescindibilmente fino alla fine dei propri giorni. Quei ragazzi perduti hanno deciso di condividere la propria vita, ma presto avrebbero dovuto comprendere che condividere la vita significava inevitabilmente condividerne anche la fine.
Ci fosse stato
Un motivo per stare qui
Ti giuro sai
Sarei rimasto sì
Son convinto che se
Fosse stato per me
Adesso forse sarei laureato
E magari se lei
Fosse stata con me
Adesso
Sarei sposato
Alla fine ci si ritrova sempre a fare i conti con i “se“, e i “se” sono quei bastardi che un po’ ti uccidono dentro. Una semplice scelta è in grado di cambiare un intero destino: nella vita esistono quei punti di svolta, quei crocevia fondamentali che distinguono ciò che siamo da ciò che saremmo voluti essere. E tutti noi dobbiamo fare i conti con quei demoni che intersecano le nostre strade, ciascuno di noi in fin dei conti è semplicemente quel che è, e certe decisioni sono solo mascherate dal concetto di scelta.
Se fossi stato
Ma non sono mai stato così
Insomma dai
Adesso sono qui
Vuoi sapere che se
Soddisfatto di me
In fondo in fondo non sono mai stato
Soddisfatto di che
Ma va bene anche se
Qualche volta mi sono sbagliato
E quando ci si ritrova a guardare in faccia la realtà che cosa succede? Nell’ultimo episodio di Romanzo Criminale il Freddo ritorna. È fuggito, ma troppo tardi perché si potesse davvero salvare. E se fosse scappato con Roberta quando era il momento? E se l’avesse preso quell’aereo per il Brasile? Ma davvero avrebbe potuto andarsene in quel momento?
E così il Freddo osserva quella che doveva essere la sua donna, l’amore della sua vita, la scelta che l’avrebbe salvato.
La osserva e osservando lei e il bambino che tiene tra le braccia, guarda la vita che avrebbe potuto avere, la vita che gli è stata strappata via dalle scelte sbagliate di un mondo sbagliato. Guarda Robertina e contempla un futuro che non è mai stato, rinchiuso in un sogno senza biglietto aereo. E alla fine la scelta giusta il Freddo la fa, ma è troppo tardi e la vita che voleva, la vita che mai avrebbe pensato di meritare, è scivolata via in un continente lontano.
Che cos’è stato
Cos’è stato a cambiare così
Mi son svegliato ed era tutto qui
E sapere che se
Soddisfatto di me
In fondo in fondo lo sono mai stato
Soddisfatto di che
Ma va bene anche se
Se alla fine il passato è passato
E si sveglia il Dandi ed era tutto lì: tutto ciò per cui aveva combattuto e tradito, ciò per cui aveva perso i migliori amici di tutta la vita, ciò per cui in fondo aveva perso se stesso.
Dandi riesce ad ottenere tutto ciò che vuole: lui arriva in alto, prende accordi, tradisce e si sporca le mani, e alla fine vendendosi l’anima dimentica quel primo ancestrale monito di indipendenza. Ma lo spettro del Libanese non lo abbandona mai, e il rimpianto delle scelte sbagliate riecheggia nel fruscío del suo denaro. L’amico di tutta la vita gli indica la strada, così come ha sempre fatto, e lo aspetta, perché il tempo è ormai giunto.
Ha ottenuto la donna, ha ottenuto la ricchezza, ha ottenuto il potere. Ma la vittoria ha un sapore amaro che sa di finzione, qualcosa di pronto a evaporare come l’acqua di un temporale estivo. I debiti vanno saldati e il Dandi è pronto per quel momento che in fin dei conti attendeva da tanto.
Stava aspettando quel momento, soffocando l’attesa nel potere, senza capire di essere una marionetta tra le mani di qualcuno troppo più in alto di lui. Non dovevano essere pupi, non dovevano appartenere a nessuno, ma il Libanese è morto e le glorie del passato con lui. E in quel suo sguardo alla fine le parole di Vasco sembrano concretizzarsi: al termine della sua corsa in Romanzo Criminale, il Dandi ha avuto tutto, ma capisce che la grande soddisfazione non è stata ottenere tutto, ma le battaglie che ha combattuto per arrivare lì dove è adesso.
Ma va bene lo stesso, va bene così, che tanto il passato è passato. E i morti vanno lasciati stare.
Liberi liberi siamo noi
Però liberi da che cosa
Chissà cos’è, chissà cos’è
Finché eravamo giovani
Era tutta un’altra cosa
Chissà perché, chissà perché
Forse eravamo stupidi
Però adesso siamo cosa
Che cosa che, che cosa se
Quella voglia, la voglia di vivere
Quella voglia che c’era allora
Chissà dov’è, chissà dov’è
Romanzo Criminale ci parla della vita, di vite particolari è vero, ma pur sempre della vita nella sua essenza più profonda. E nella vita le cose cambiano, e tutto lentamente si fa sempre più complicato, scelte sempre più difficili e diventando grandi sono sempre di più i ricordi, i rimpianti, gli “e se”…
Ed è del Bufalo quell’ultimo sguardo sulla vita e sul mondo, ma attraverso i suoi occhi rivediamo quelli di tutti gli altri, gli occhi di ragazzi con una vita davanti che nati liberi avrebbero scelto sempre la libertà. La vita ci cambia, e crescendo ci perdiamo così come perdiamo di vista l’esistenza che avremmo voluto, ma la strada di casa è sempre la stessa, e non importa quanto tempo possa passare, quella casa avrà sempre lo stesso odore di fumo, lo stesso rumore di palline di biliardo che si scontrano su un tappetino verde intriso di birra, cenere e droga. Ed erano giovani, ed erano stupidi e con gli occhi pieni di sogni, di desideri di rivalsa e libertà, agognavano al potere di vivere come volevano in un mondo sbagliato.
Ed erano stupidi, e sono diventati più maturi, più grandi, più furbi e potenti, ma quella voglia di vivere che c’era allora se n’è andata a braccetto con la follia perduta.