ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulle due stagioni di Romanzo Criminale
Non è un esercizio semplice provare a individuare un momento specifico in cui, in Romanzo Criminale, tutto è cominciato ad andare alla deriva per i membri della banda. Sappiamo bene che epilogo abbiano avuto i protagonisti della storica serie di Sky, pressoché tutti usciti di scena in modo violento nel finale della seconda stagione, in una sorta di realizzazione dantesca del contrappasso, per cui tutti i crimini della vita sono stati scontati con una morte precoce e beffarda. Uno a uno, i membri della banda sono capitolati in maniera alquanto repentina e, tornando all’esercizio di prima, se vogliamo provare a individuare il momento in cui questa spirale di dissolvimento si è innescata possiamo trovarlo nell’episodio sette della seconda stagione, quello della morte di Sergio Buffoni per mano del Freddo.
Abbiamo una banda sempre più disunita, dove ognuno pensa principalmente al proprio tornaconto e in questa situazione s’innesca la tragedia del Freddo, che vede suo fratello Gigio finire in coma per una dose di eroina tagliata male. Il criminale, dunque, inizia a indagare, perché quella droga viene da qualche altro giro e, scavando, scopre che l’architetto del nuovo traffico è proprio Sergio Buffoni, non solo un membro della banda, ma uno dei componenti della batteria originaria del Freddo e suo amico fraterno. In una sequenza entrata a pieno titolo tra le più intense della serie, il personaggio interpretato da Vinicio Marchioni porta l’amico a Fiumicino, dove da giovani i due si recavano a vedere gli aerei spiccare il volo, e, dopo un intenso discorso, lo uccide, vendicando così a suo modo Gigio, ma segnando, inesorabilmente, la fine per il resto della banda.
Il punto di non ritorno
Questo è uno dei più classici punti di non ritorno, probabilmente quello per eccellenza in Romanzo Criminale secondo solo alla morte del Libanese. Si tratta, però, di un passaggio ancora più decisivo, perché se la morte del capo ha segnato una grande fase di transizione, questo passaggio apre definitivamente alla sconfitta della banda, che si consumerà da lì a pochissimo. La situazione, in realtà, era già abbastanza tesa e il futuro dell’organizzazione criminale prometteva ben poche luci, eppure questo momento è il primo in cui un membro della banda ne fa fuori direttamente un altro. È la prima spaccatura fisica, per così dire, il primo vero scontro con le conseguenze più tragiche.
Le ostilità erano già apertissime: il Dandi era praticamente fuori dalla banda, il Bufalo cercava in ogni modo di ucciderlo e il Freddo era alla ricerca di un modo per uscire dal giro. Tuttavia, ogni conflitto era rimasto solo allo stato potenziale, fino alla morte di Sergio Buffoni, fino a quell’omicidio in un posto così significativo, dove da giovane il Freddo sognava di spiccare il volo e dove invece si è trovato a fare i conti col peso della realtà, col tradimento di un amico e con le conseguenze di un gesto estremo.
Da quel momento tutto, in Romanzo Criminale, va alla deriva
Abbiamo scelto questo come punto di non ritorno per Romanzo Criminale, perché da qui in poi, tutto quanto ha iniziato ad andare alla deriva senza soluzione di ripresa. Le fratture si fanno sempre più grandi e la banda, ormai ampiamente sconfitta, si rompe definitivamente. Ruggero rimane chiaramente scioccato dalla morte del fratello e giura di vendicarlo. Anche Fierolocchio ne esce enormemente colpito e chissà che proprio in quel momento, vedendo due dei suoi più cari amici farsi fuori e un terzo pronto alle ostilità, ha avuto origine il suo grande tradimento, quando in prigione ruberà la libertà di Scrocchiazeppi e fuori gli prenderà la vita, intessendo una relazione con Angelina.
Dalla morte di Sergio Buffoni, ogni cosa in Romanzo Criminale deflagra e, nei rimanenti tre episodi, non ci resta che assistere allo spargimento dei piccolissimi pezzi in cui si è frantumata la banda. Come se fosse la cronaca di una fine annunciata. Abbiamo parlato del processo, col tradimento di Fierolocchio e l’assoluzione del Dandi, poi però la resa dei conti arriva per tutti: da Scrocchiazeppi a Ruggero Buffoni, invischiati fatalmente nelle trame del passato, fino alle esecuzioni dello stesso Dandi e del Freddo e, col ritorno al futuro, alla morte del Bufalo, vero e proprio requiem finale per la banda della Magliana.
La fine per i protagonisti di Romanzo Criminale arriva, febbrilmente, negli ultimi episodi, quasi per tutti proprio in quello conclusivo. Come detto, si può ricondurre la deriva generale, che ha portato alla sconfitta di ogni singolo personaggio della serie di Sky, proprio al momento che abbiamo messo al centro di questa trattazione, all’episodio 2×7, a suo modo uno dei più importanti di tutta quanta la produzione italiana.
Romanzo Criminale e le profezie
Questo ragionamento intorno alla morte di Sergio Buffoni e alle conseguenze che ha innescato poi sull’epilogo di Romanzo Criminale favorisce tutta un’altra serie di riflessioni, che, con uno sguardo posteriore sul racconto, permettono anche di individuare delle “profezie” che, da subito, potevano far immaginare il destino della banda. Tutta la seconda stagione è il racconto di un inesorabile declino dell’organizzazione criminale, che con la morte del Libanese esaurisce il collante e questi sviluppi portano alla realizzazione di una serie di avvertimenti che i criminali avevano ricevuto a più riprese durante la prima stagione.
In diversi momenti è stato ribadito il concetto che “Roma nun vo’ padroni” per spiegare l’utopia del progetto del Libanese e compagni e, in effetti, sembra quasi che sia stata la stessa Roma, nella seconda stagione, a causare la fine della banda. Nessuno, di base, ha sconfitto l’organizzazione, che si è sconfitta da sola. Il tradimento è arrivato dai suoi stessi ranghi, dal Sorcio che si è consegnato alla giustizia, ma il tracollo ha avuto inizio ben prima, quando i componenti della banda hanno cominciato a guardare al proprio tornaconto, seguendo le tentazioni che la stessa città offriva. Il potere è stato il vero motivo della sconfitta della banda e in effetti il giro di droga alternativo messo su da Sergio Buffoni è sintomo di tracotanza e ingordigia, di quella fame voluttuosa che una città dalle mille possibilità come Roma offre. Alla fine, i membri della banda si allontanano perché ognuno voleva più potere: potere di comandare come nel caso del Dandi, potere di decidere della propria vita come per il Freddo, o potere di vendicarsi di un amico come per il Bufalo. In ogni sua sfumatura, il potere è ciò che ha messo contro i criminali e quel potere era a disposizione perché Roma lo offriva, allestendo la più classica delle trappole.
Così, dunque, possiamo legare la morte di Sergio Buffoni, vittima della sua stessa incapacità di accontentarsi, all’inizio della fine della parabola della banda, che sarà incapace di riprendersi definitivamente da quello shock e si disgregherà irrimediabilmente. La potenza, una delle sue tante manifestazioni, di Romanzo Criminale, sta nel rendere perfettamente armonica questa dissoluzione, mandando tutto alla deriva proprio allo stesso modo in cui tutto è cominciato: insieme.