Tutto il resto è noia è forse la canzone che più ci è rimasta impressa di Romanzo Criminale, fin dalla performance del Dandi nella vasca da bagno nel primo episodio della prima stagione.
Una canzone, una musica, così come un profumo o un sapore sono in grado di ricondurci attraverso il tempo e lo spazio, portandoci in luoghi a metà tra i nostri ricordi e la più fervida immaginazione, e così, anche se non è la sigla di questa Serie, inevitabilmente Tutto il resto è noia ci trascina negli anni ’70, a quando tutto è cominciato. A prima che i sogni venissero corrotti dalla realtà.
La cosa più bella e rassicurante in una Serie Tv come in un film è che niente viene mai lasciato al caso, e così vale anche per la colonna sonora, soprattutto per quanto riguarda Romanzo Criminale. Durante tutta la Serie avviene un’evoluzione della musica che rispetta pedissequamente il trascorrere degli anni, dalla fine degli anni ’70 fino al 1990. E tutte le canzoni in questione ci trascinano, come è ovvio che sia, in un turbine di emozioni, costringendoci a entrare in empatia con i protagonisti. Ma ci sono delle canzoni cardine, fondamentali per carpire il significato di quella vita, quella vita folle, fuori dagli schemi e ben oltre il limite della legalità.
Tutto il resto è noia racchiude in sé lo spirito e l’essenza della scelta di vita della banda in Romanzo Criminale, la scelta del Libanese che ne è forse il primo grande protagonista, ma tra tutti i componenti la possiamo vedere concretizzarsi soprattutto nella figura del Dandi.
È una canzone disillusa, che si fa beffa della normalità, della vita quotidiana di ciascuno di noi, passata tra gli affanni del cuore, dell’amore e del desiderio della carne. E forse anche la banda stessa si fa un po’ beffa di noi: perché accontentarsi di una vita che non porta da nessuna parte? Perché affaticarsi, e farsi manipolare da qualcuno di più in alto? Il Libanese è guidato tanto da un desiderio di vendetta nei confronti del Terribile, quanto da un bisogno di rivalsa nei confronti della vita che con lui, con sua madre e con suoi compagni non è stata particolarmente generosa. Il Libanese vuole vivere appieno questa esistenza senza accontentarsi del quotidiano affanno.
Perché limitarsi alla normalità quando puoi avere tutto?
Sì, lo so il primo bacio
il cuore ingenuo che ci casca ancora
col lungo abbraccio l’illusione dura
rifiuti di pensare a un’avventura
Il Terribile ha trasformato il Libanese nel criminale in grado di unire le batterie di Roma. Pietro Proietti ha guardato in quell’abisso, e proprio attraverso il suo nemico ha trovato la propria strada. Il Terribile ha dato al Libanese le armi per il rapimento del barone Rosellini, ed è con quel rapimento che si sancisce l’atto di nascita della Banda e l’inevitabile destino di questo Romanzo Criminale.
Il primo bacio di un cuore ingenuo con grandi sogni di gloria.
Tuttavia quello era solo il principio, uno stato embrionale che aveva bisogno di tempo per accumulare le forze sufficienti, e come in un rito di passaggio il giovane deve affrontare il vecchio per passare all’età adulta. E così il Libanese deve eliminare colui che l’ha reso ciò che è per assicurarsi il posto all’interno del firmamento della criminalità.
La prima sera devi dimostrare
che al mondo solo tu sai far l’amore
sì, d’accordo ma poi…
E per questo il Libano deve dimostrare di essere, insieme alla sua banda, l’indiscusso padrone di Roma. Tutto il resto è noia l’abbiamo sentita quando tutto era ingenuo, coraggioso e folle, privo ancora di un piano razionale e di un obiettivo. E la sentiamo nel momento più alto della Banda, nel momento in cui elimina il grande rivale. L’apice di un percorso che di lì a poco avrebbe subito l’inevitabile tracollo. Con la morte del Terribile si incorona il nuovo re di Roma, che però sarebbe stato sordo alle parole premonitorie del Freddo: guarda che quanno sei arrivato in cima poi solo scenne.
Tuttavia il Libanese non sarebbe stato l’ultimo re di Roma: il suo successore è proprio lì, al suo fianco, destinato volente o nolente a sancire la fine del suo re. E non è un caso che sia proprio il Dandi a cantare per primo la canzone simbolo di Romanzo Criminale.
Lui in principio non riesce a vedere ciò che nella mente del Libano è già realtà. Ed esattamente come sarà nell’arco di tutta la Serie, Dandi segue le orme del suo amico, del suo mentore, del suo esempio. Un fratello maggiore che gli indicherà la strada fino alla fine dei suoi giorni.
Sì d’accordo il primo anno
ma l’entusiasmo che ti resta ancora è brutta copia di quello che era
cominciano i silenzi della sera
inventi feste e inviti gente in casa
così non pensi almeno fai qualcosa
sì, d’accordo ma poi…
La musica però cambia nella seconda stagione.
Il nuovo re prenderà il posto del primo, ma che fine ha fatto l’entusiasmo dell’inizio? Quell’energia, quel desiderio dei sogni che furono viene dissipato dalla realtà, e il Dandi vincendo la partita perde tutto. E alla fine lui lo sa. Ed è pronto a saldare il suo debito.
Nella sua sete di potere e ricchezza, Dandi è il migliore a giocare le proprie carte, ma scende a patti e si trasforma in una marionetta, un pupo, come diceva il buon vecchio Don Vito Corleone, tra le mani di qualcuno troppo più in alto di lui. Tuttavia è il Dandi stesso che si costruisce la propria fine, e si prepara ad affrontarla. È fuggito dalla quotidianità di una vita normale per tutta la sua esistenza, ma solo per ricadere in un diverso tipo di noia. Il Dandi è il primo a cantare la canzone, e come una maledizione quelle parole lo perseguiteranno e lo prenderanno per mano alla fine dei suoi giorni.
La realtà ha corrotto il sogno di un tempo, il sogno di una giovinezza fuggita via e distrutta dal tempo implacabile. Il Dandi ha vinto tutto, sì d’accordo ma poi…
Tutto il resto è noia
no, non ho detto gioia, ma noia, noia, noia
maledetta noia