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Romanzo Criminale vs 1992: 5 motivi per cui la prima ce l’ha fatta e la seconda (purtroppo) non ci ha neanche provato

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Confrontiamo Romanzo Criminale e 1992 per scoprire pregi e difetti di due ottimi prodotti seriali made in Italy.

Nell’epoca d’oro delle Serie Tv, in cui vi sono almeno un paio di nuovi prodotti vincenti all’anno da tenere sotto la lente d’ingrandimento, il nostro bel paese (fortunatamente) non resta solo a guardare e ad ammirare le grandi produzioni estere. Nel tempo infatti le produzioni italiche, probabilmente risentendo un po’ dell’aria buona che tirava da oltreoceano, non hanno solo migliorato la qualità tecnica delle proprie opere, hanno anche trovato il coraggio di raccontare storie amare, in cui c’è una verità incontrovertibile, netta, chiara e con audacia ma soprattutto con un background teorico e tecnico da non temere confronti. La sensazione che si è assaporata con tanto stupore in questi anni è che finalmente, a capo di produzioni italiane di un certo livello, ci siano persone con competenze di un certo livello.

Nel cinema abbiamo assistito in parte a questo cambiamento: dal supereroistico ‘Lo chiamavano Jeeg Robot’ (2015) al drammatico/sportivo meglio eseguito degli ultimi anni, almeno in Italia, ‘Veloce come il vento’ (2016) passando attraverso commedie brillanti e scritte in modo intelligente (Smetto quando voglio del 2014, Perfetti sconosciuti del 2016) e pellicole dalla tematica più profonda, come il recentissimo ‘Il padre d’Italia’ (2017). Questo denota anche una certa ecletticità del “nuovo” cinema italiano che tenta di distaccarsi dall’etichetta del ‘cinepanettonaro’. 10+.

E le Serie Tv?

Romanzo Criminale

Romanzo Criminale di Stefano Sollima, regista che presto debutterà con la sua nuova epopea criminale a puntate: Suburra, (qui tutti gli ultimi aggiornamenti) tratta dall’omonimo romanzo scritto da Giancarlo De Cataldo (già autore proprio di ‘Romanzo criminale’ del 2002) di cui è stata realizzata, da Sollima stesso, una consigliatissima versione cinematografica, presente su Netflix. È forse la mamma delle Serie Tv italiane, considerando che è effettivamente la prima opera a puntate ad utilizzare una grammatica e una struttura propria di una “Serie televisiva” e non della troppo spesso utilizzata “fiction”, tipica della televisione italiana in precedenza.

Successivamente sono uscite: Gomorra (2014-) sempre di Sollima ma di cui in questo articolo non tratteremo e 1992: la “serie su Tangentopoli” (tra un milione di virgolette) che, come si evince dal titolo dell’articolo, è una delle due contendenti del versus di cui tratteremo di seguito, quindi ecco i 5 motivi per cui Romanzo criminale ha sbarcato il lunario mentre 1992 non è arrivato a fine mese e ha sperperato il suo capitale.

1) Il mixing dei temi all’interno del proprio contesto storico

In questo primo punto possiamo sostenere che entrambe le Serie cercano di intrecciare, con le storie dei singoli personaggi, vicende inerenti al contesto storico. Ciò potrebbe risultare scontato, in realtà l’intento di Romanzo criminale è quello di creare una sorta di background, uno sfondo che influenza inevitabilmente le vite dei protagonisti, al cui interno essi si muovono come marionette nelle sapienti mani di Sollima.

Temi come l’amore, l’amicizia, l’odio, la vendetta, il potere, la politica e persino la guerra, in una forma molto personale, sono trattati in modo tale che lo spettatore possa immedesimarcisi naturalmente, affezionandosi a personaggi pressoché negativi, ma dall’aura ammaliante. La resa estremamente positiva di questo background è possibile grazie ad una sceneggiatura che scandisce perfettamente, in soli 22 episodi, lo scorrere del ventennio in cui la storia è ambientata, tra gli anni ’70 e gli anni ’90, e una regia che sin dal primissimo frame ci catapulta violentemente negli anni di piombo.

1992 in questo pecca. Presentarsi come la “serie SU Tangentopoli” e poi di fatto realizzarsi in un’opera solo ambientata nell’anno di Tangentopoli è già di per sé un errore. La vicenda da cui scaturisce la scintilla per la Serie funge sì da sfondo, ma intacca troppo poco le vicende personali dei protagonisti che invece sembrano mossi più da un contesto politico sociale tumultuoso e da dinamiche personali spesso poco accattivanti. Per non parlare del fatto che lo scorrere del tempo, stiamo parlando di un anno in 10 episodi, non è verosimile: è possibile, in un solo anno, passare da ragazza frivola e festaiola a capo d’industria con uno spiccato talento per gli affari e le minacce?                                                                                                                          

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