ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Rome, la serie HBO che andò in onda sulla Rai!!
Era il 2006 e sulla scena televisiva internazionale debuttavano serie come Brotherhood, Dexter e Jericho, mentre in Italia venivano trasmessi i primi episodi de I Cesaroni e de L’Onore e il Rispetto, entrambe andate in onda su Canale 5 e destinate a un grande successo di ascolti presso il pubblico generalista. In questa vetrina di offerte televisive, si inseriva Rome, un piccolo gioiellino della HBO che provava a prendersi la stessa fetta di pubblico proiettandosi sulla Rai e puntando alla prima serata. L’emittente televisiva statunitense non era ancora quella di Game of Thrones, ma aveva già prodotto serie tv di livello come Oz, The Wire, I Soprano e Six Feet Under, mentre stava lavorando anche alla messa in onda di Deadwood, un altro pezzo da novanta molto sottovalutato. Un bel drappello di titoli, dunque, che attestava una differenza abissale tra l’offerta televisiva di casa nostra e quella dell’emittente americana. Malgrado i buoni presupposti però, Rome ha fatto fatica a decollare, non solo da noi in Italia, ma anche negli Stati Uniti.
Di che parla Rome?
La serie HBO ha avuto una storia abbastanza travagliata, sin dal principio. Dopo aver dato il via libera al progetto, e in seguito a una serie di peripezie e rimbalzi nell’assegnazione dei ruoli della troupe, il soggetto venne affidato a Bruno Heller, il creatore di The Mentalist e Gotham, che venne affiancato da John Milius e William J. MacDonald. Rome, prima di arrivare in Italia, venne trasmessa negli Stati Uniti su HBO e in Inghilterra su BBC Two. E già nel Regno Unito non mancarono polemiche sulla licenziosità di alcune scene, che furono oggetto di pesanti critiche. Le stesse che, qualche anno più tardi, si ripresentarono anche per un altro dramma storico come Versailles. Rome è la storia dei travagliati anni del trapasso tra la Repubblica romana e l’inizio dell’Impero. La HBO ha prodotto due stagioni, coprendo complessivamente un arco temporale che va dalla morte di Vercingetorige all’ascesa di Ottaviano. In mezzo, ci sono gli ultimi anni di vita di Giulio Cesare, la sua morte in Senato, le guerre civili, la contrapposizione tra le ambizioni di Marco Antonio e quelle del giovane Ottaviano, la fine dei conflitti e l’inizio di una nuova era nella storia della Roma antica. In questo quadro storico, si inserivano le vicende personali del centurione Lucio Voreno (Kevin McKidd) e del soldato Tito Pullo (Ray Stevenson), due personaggi tra loro diversissimi che si troveranno a sbrogliare le grandi macchinazioni politiche dietro la guerra civile romana e a gestire contemporaneamente i loro affetti personali.
La produzione di Rome fu una delle più costose all’inizio degli anni Duemila: il budget della prima stagione della serie si aggirava intorno ai 110 milioni di dollari per la realizzazione di dodici episodi. La maggior parte delle scene venne girate a Cinecittà e il set di Rome è rimasto un luogo di attrazione per curiosi e appassionati che, fino a poco tempo fa – prima che un incendio ne distruggesse buona parte -, hanno avuto la possibilità di visitarlo. Ma la resa finale dello show HBO è valsa l’investimento che è stato fatto a monte? La risposta è controversa e va contestualizzata. La serie si aggiudicò due nomination ai Golden Globe, per la miglior serie drammatica e per l’interpretazione di Polly Walker, che ha vestito i panni di Azia, la cinica e spregiudicata madre di Ottaviano e nipote di Giulio Cesare, che tanto ha influito nelle trame politiche di quella particolare fase storica. Nonostante la buona fattezza della serie però, Rome è andata incontro a critiche e a un progressivo calo di ascolti che ne hanno stroncato la prosecuzione. Il progetto originale prevedeva infatti la realizzazione di cinque stagione, per coprire un arco temporale che, dalla morte di Giulio Cesare, arrivasse fino all’incendio del Colosseo, circa un secolo più tardi. La HBO fu però costretta a bloccare la produzione della serie alla seconda stagione, per altro assai deludente rispetto alla prima.
Il motivo della cancellazione?
Rome è una serie che probabilmente si è trovata al posto giusto, ma nel momento sbagliato. Le grandi produzioni della HBO avevano puntato fino a quel momento principalmente sul genere crime, riscuotendo grande successo. Il period drama sulle vicende della Roma antica si proponeva invece di trasporre sul piccolo schermo tutta la grandiosità delle produzioni cinematografiche, senza considerare che la presa sul pubblico generalista era minore. Inoltre, una seconda stagione meno coerente rispetto alla precedente, ha convinto la produzione a bloccare il progetto. In Italia, Rome ha debuttato il 17 marzo 2006 su Rai 2. Ma, per ambire alla prima serata, dovette passare attraverso il vaglio della censura. Le scene di sesso, i nudi integrali, la violenza e il sangue convinsero i vertici Rai ad ammorbidire la pillola, presentando al pubblico una versione edulcorata della serie. Il linguaggio scurrile venne mitigato dal doppiaggio, mentre intere scene vennero cancellate o tagliate, privando lo show del suo taglio crudo e realista.
Le parolacce, i nudi frontali maschili, le sequenze di stupri e violenze vennero completamente eliminate per poter consentire allo show di accedere alla prima serata. Rome tornò sui teleschermi italiani nel 2009, stavolta nella sua versione originale. Lo show HBO fu però relegato su Rai 4, dove la fetta di pubblico era di gran lunga minore rispetto a quella dei primi canali della televisione pubblica. Questa mossa, forse tardiva, non fu particolarmente vantaggiosa per Rome, che è stata riscoperta solo di recente con la sua messa in onda sui servizi di streaming. Attualmente, lo show HBO è disponibile su Sky On Demand e NOW con le sue due stagioni integrali. Per gli appassionati del genere è una bella notizia, perché si tratta di una serie che riesce a trasmettere tutta la magnificenza della sua idea di base. E approdando sui canali di streaming, riesce a rivolgersi ad un pubblico selezionato. Ma l’impressione è che il suo momento sia ormai passato e che il prodotto sia stato ormai superato. Purtroppo, verrebbe da aggiungere.