Esiste una frase capace di farci tremare di paura. Sono solo tre parole, ma unite sono capaci di terrorizzarci: è stata rinnovata. Ecco. Questo è l’esatto momento in cui cominciamo a sudare freddo. La Serie Tv che abbiamo amato, adesso, ha la possibilità di macchiarsi, di rovinare quello che ha fatto fin adesso, ciò che ci ha permesso di amarla e apprezzarla. In questo senso, Netflix dovrebbe sicuramente cercare di stare più attenta, prestare più attenzione ogni volta che rinnova qualcosa che funziona. Perché a volte, ovviamente non sempre, qualcosa che funziona riesce a dirci tutto durante il suo esordio, senza alcuna necessità di tornare e ripetersi, o contraddirsi. In questi casi va ricordato un fatto ovvio: perpetuare il successo iniziale non è qualcosa di scontato. Il telespettatore ha la possibilità di smettere di guardare ciò che sta guardando se non lo soddisfa, non ha nessun patto di sangue con la serie. Se tornando non rispetta le aspettative, inevitabilmente, sprofonda all’interno del catalogo macchiando la sua perfetta reputazione con dell’inutile ostinazione. Abbiamo visto quanto il pubblico si sia distaccato da grandi serie che, per continuare, hanno barattato la loro qualità con buchi di trama, sottotrame forzate, incoerenze e contraddizioni. Proprio per questo siamo preoccupati per Russian Doll, la Serie Tv andata in onda per la prima volta nel 2019. L’esordio è stato impeccabile, ma adesso dobbiamo dirvelo: siamo preoccupati.
Durante il 2019, dunque, entravamo a tutti gli effetti dentro una storia che – da subito – è riuscita a caratterizzarsi per l’originalità e la genialità. Russian Doll è, infatti, un racconto folle, sregolato, maleducato. Lo comprendiamo dalle piccole cose, dalla trama, perfino dalla voce della protagonista. Se ci pensate, sia tramite il doppiaggio sia tramite la lingua originale, Nadia parla con un’intonazione tale da, a volte, disturbarci. Non è una cosa negativa, è una caratteristica. Nadia è così, come la sua voce: piena di diverse intonazioni, a volte disturbante, impossibile da ignorare. Ma questo è solo un granello di sabbia in mezzo a tutta la spiaggia di Russian Doll. Questo è solo un dei piccolissimi dettagli che caratterizzano la serie.
Russian Doll utilizza il tema del tempo, e del suo loop, per indagare all’interno di una storia che fa della sofferenza, dell’insoddisfazione e della crescita un vero e proprio punto di forza. Durante la prima stagione, infatti, Nadia è costretta a rivivere lo stesso giorno per svariate volte. Questo meccanismo temporale, nonostante la sua follia intrinseca, riesce a svelarsi comunque come un’opportunità. Il loop che si è creato le fa rivivere lo stesso giorno senza mai darle la possibilità di andare avanti, certo, ma al tempo stesso blocca il tempo rendendolo infinito. All’interno di questo Nadia può fare ed essere ciò che vuole e, soprattutto, può goderselo fino all’infinito con tutte le combinazioni del caso. Ed è grazie a questo sfortunato evento che, alla fine, Nadia riesce ad avere più attenzione nei confronti delle persone che gli stanno intorno e di se stessa. Comincia a conoscere il valore del tempo, e comincia a conoscersi in modo sempre più profondo, accettando dei lati che – prima di quel momento – non sarebbe mai stata capace di accettare.
Ed è così che la prima stagione di Russian Doll giunge al termine: promettendo che, qualsiasi follia sia successa, alla fine èservita a qualcosa. E’ chiaro che, dopo una prima stagione così viva e totalizzante, la serie avrebbe anche potuto decidere di non tornare con una seconda. Ma alla fine, si sa, non sempre fare la scelta giusta si rivela una mossa semplice.
Come detto anche qui, la seconda stagione riesce a non far sentire il distacco con la prima. Un fan di Russian Doll può, quindi, approcciarsi a questa senza sudare freddo. Le caratteristiche che ci hanno fatto innamorare sono presenti, e Nadia è sempre la stessa ragazza folle, distratta e incostante di un tempo, ma con qualche consapevolezza in più. Proprio per questo motivo il nuovo loop temporale non la spaventa. E’ lì, ed è pronta a vivere qualsiasi tipo di evento catastrofico: un po’ perché gli è già sopravvissuta una volta, e un po’ perché conserva dentro di sé ciò che le serve per affrontare questa nuova follia.
Come tutti gli esseri umani del mondo, anche Nadia non potrà mai raggiungere una vera e propria soddisfazione. L’insoddisfazione, si sa, è un meccanismo che condividiamo, il loop da cui non saremo mai in grado di tirarci fuori. Nonostante ciò, però, Nadia ha dalla sua parte la consapevolezza di essersi accettata per ciò che è, e questo – purtroppo per noi – non sempre si rivela un’operazione semplice. Ed è con questi presupposti che, carichi, ci imbarchiamo nella nuova stagione di Russian Doll, una stagione folle e piena di adrenalina, ma che non spettina.
Per spiegarci meglio bisogna riprendere quanto detto prima: la seconda stagione di Russian Doll riesce a essere coerente con la prima, riuscendo a non far sentire il distacco tra le due stagioni al telespettatore. E’ coerente. Ha cominciato parlando di un loop temporale, e continua creandone uno nuovo con gli stessi obiettivi del primo. Insieme camminano di pari passo, e il loro passo a due così perfettamente allineato riesce a superare la sfida della seconda stagione. Eppure, in mezzo a tutto questo, esiste un ma, ed è il caso di non sottovalutarlo.
Questa estrema somiglianza tra la prima e la seconda stagione – durante i primi momenti di quest’ultima – ci rende soddisfatti. Non notiamo alcun calo, non notiamo nulla di diverso. Ne siamo contenti, ma solo per un periodo di tempo limitato. Basterà finire gli episodi per comprendere che Russian Doll, effettivamente, non si è rivoluzionata. Ha scelto di tornare nel modo più semplice possibile, stando bene attento a non sbagliare. Ha ricucito ciò che aveva già fatto su una stoffa dal colore diverso, e poi è ripartito da lì. Credeva che rifare la stessa cosa potesse salvarla, ma alla fine questo non ha fatto altro che farla ricadere dentro il suo stesso loop raccontato all’interno della serie.
Durante questa seconda stagione assistiamo, infatti, a un racconto frenetico. Un racconto che non si concede alcuna tregua e che, con gli stessi mezzi utilizzati durante il suo esordio, segue alla lettera quanto detto prima, diventando vittima dello stesso carnefice della serie: il loop. Ricade nello stesso schema non dando al telespettatore nulla di nuovo, non lo spettina. Riusciamo a comprendere cosa abbia deciso di fare per questo suo ritorno, e abbiamo apprezzato l’opera nel suo complesso, ma siamo preoccupati per il futuro. Perché per questa volta, come detto, riusciamo a perdonare questo mancato brivido, ma non so se riusciremo in questa operazione più avanti. Per questo motivo la possibilità che la terza stagione possa tornare fa rabbrividire anche chi ha amato Russian Doll. Si ha il timore che possa tornare con un nuovo loop temporale che però rimpasta sempre quanto già detto e quanto già fatto. Se un cosa del genere dovesse accadere, la serie brucerebbe quanto fatto fino ad adesso. La sua qualità verrebbe citata solo in riferimento alla prima stagione, quella da cui è partito tutto. La seconda e la potenziale terza finirebbero per essere gemelle della prima, e per questo non dotate di una personalità propria.
Non rivoluzionarsi e non aggiungere nuovi tasselli, per una serie, significa addormentarsi, morire un po’. Significa ricopiare lo stesso tema già scritto, e non importa se avrà permesso di prendere il massimo dei voti, avrà sempre bisogno di un’aggiunta capace di dare un nuovo spunto. Russian Doll è uno dei prodotti Original Netflix più interessanti, ma deve stare attenta e dividere il loop della vita reale da quello fittizio. Se confonderà le due cose facendo prevalere il primo, si accorgerà di quanto questo sia più pericoloso. Talmente pericoloso da poter compromettere tutto quello che fatto fino ad adesso.