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La serie animata di Sabrina Vita da Strega è durata troppo poco

Sabrina Vita Da Strega
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Basata sui celebri fumetti di Archie Comics, Sabrina Vita da Strega ha una relazione di lunga data con Hollywood e la televisione. Prima delle serie tv targata Netflix (quel Chilling Adventures of Sabrina che potete vedere su Netflix qui) e prima persino del cartone animato che andiamo a rispolverare oggi, c’è stata infatti un’altra serie tv animata, Archie e Sabrina, prodotta nel 1968 e una serie tv live action andata in onda dal 1996 al 2003. Ecco di quest’ultima, probabilmente la mia generazione ha un ricordo ancora molto vivido. Tra gatti finti, transizioni discutibili ed effetti speciali fatti con Power Point.

Da quella iconica serie tv live action venne prodotto uno spin-off animato che è, appunto, il Sabrina Vita da Strega al centro del nostro articolo. Bella intro non trovate?

Comunque, tornando a noi. Siamo nel 1999. Il live action con protagonista Melissa Joan Hart era arrivato alla sua terza stagione. La macchina televisiva decide allora di produrre un cartone animato spin-off nel tentativo di duplicare il successo ottenuto con la serie. La DiC Entertainment produce una prima stagione da 65 episodi, con la collaborazione di ABC. Torna Melissa Joan Hart ma stavolta come doppiatrici delle zie di Sabrina, mentre il ruolo della protagonista è affidato alla sorella minore Emily Hart.

Al centro della trama troviamo, ancora una volta, Sabrina Spellman, giovane strega che vive a Greendale con le sue eccentriche zie, Hilda e Zelda, e il suo gatto nero parlante, Salem. Nella serie animata la giovane Sabrina è ancora una mezza strega inesperta, più piccola rispetto all’adolescente protagonista della serie madre. Il cartone segue le vicissitudini della dodicenne mentre cerca di destreggiarsi tra la sua vita a scuola e il suo addestramento magico, spesso trovandosi invischiata in situazioni esilaranti e bizzarre. Accompagnata dagli amici Harvey e Chloe, Sabrina deve vedersela con ostacoli magici e non mentre fronteggia una bulla insopportabile di nome Gemini Stone, dalla ricchezza imbarazzante e dall’atteggiamento da Regina George.

Buco nell’acqua o capolavoro incompreso? Cosa rimane vent’anni dopo di Sabrina Vita da Strega?

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Sabrina e il gatto Salem

La formula degli episodi rimane abbastanza identica e ripetitiva: Sabrina si trova nei guai, prova a cavarsela da sola con scarsi risultati, chiede finalmente aiuto, lieto fine e tanti abbracci. Insomma niente di eccezionale o rivoluzionario ma rimaneva comunque una formula vincente che divertiva lo spettatore senza impegnarlo troppo. Le situazioni comiche in cui si trovava Sabrina in ogni singola puntata, spesso causate da incantesimi andati storti o da dispetti di Salem (il sidekick di cui tutti avremmo bisogno), facevano ridere moltissimo sia bambini che adulti. Anche se appariva abbastanza palese come, a dispetto delle sitcom e dell’animazione moderna, Sabrina Vita da Strega fosse ancora pensato per uno specifico range di pubblico: quello dei piccoli telespettatori.

“Everybody’s an individual responsible for their own actions”

– Uncle Quigley

Quasi ogni puntata di Sabrina Vita da Strega, infatti, conteneva messaggi educativi sparsi qua e là e una morale finale con cui si chiudeva l’episodio. Moltissime delle situazioni in cui Sabrina si ritrovava, a causa della sua stessa sbadattaggine o immaturità, la portavano a crescere e a imparare una lezione importante sul mondo attorno a lei. Le stesse identiche lezioni vengono rivolte, quindi, in maniera silenziosa ma precisa, al pubblico di giovanissimi che si approcciava al cartone.

Sono storie ricche di insegnamenti più o meno impegnativi: dall’attraversare guardando sia a destra che a sinistra al non avere fretta di crescere perché la vita da adulti fa schifo. Va bene magari i termini utilizzati non erano proprio questi ma insomma alla fine il punto rimane quello. Così si insegnava a essere gentili, altruisti, rispettosi, liberi e tolleranti. Tutto attraverso la magia e le avventure della giovane strega e dei suoi amici.

Oggi così come ieri, Sabrina Vita da Strega rimane una serie tv animata con un target ben preciso e questo è sempre stato uno dei suoi punti di forza.

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Chloe, Sabrina, Harvey e Salem

Nella sua breve corsa, il cartone ha toccato anche argomenti molto seri e impegnati come i disturbi alimentari, il bullismo, la fama e i social in epoca pre-social. Si, perché tra le puntate più interessanti della breve vita di Sabrina Vita da Strega ce n’era pure uno che trattava l’argomento delle aspettative sociali e delle maschere che indossiamo ogni giorno. Una puntata sicuramente premonitrice dei tempi che stiamo vivendo oggi, in cui basta davvero pochissimo per giudicare una persona senza conoscerla per niente e basandoci su un semplice post IG.

Uno degli aspetti più affascinanti della serie animata, infatti, il vasto e variegato mondo magico presentato, popolato da una miriade di personaggi e creature incantevoli.

Dai folletti ai goblin, dalle streghe alle fate, ogni episodio di Sabrina Vita da Strega introduceva nuove e affascinanti creature ed elementi magici, aggiungendo profondità e fascino all’universo della serie. Questa ricchezza di dettagli contribuiva a mantenere fresco e coinvolgente il mondo di Sabrina, offrendo sempre nuove e avvincenti sfide per i suoi protagonisti. Ma c’erano anche avventure meno classiche, che strizzavano l’occhio a ben altri generi lontani dal fantasy in senso stretto. Per esempio la spy story, la fantascienza o il genere supereroistico. Non mancavano i viaggi nel tempo (anche gli autori del cartone pensavano spesso all’Impero romano evidentemente) e persino le incursioni nel mondo dei videogiochi o dei fumetti.

Rispetto al format da sitcom della serie tv in onda sulla ABC, Sabrina Vita da Strega era decisamente più orientato per l’avventura e l’azione. D’altronde, il disegno animato permette, sempre e comunque, una maggiore libertà espressiva. Come era pure stato il caso di Mr. Bean. In tempi più recenti, l’esempio di The Chilling Adventures of Sabrina ha invece virato verso un teen drama a tinte horror, che ha polarizzato moltissimo il pubblico (pare che la CW vorrebbe addirittura un reboot a tinte ancora più dark). Siamo di fronte a una Sabrina sempre teenager ma con più responsabilità, pressione e minacce sulle spalle. Oltre a una eredità ingombrante che ha portato il personaggio verso la direzione forse più oscura mai raggiunta in televisione (qui vi spieghiamo meglio come è cambiata Sabrina dalla serie tv anni Novanta allo show Netflix).

Sabrina era una protagonista fallibile, con pregi e difetti sotto gli occhi di tutti che la rendevano umana. E, per questo, molto più apprezzabile.

Persino nei suoi errori, nelle sue mancanze e figuracce, Sabrina rimaneva una protagonista con cui risultava semplice e spontaneo entrare in sintonia. Non era una ragazzina che si comportava da donna matura. Non era nemmeno un’adolescente inutilmente insofferente o incoerente. Impulsiva e naive, Sabrina si comportava come ci si aspetterebbe da una dodicenne alle prese con la magia. Commette degli errori, anche tanti a dire il vero, ma poi riesce sempre a salvare la situazione e a imparare la lezione. Purtroppo la serie animata è stata interrotta dopo una sola stagione e lo spin-off successivo, Sabrina’s Secret Life, distrugge totalmente la formula. Al centro troviamo, stavolta, una protagonista quindicenne spocchiosa, sicura di sé e spesso insopportabile.

“You beat the monster and rescued the dude in distress”

-Chloe