Se il nome Harlan Coben è diventato ormai una garanzia, non ci si può dimenticare di Safe che però, rispetto ad altri, ha avuto un seguito un po’ troppo smorzato. Eppure gli elementi che potevano far parlare di Safe non mancavano. Una serie tv corale con volti indimenticabili, primo fra tutti Michael C. Hall, attore che ha dato vita all’iconico Dexter e che si pensava mai si sarebbe scrollato di dosso quel personaggio. Ma si può dire, e non solo per Safe, che non è proprio così. Accanto a lui Amanda Abbington e Audrey Fleurot, insieme a Freddie Thorp e Amy James-Kelly. La miniserie Netflix si sviluppa su 2 piani temporali, su 2 crimini che lasciano scossi e sconcertati i membri della comunità presentata nella serie, alcuni ignari e altri che sanno troppo.
Un thriller che si trasforma poi in un crime-investigation, ricco di colpi di scena e momenti di tensione. Una serie tv con intrattenimento assicurato, nel complesso godibile e avvincente fino alla fine. Un prodotto equilibrato, con qualche imperfezione conclusiva, ma sicuramente una delle migliori miniserie Netflix da recuperare.
Una struttura classica che si è imparato ad approvare
Safe parte da un incipit piuttosto comune, che anche se già visto, funziona sempre. Così come il genere e l’ambientazione e cioè quello di una comunità chiusa e apparentemente perfetta. La morte sospetta di un adolescente e la scomparsa, senza alcuna traccia, della ragazza che frequentava, Jenny, figlia del benvoluto e stimato chirurgo Tom Delaney. Tom sa che Jenny non è fuggita, per quanto non sembri un’ipotesi impossibile. Dalla morte della moglie il rapporto tra Tom e la figlia è cambiato, così come con la figlia più piccola.
Ancor di più da quando Tom è legato a Sophie, sergente della polizia che indaga sull’omicidio e il presunto rapimento di Jenny. Mentre una tragedia risalente a 30 anni prima risveglia menti traumatizzate e persone che, a fatica, hanno cercato di dimenticare, Tom è pronto a tutto per ritrovare sua figlia. E per tutto si intende entrare nelle vite di chi credeva di conoscere, scoprire che tutti nascondono qualcosa. Fino a quando quel terribile incidente del passato diventa sempre più collegato alla scomparsa di Jenny e alla morte di Chris, e a chi Tom ha sempre considerato dalla sua parte.
Safe è il crime-detection che nel complesso non delude
Ciò che rende Safe una serie che merita di essere vista è la linea investigativa. O, per meglio dire, le continue false risoluzioni che si succedono nel corso delle puntate. Non è il primo prodotto televisivo che presenta una comunità idilliaca lesa e compromessa da segreti inconfessabili, né il primo a spezzare la narrazione con flashback del passato. Neanche la connessione tra l’incendio degli anni ’90 e l’omicidio e scomparsa del presente si possono definire sorprendenti o originali, ma il continuo ribaltamento e depistaggio operato da Safe tengono lo spettatore sempre col fiato sospeso. Se il finale, che risolve e tira le fila di tutto ciò che era accaduto negli ultimi 30 anni solo nelle ultime inquadrature, non convince del tutto e può apparire per certi versi improbabile, fino a quel momento Safe è il perfetto show da binge-watching.
Dopotutto se c’è una cosa che ad Harlan Coben riesce al meglio è proprio coinvolgere, tra personaggi e finti colpevoli.
In Safe come in molti altri crime-detection il complesso di villette a schiera circondate dal verde, dove si è abituati a chiudere gli occhi e girarsi dall’altra parte fin quando è possibile, è tutt’altro che un paradiso. Nella disperata ricerca della figlia da parte di Tom si scoprono e si entra nelle vite private di tutti i personaggi. Figure ambigue, macabre, tormentate e quasi bisognose del torbido e dell’inconfessabile, attratte dal gusto del proibito.
Così da tradimenti a inganni, fino a incidenti che finiscono in tragedia, tutti possono essere dei colpevoli, tutti sanno qualcosa. E non ci si può fidare né nel buon vicinato con i quali ci si saluta ogni giorno, né in quella nuova luce di un legame ritrovato. Se questo espediente sembra ormai comune a molte serie tv del genere, in Safe è accentuato, credibile e, fino all’ultimo, inaspettato. Suspence e sorpresa si alternano e intrecciano e se la conclusione non ha messo d’accordo tutti e deluso molti, le vicende attorno all’omicidio e la verità sepolta nei corridoi di una scuola non può non definirsi apprezzabile.
L’atmosfera intrisa di falsità che albeggia nell’universo della serie tv
Se guardando la serie tv ciò che interessa maggiormente è chi abbia ucciso Chris, come si siano svolti gli eventi e come l’intero centro abitato sia coinvolto, Safe racconta molto di più. È l’illusione di un mondo perfetto. Telecamere che rendono sicuri e protetti, un cancello di ferro che difende dal male di una società che è lontana, che non può contaminare. Ma al tempo stesso l’universo di Safe somiglia a una colonia dalla quale è impossibile uscire.
Citando nuovamente un finale non perfetto, l’amarezza che si possa continuare a sotterrare quei segreti, dà allo show un sapore agrodolce. Dove l’asprezza è una giustizia che non fa il proprio corso. E nel senso di colpa e del rimorso si racchiude la speranza che la vera colpa si espii con le angosce dell’animo. La comunità che appare così dapprima tinta di una serenità limpida e cristallina, abitata da famiglie perfette, da dolori superati e malinconie dimenticate, è in realtà oppressa da qualcosa che di pacifico e nitido non ha nulla.
L’amara rassegnazione di Safe
Le persone non sono trasparenti, i lutti e i momenti difficili sono ancora presenti nella mente e nel corpo di chi li ha vissuti. Quel senso di colpa testimonia la fiducia di un’integrità che si è incrinata e continua a fare male. Ma è al tempo stesso un logorio continuo, incessante, quello che porta alle azioni più estreme. Tutto in Safe deve rimanere tra le mura di una collettività figlia di una fallimentare imitazione di ciò che si definisce impeccabile. Tutto compresa la verità. Verità che, generazione dopo generazione, non deve mai andare oltre.
Rimane dietro quel cancello, si accetta, ci si scende a patti, sperando che un giorno si possa smettere di mentire. Per quanto fan e pubblico sono ormai abituati alle singolarità e all’operato degli adattamenti televisivi di Harlan Coben, Safe è datato 2018. Si tratta della quarta miniserie che ha permesso a Coben di diventare una vera e propria celebrità a livello internazionale e non è un adattamento. Dopo è stata la volta di The Stranger, Svaniti nel nulla, Stay Close, Un inganno di troppo, Shelter e moltissimi altri.