“L’amore è un atto di fede”
Nell’America Coloniale di fine XVII secolo i lunghi mantelli dei puritani percorrono le sterrate strade della cittadina di Salem, mentre le preghiere si alzano dalla chiesa come a voler scandire l’incedere del tempo in questo luogo timorato da Dio.
Nell’ombra si nasconde la minaccia più oscura e malvagia: le streghe dell’ Essex, con a capo il loro delfino Mary Sibley, muovono i fili del potere e tramano per il ritorno del Signore Oscuro su questa terra.
La scelta di John Holden (il guerriero rinnegato) come paladino delle forze del bene, pare una risposta fin troppo scontata, un banale cliché, senza contare poi i torbidi segreti che circondano il suo passato. No, lui solo non è sufficiente, è necessario che anche qualcun altro si faccia carico di questa missione: e quale scelta migliore se non di un uomo retto, dotato d’integrità e fede, capace di affrontare senza timore alcuno la forza delle streghe.
Serve un uomo di Dio
Eppure, l’uomo di cui stiamo parlando non sembra
essere certo quel Cotton Mather
Volessimo trovare una sola parola per descrivere il reverendo questa sarebbe senza ombra di dubbio “contraddizione“. Costui è un religioso e un avido ricercatore allo stesso tempo, un puritano ma schiavo dei vizi. “L’abito non fa il monaco”, mai detto fu più azzeccato.
Il giovane Cotton non pare pronto al ruolo che è chiamato a svolgere, ma c’è qualcosa in lui che ci impedisce di etichettarlo con superficialità. In quello sguardo algido si nasconde un’anima più profonda e più complessa di quanto appaia in realtà. È sinceramente interessato al destino del popolo di Salem, non mira a sfruttare l’isteria per ritagliarsi un ruolo di spicco nella collettività e non è neppure uno zelota pronto a condannare alla forca chiunque.
Semplicemente Cotton Mather è ancora immaturo: il suo è un inconscio turbato e confuso alla ricerca di un’esistenza autentica all’insegna della libertà, che non affondi ciecamente le radici nella religione e nel verbo, così distante dunque da quel credo puritano che ne alimenta la debolezza.
Troppo facile definirlo “ipocrita“, al contrario ciò che si prova è un senso di pena per una condizione umana che sembra non poter trovare soluzione e che finisce con il danneggiare non solo lui, ma l’intera comunità.
“Immagina quanto sia orgoglioso di aver cresciuto un figlio così tenace nella sua capacità di fare costantemente la scelta sbagliata” – INCREASE MATHER
Se dunque l’insegnamento e il retaggio ricevuto non sono sufficienti a rendere Cotton Mather capace di portare a termine il compito che lo attende, allora è necessario che questo personaggio “in potenza” sbocci, attraverso un doloroso turning point. Sarà quando il padre Increase (il classico uomo che non deve chiedere mai) arriverà a Salem che il nuovo Cotton vedrà la “luce”.
È infatti proprio il confronto-scontro con la figura paterna, agli antipodi rispetto a tutto ciò che rappresenta il Cotton-pensiero, a segnare il momento della definitiva emancipazione e sarà poi nel processo ad Holden, con il padre come antagonista, che emergerà un uomo ben lontano dallo stereotipo puritano.
Un individuo in cui convivono le forze della ragione e della spiritualità. È un “atto di fede” (termine tanto caro al reverendo di Salem) quello di cui Cotton Mather aveva bisogno: credere in Dio e nell’essere umano, con i suoi sentimenti e debolezze. Credere in se stessi in quanto uomini, perché solo così si potrà raggiungere la salvezza.
“Vivere a Salem e non credere nelle streghe è come vivere a Londra e non credere nella nebbia” – ANNA HALE
Ora è pronto a combattere e a sacrificare se stesso nella lotta al male, ma l’ingenuità di un tempo non sembra volerlo affatto abbandonare. Ed ecco così che numerosi ostacoli vengono a pararsi dinanzi a lui, pericoli che mettono a dura prova il suo animo, ma senza riuscire a spezzarlo, anzi rendendolo ancora più consapevole del suo ruolo.
E così oggi in una Salem ormai alla mercé del male stentiamo a riconoscere quel ragazzo che viveva all’ombra del padre con quello che ammiriamo oggi: un uomo diverso, consapevole, capace di affrontare il dolore.
In fondo Cotton Mather è uno di noi, un uomo, che sfida il male senza potersi avvalere di magie e artefatti, semplicemente con la fede in Dio e in se stesso, conscio che la giustizia e la salvezza siano frutto esclusivamente delle scelte umane e che saranno queste a stabilire il destino dell’umanità.
Ecco perché sono convinto che quest’eroe fin troppo umano, tra mille tribolazioni, potrà ancora dire la sua, soprattutto ora che il Diavolo è tra noi.