We begin in the waking world which humanity insists on calling the real world
La nostra storia ha inizio nel 1989 quando, dall’incontro tra un visionario scrittore inglese e una casa fumettistica ben nota, nasce la serie a fumetti The Sandman. A Neil Gaiman i supereroi non erano mai piaciuti un granché, fino a quando non legge la storia ideata da Alan Moore per la DC Comics, Swamp Things. Dal rapporto epistolare che ne segue tra i due, cresce in Gaiman il desiderio di realizzare lui stesso una storia a fumetti che sia matura, adulta e diversa. Karen Berger, allora direttrice della DC Comics, rendendosi conto del talento di fronte ai suoi occhi decide di affidare a Gaiman una nuova serie. Ebbene quella serie è oggi considerata una delle migliori cinque graphic novel di tutti i tempi, acclamata da pubblico e critica e divenuta un simbolo all’interno del panorama fumettistico. Ci sono voluti diversi decenni ma oggi The Sandman è finalmente anche una serie tv.
Basandosi sui primi due dei dieci volumi che costituiscono la serie fumettistica, lo show targato Netflix esplora, dunque, l’arco narrativo di “Preludi e notturni” e quello di “Casa di bambole”, dove, rispettivamente, Morfeo deve ritrovare la fonte del suo potere e porre fine alla minaccia del dreaming vortex. Nel 1916, a Fawney Rig in Inghilterra, Robert Burgess indulge, insieme ai suoi accoliti, in un rito negromantico volto a imprigionare Death. Il rito, però, prende una piega inaspettata quando a essere intrappolato è, invece, Dream. Spogliato dei suoi oggetti magici (l’elmo, il sacchetto di sabbia e il rubino) e della sua lunga veste nera, Dream rimane prigioniero in una sfera di vetro all’interno di un cerchio magico e bloccato nella sua forma fisica per ben 105 anni. Riuscito a liberarsi, Dream si rende conto delle terribili conseguenze che la sua assenza ha portato sia nel mondo della veglia e che in quella del sogno. Non solo, i suoi oggetti magici sono ora dispersi e un incubo scappato al suo controllo, Corinthian, semina il terrore nel mondo degli umani.
ATTENZIONE! Dato che l’articolo contiene spoiler su The Sandman, vi consigliamo di tornare dopo aver visto la serie.
Adattare un progetto tanto complesso ma, specialmente, tanto amato da generazioni di lettori non è mai un’impresa semplice. Ci sono voluti anni per portare a termine il progetto di The Sandman con la supervisione e l’approvazione finale di colui che ne è padre. Il risultato finale è un adattamento che riprende fedelmente la trama della graphic novel ma che, allo stesso tempo, trova la sua personale voce. The Sandman è un progetto equilibrato perché se da un lato strizza l’occhio – anzi entrambi – al lettore fedele e al fan di lunga data traducendo sul piccolo schermo anche i minimi dettagli della controparte a fumetti, dall’altro ha lo spessore del blockbuster pensato per il pubblico di massa, senza mai scadere nel banale.
Per dirla in maniera ancora più semplice, il tallone di Achille di Obi-Wan Kenobi diventa il punto di forza di The Sandman.
L’errore di molte serie tv dal largo seguito – ci riferiamo soprattutto a quelle appartenenti all’universo Marvel e a quello di Star Wars – peccano di superbia, nel credere che il loro pubblico sia tanto ingenuo da accettare passivamente qualsiasi stanca trama siano pronti a rifilargli. Nel tentativo di piacere a tutti, di vendere a tutti, questi due macro-universi hanno perso la propria joie de vivre. Ecco allora che la creatura di Neil Gaiman ci fa saltellare di entusiasmo e sorridere di sollievo mostrandoci come una storia possa ancora accontentare tutti senza perdere se stessa.
Al centro della narrazione troviamo Morfeo, Re del Mondo dei Sogni (Tom Sturridge) nonché uno degli Eterni, entità che regolano l’esistenza umana e che dominano ognuno su un differente ambito (Dream, Death, Desire, Desperation, Delirio e lo scomparso Destruction). A Morfeo spetta il compito di vegliare sui sognatori e di dare vita ai sogni stessi così come agli incubi. Dopo la prigionia che lo ha tenuto lontano dal suo regno per oltre un secolo, Morfeo deve ricostruire il Mondo dei Sogni dalle fondamenta e, per farlo, ha bisogno di tre oggetti fondamentali: il sacchetto di sabbia, l’elmo e il rubino. La queste di Dream supera i limiti del viaggio fisico per trascendere in quello onirico, fino ad arrivare alla radice stessa del significato di sogno.
Attraverso il confronto con altri personaggi, la narrazione si muove tra continue dicotomie: vita-morte; rinascita-distruzione; Paradiso-Inferno; ricordo-oblio. Su questa bilancia perennemente oscillante, Morfeo assurge quasi a ruolo di ago preservando il necessario equilibrio tra i due opposti. Dream osserva in maniera imparziale intervenendo solo per ripristinare lo status quo e, di tanto in tanto, per riservare lezioni di etica morale. L’oblio nel quale Johanna Constantine (Jenna Coleman) vorrebbe perdersi si trasforma in ritorno alla realtà, a Lucifero (Gwendolin Christie) in persona viene ricordato che i sogni hanno potere persino all’Inferno e le bugie dalle quali John Dee vorrebbe salvare il mondo si rivelano sogni di speranza.
Questo è il sogno, il file rouge che, in chiavi di lettura diverse, accompagna l’intera narrazione di The Sandman: l’impulso che ci spinge a vivere, che ci dà la forza di andare avanti giorno dopo giorno.
Non lo comprende Johanna Constantine, né Lucifero né tantomeno John Dee che confonde la verità con l’oscurità. E non lo capisce neppure Corinthian (Boyd Holdbrook), incubo scappato dal mondo dei sogni e che Morfeo definisce <<a dark mirror made to reflect everything humanity will not confront>>. Corinthian rifugge il proprio ruolo, sceglie di diffondere un verbo di morte che, nel giro di un secolo, raccoglie migliaia di seguaci. L’incubo creato da Dream per servire l’umanità, per spronarla a combattere le proprie paure diventa una di esse, se non la più terribile. Ancora una volta siamo di fronte a un altro punto di vista: il miglioramento dell’individuo auspicato da Sandman contro l’annullamento perpetrato da Corinthian.
Cosa è dunque il sogno? È il caos distruttivo del quale vuole cibarsi Corinthian? O forse la rete di bugie che diciamo a noi stessi e agli altri come vuole fare intendere John Dee? Forse, invece, il sogno è quel mondo onirico pieno di possibilità in cui si muove liberamente Rose Walker. È il desiderio di migliorarsi, è la speranza di fronte all’oscurità più nera, è il coraggio di cambiare, è la voglia di vivere anche dopo 500 anni come per Robert Gadling. Persino Morfeo non è esente dall’imparare qualcosa di nuovo e, come gli vuol far intendere sua sorella Death (Kirby Howell-Baptiste), il mondo della veglia è un luogo che non va semplicemente osservato ma vissuto. Dopo un’esistenza lunga milioni di anni, Dream mette in discussione le sue responsabilità aprendosi al cambiamento.
Tra immaginazione e filosofia, The Sandman trionfa allora nel parlare a noi tutti in maniera velata e attraverso una narrazione che affonda nel fantasy e nel folklore senza mai risultare infantile o sciocca. Una nota finale va a Tom Sturridge che si è assunto una grande compito e l’ha portato a termine in maniera eccellente.