Sono passati un paio di mesi dal rilascio su Netflix della prima stagione di The Sandman, basata sull’omonima collana a fumetti di successo sceneggiata da Neil Gaiman, e la popolarità del personaggio di Morfeo e delle sue storie continua a crescere a dismisura giorno dopo giorno. Se la serie dovesse mantenere con tempo questi standard potrebbe infatti aspirare a diventare una delle migliori serie tv fantasy di sempre! Eppure, nonostante un generale apprezzamento da parte di pubblico e critica, lo show non ha ancora ricevuto il via libera per una seconda stagione, dal momento che, a detta degli autori e showrunner, l’elevatissimo budget necessario per produrre nuovi episodi ha necessariamente bisogno di macinare visualizzazioni e buzz in rete che ne giustifichino la spesa. D’altra parte, nonostante l’iniziale sorpresa, probabilmente non dovremmo stupirci di ciò, soprattutto se pensiamo al lungo e travagliato processo che l’opera di Gaiman ha dovuto sopportare prima di ottenere finalmente una propria trasposizione in live action.
Quella di cui oggi vi vogliamo parlare, infatti, è la storia di The Sandman e del suo difficile calvario prima di arrivare al lieto fine in quel di Netflix, tra rifiuti e ritardi. Quel che la serie ha vissuto è stato un vero e proprio Development hell, espressione impiegata per riferirsi a quei prodotti di intrattenimento rimasti per lunghissimo tempo in fase di stasi e attesa e in certi casi addirittura cancellati. Ma partiamo dalle origini: la serie a fumetti di Sandman, frutto del lavoro del celebre Neil Gaiman (oggi noto anche per opere come American Gods, Good Omens, Stardust e Coraline) venne pubblicata tra il 1988 e il 1996 per la DC Comics. In essa l’autore diede nuova vita e magnetico carisma all’omonimo personaggio della cosiddetta Golden Age DC, creando una collana di estremo successo presso i lettori e riuscendo a ottenere numerosi premi e riconoscimenti per il proprio lavoro. A quei tempi The Sandman scalò davvero le classifiche, assestandosi tra le migliori saghe fumettistiche mai scritte prima. Ma il successo chiama sempre altro successo e in poco tempo si iniziò per la prima volta a parlare di idee circa una trasposizione cinematografica del prodotto.
Il film di The Sandman sarebbe stato infatti un progetto davvero ambizioso che avrebbe senz’altro richiesto non solo grandi investimenti in denaro, ma soprattutto un notevole sforzo nell’adattamento: un’idea che avrebbe circolato per gli studi di produzione cinematografici per circa trent’anni. È lo stesso Neil Gaiman, infatti, a ricordare come il primo progetto in fase embrionale del film si faccia risalire al 1990, quando la Warner Bros lo contattò esponendo l’idea di voler realizzare un film dalla sua opera, ma la risposta dell’autore fu davvero sorprendente. “Per favore, non fatelo“.
“Ricordo che la dirigente della Warner, Lisa Henson, mi guardò molto perplessa e disse: ‘Nessuno mai prima d’ora è venuto nel mio ufficio e mi ha chiesto di non fare un film’. E io dissi: ‘Beh, io lo chiedo. Ti prego, non farlo. Sto lavorando al fumetto, e un film sarebbe solo una distrazione e una confusione. Lasciami fare le mie cose”.
Nonostante una prima risposta affermativa alla richiesta dello scrittore, tuttavia, la Warner non si diede per vinta e a metà degli anni ’90 scritturò il regista Roger Avary e gli sceneggiatori Ted Elliott e Terry Rossio (autori di Alladin, Shreck e del promo capitolo della serie Pirati dei Caraibi) alla guida di questo nuovo progetto, che prevedeva la trasposizione di due archi narrativi apprezzati come Preludi Notturni e Casa di bambola con una commistione tra animazione e live action. Tuttavia, nonostante i grandi nomi coinvolti, il progetto non riuscì mai a convincere gli alti vertici Warner Bros: nemmeno licenziamenti e rimpiazzi dei creativi dietro al film giovarono alla situazione e pian piano il progetto fu accantonato, con grande sollievo di Neil Gaiman che definì la sceneggiatura della pellicola non solo come il peggior script su The Sandman che avesse mai letto, ma più in generale la peggior sceneggiatura su cui avesse mai posto gli occhi.
Più avanti nel tempo, tuttavia, Gaiman chiarirà la propria posizione circa una possibile trasposizione: l’uomo, infatti, nel 2007 dichiarò di essere propenso ad accettare un film sulla propria creatura, ma solo a patto che il materiale di base da lui scritto fosse rispettato, anche se non trasposto fedelmente al 100%. “Preferirei che non fosse mai creato nessun film su Sandman piuttosto che vederne uno fatto male“. Un’opinione di certo condivisibile e che l’autore motiva citando ottimi esempi di registi capaci a loro modo di creare pellicole fantastiche tratte da materiale non originale grazie a un fantastico mix tra inventiva e rispetto per le fonti. Tra questi l’autore cita nomi come Sam Raimi per i film su Spider-Man o Peter Jackson con la trilogia de Il Signore degli Anelli. Un ideale nobile, certo, ma difficilmente realizzabile. La sua scelta sarebbe forse ricaduta sul regista Terry Gilliam, ma di fatto questo rimase un desiderio lontano.
Ma avviciniamoci ai giorni nostri e proviamo a ripercorrere i progetti più recenti riguardo al personaggio di Morfeo. Gli ultimi dieci anni sono stati senza ombra di dubbio quelli che hanno visto il maggior numero di progetti a tema The Sandman andare in fumo. Nel 2010 fu lo storico showrunner di Supernatural Eric Kripke a essere deluso da Warner Bros Television: la sua serie tv non vide infatti mai la luce a causa dei limiti del network, nonostante il grande rammarico di Gaiman, che di recente ha lodato il lavoro svolto da Kripke. Poi ad essere bocciate furono le idee di James Mangold, questa volta dalla HBO. Eppure, nonostante i vari rifiuti nei confronti degli artisti, a non voler mollare furono gli stessi vertici della Warner che nel 2013 ribadirono ancora una volta quanto per loro The Sandman fosse un prodotto su cui puntare tutto: pochi mesi dopo, ecco che Gaiman venne personalmente coinvolto nel progetto, reclutando tra le sue fila appassionati del fumetto che potessero aiutarlo in tale impresa. Tra questi spiccano di certo il nome del regista David S. Goyer, dello sceneggiatore Jack Thorne (Shameless e Skins) e l’attore Joseph Gordon-Levitt, che avrebbe rivestito i panni di Morfeo, ma anche quelli di creativo.
Sembrava finalmente fatta: un team sinergico ce la stava mettendo tutta per creare una pellicola che mantenesse vivo lo spirito del fumetto, tuttavia, l’idillio non perdurò a lungo dal momento che la Vertigo (uno dei marchi della DC Comics) venne ceduta da Warner Bros. alla New Line. Levitt si ritrovò più volte in disaccordo con la visione di questa nuova gestione e, suo malgrado, si vide costretto ad abbandonare il progetto per via di divergenze creative inconciliabili.
Fu così che, ancora una volta, i progetti legati a Sandman finirono per anni in un limbo: ormai le speranze di vedere realizzata questa fantomatica trasposizione parevano sempre meno.
Ma è qui che Netflix entra in gioco a cambiare le carte in tavola: grazie a un grandissimo investimento, i diritti di The Sandman, allora condivisi da più studi, furono totalmente acquisiti dal colosso dello streaming per quella che sarebbe stata un’ambiziosissima serie tv da undici episodi, che avrebbe visto un parziale coinvolgimento di Gaiman e Goyer. The Sandman finalmente ha trovato una casa accogliente in cui spera di poter dimorare per parecchio tempo. Ottime scelte di cast (come il protagonista Tom Sturridge, perfetto nei panni di Morfeo aka Sogno o Boyd Holbrook nei panni di Il Corinzio), fantastici effetti visivi e una soundtrack da brividi non fanno altro che impreziosire un prodotto parecchio fedele al materiale di partenza che ha reso parecchio felice l’autore del fumetto. Una grande soddisfazione che ripaga le numerose delusioni vissute finora. Guardando in retrospettiva lo sviluppo del progetto, l’uomo ha infatti in più occasioni convenuto che The Sandman avrebbe potuto funzionare solo su Netflix, l’unica con le risorse adatte a finanziarne e promuoverne lo sviluppo
“Quello di cui avevo soprattutto bisogno era un mondo in cui si potessero prendere i primi due volumi di Sandman e trasformarli in una serie tv di dieci episodi di grande qualità. Bisogna capire che è difficile realizzare un film di Sandman, prendendo 3.000 pagine di storia per raccontarla in 120 minuti. È un po’ come cercare di mettere tutto l’oceano in un bicchiere da mezzo litro“.
Riconoscente per la libertà creativa lasciata da Netflix alla crew di sceneggiatori, l’uomo pare avere solo parole di elogio nei confronti della piattaforma, ma sa che neppure essa può contare su fondi illimitati con cui finanziare la serie. Per questo motivo l’uomo, pur essendo molto soddisfatto dei risultati ottenuti dallo show, ha invitato i fan a continuare a visionare la serie e a parlarne sui social, così da spingere i vertici della piattaforma a confermare la seconda stagione della serie.
E voi che dite? Siete soddisfatti della resa del Morfeo di Tom Sturridge e, in generale, di questa prima stagione dello show?