Gomorra – La serie


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“Sta’ senza pensier”, “Non ti preoccupare” dice Ciro di Marzio nella prima stagione di Gomorra. Questa frase è entrata nel gergo comune a indicare il successo di pubblico ottenuto dalla Serie Tv firmata da Stefano Sollima, che prende le mosse dal best seller di Roberto Saviano, già ispiratore dell’omonimo film di Matteo Garrone.
Di Gomorra sentiamo parlare già nella Genesi. Insieme a Sodoma, e ad altre tre, infatti, questa città viene distrutta da Dio a causa della corruzione dei suoi cittadini. È quindi anticamente che questo diventa il nome per antonomasia dell’abbruttimento morale dell’uomo, sozzato dalla sete di potere.
Gomorra rima con “camorra” ed è proprio dall’unione del suo significato atavico e di questo gioco di assonanze che prende forza il titolo della storia.
Questa Serie Tv ci racconta la guerra dei clan camorristi della periferia napoletana che, insediati in ogni pertugio della società, cercano di accaparrarsi l’egemonia sul malaffare partenopeo. Se l’intreccio prende le mosse dal clan dei Savastano e dal quartiere di Secondigliano, si espande a macchia d’olio fino a insudiciare tutta Napoli (e non solo).
Non esistono i buoni in Gomorra: è l’affresco di un’umanità che si fonda su regole proprie, su un “onore” che ha poco a che vedere con le norme della convivenza civile. È l’epica del male, del tradimento, della vendetta. Nelle dinamiche del crimine organizzato non c’è spazio per chi si lascia impietosire.
“Ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost’”, è l’urlo di battaglia di chi era Re all’inferno e vorrebbe tornare ad esserlo.
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