My Name Is Earl
Trama di My Name Is Earl
Descrizione
Avete presente quel tipo di soggetto che fa una bastardata dopo l’altra e a un certo punto si meraviglia che la sua vita fa schifo? Bene, quello ero io! Ogni volta che mi capitava qualcosa di buono, qualcosa di cattivo era in agguato dietro l’angolo: è il Karma! Ecco perché ho deciso di cambiare: ho fatto una lista di tutte le mie cattive azioni e da allora cerco di rimediare agli errori che ho commesso. Mi sto solo sforzando di essere una persona migliore. Il mio nome? Earl!”. Questo è il monologo del protagonista, che abbiamo ascoltato come un mantra per quattro stagioni, prima della cancellazione coatta da parte della NBC. Eppure My Name Is Earl è stata una delle comedy più originali degli ultimi vent’anni.
A dispetto di un tono leggero e scanzonato, infatti, My Name Is Earl vanta una comicità multiforme, un citazionismo sfrenato oltre a un comparto musicale di tutto rispetto, con il meglio dell’heavy metal anni Ottanta e Novanta ad accompagnare perfettamente l’ambientazione country.
Inoltre, questa comedy creata da Greg Garcia affronta tematiche tutt’altro che banali, proponendosi come qualcosa in più dell’accompagnamento alla pennichella pomeridiana (e il riferimento è agli orari in cui è quasi sempre andata in onda in Italia). Il karma, filo conduttore di ogni episodio è un concetto condiviso in molte religioni, specialmente quelle orientali. Ma prima di tutto è un modo di essere, una “bussola mentale” che invita ad approcciare la vita in un certo modo. Non una scorciatoia per la redenzione, ma una guida a stare bene con se stessi. Ed è proprio questo l’effetto che farà sul protagonista, Earl, un inetto totale alla ricerca di sè e della sua vera natura.
Lo accompagneranno in questo percorso il demenziale e spassosissimo fratello, Randy, l’ex moglie Joy e il nuovo compagno di quest’ultima, Darnell detto Gamberone. My Name Is Earl, pertanto, è una di quelle serie che non può non piacere: per l’ironia disarmante, per l’originalità delle sue storie. O fosse anche solo perché è impagabile salutare qualcuno con “Bella Earl” e sentirsi dire di rimando “Ehila Gamberone!”.
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