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Scissione: la metafora del disturbo dissociativo a tinte orwelliane

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Il disturbo dissociativo dell’identità si caratterizza per la presenza, in un soggetto, di multiple identità o stati di personalità differenti, e dunque ognuna di esse capace di relazionarsi con il mondo, ma anche di pensare e di ragionare a modo suo, di avere delle passioni, dei desideri e dei sogni. Tali identità “si impossessano” in modo ricorrente del comportamento del soggetto. Ma tra di loro, queste non comunicano direttamente: è come se avvenisse una Scissione, portando l’una ad escludere la presenza dell’altra.

La distopia non passerà mai di moda

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Il concetto di disturbo dissociativo dell’identità trova un ottimo partner espressivo in 1984 di George Orwell. L’identità di questa serie tv è infatti costruita su basi solidissime, quelle di un caposaldo della letteratura distopica. La Lumon Industries, però, somiglia ancor di più ad uno stato mentale, ad una labirintica condizione della psiche. Se in 1984 ci vengono descritte le solenni costruzioni nate dalla tirannia del Socing, in Scissione tutto ciò che sta fuori, che riguarda l’esterno, non ha la stessa risonanza e centralità degli infiniti e accecanti corridoi dell’azienda. Si fa ben attenzione a precisare che ci sia una grossa differenza tra tutto ciò che avviene dentro e quello che accade fuori, quasi sminuendolo. Si tratta di un aspetto sempre evidenziato, proprio come se fosse una regola alla base della società. La scissione non avviene soltanto sui personaggi, bensì sullo stesso tessuto narrativo, che orienta lo spettatore a dare maggior peso allo sviluppo del personaggio interno, come per indurlo in errore. Gli elementi disturbanti poi, da un punto di vista meramente tecnico, ci sono tutti. A partire da una colonna sonora turbolenta che alterna temi cupi con frustranti silenzi e angoscianti melodie, per poi rigettarsi improvvisamente in sonorità allegre, con una nonchalance unica, di getto, ma senza mai apparire inadeguata, ottenendo pienamente l’obiettivo di scandire i punti di tensione. Per non parlare del ruolo della geometria, sia nella splendida fotografia che nella sorprendente regia di Ben Stiller, capace di disegnare con estrema naturalezza dei labirinti sfoltiti di qualunque artificio scenico e volti a descrivere al meglio lo stato d’animo dei protagonisti.

Scissione vs. 1984: le analogie si sprecano

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Pare quasi banale citare l’uso dei principi fondamentali della Lumon, recitati rigorosamente in fila come avviene nel romanzo di Orwell per i motti del Partito. Oppure appellarsi alla rappresentazione dei dipendenti dell’azienda, indottrinati all’onestà, al rigore ed alla sottomissione. Dipendenti che seguono le leggi di un’azienda che incarna la più classica delle multinazionali, attiva in ogni settore immaginabile ma della quale effettivamente non si sa praticamente nulla, anche se risulterebbe superfluo. Dei numeri, i dipendenti, che si interfacciano con altrettanti numeri, come i membri del Partito, come Winston che revisiona documenti dei quali non conosce la realtà, o a mala pena il contesto. Così fa Mark, o ancora di più Dylan, che passa la vita a collezionare futili premi per bambini che attestano la sua lealtà, il suo impegno, ma che lasciano il tempo che trovano e finiscono ben presto ad essere degli insulsi soprammobili. Inoltre, la morte non esiste, esiste solo un reset delle impostazioni, un lavaggio del cervello applicabile con un click. E se ti opponi, o anche soltanto manifesti il minimo segno di squilibrio, in men che non si dica ti ritrovi nella Stanza del personale, la proiezione della stanza 101, in cui vieni torturato verbalmente, vieni prosciugato di qualunque tipo di capacità razionale e sei obbligato a sottometterti al pensiero di un leader fittizio (almeno in quella dimensione) del quale si cantano le gesta ma di cui nessuno conosce il volto.

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Potrebbe essere proprio questa l’analogia chiave che lega le due opere, 1984 e Scissione: la totale assenza di libertà di pensiero e di espressione. E questa deriva da un altro inconfondibile riferimento della Lumon al Socing orwelliano, ovvero la repulsione nei confronti della lettura e di ogni forma di conoscenza. Ed infatti nell’universo della serie targata Apple, persino un libro probabilmente dozzinale come quello di Ricken diventa una bibbia proibita, un pericolo da eliminare. Alla Lumon Industries la storia non esiste, o meglio, esiste quella raccontata dagli invisibili membri dei piani alti, che elogiano religiosamente la figura di Kier Eagan, fondatore dell’azienda, e della sua stirpe di disumani colonizzatori di menti, esecutori di un folle piano al quale nemmeno essi hanno intenzione di sottoporsi, perché chi comanda deve essere in condizione di gestire possibili ribellioni esterne, possibili intralci da un meccanismo perfetto. Analogamente in 1984 la storia è esclusivamente quella raccontata (e modificata a piacimento) dal Big Brother, senza possibilità di contagiosi riferimenti alla realtà.

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Ma volendo andare ancora più a fondo, bisogna concentrarsi sul personaggio più sorprendente: Irving. La scissione alla quale si sottopone presenta delle falle che per tutto il tempo ci danno indizi impercettibili sulla sua reale essenza. E quel che accade è poetico: Irving all’esterno proietta una paura in passione, raffigurando i raccapriccianti interni della Lumon sui suoi amati quadri, mentre, al contrario, il suo interno proietta il suo più grande diletto in una paura sconosciuta, rappresentata dalle visioni in cui scorge il liquame nero fuoriuscire dappertutto. Ma ciò che lega questo personaggio al distopico dipinto sociale realizzato da George Orwell, è la sua storia d’amore con Burt. Tra i due scocca un’insospettabile scintilla. I loro sguardi si cercano, si trovano e non vogliono più lasciarsi andare, nel verde delle misteriose stanze della Lumon, proprio come fecero Winston e Julia, che per fuggire dagli occhi del Grande Fratello si rifugiano in mezzo alla natura, sfidando più volte la sorte pur di avvalersi di un po’ di vietata umanità. Ma proprio come nell’Oceania di Orwell, in Scissione non c’è spazio per i sentimenti. La storia d’amore tra Irving e Burt è appena accennata, tra i due il contatto fisico è esiguo, resta però un’intesa evidente, romantica e passionale che vuole essere un grido disperato d’aiuto e di speranza. Ma forse è proprio questo che Scissione ci vuole ricordare, ovvero che in una società che sfrutta la mente e il corpo mettendo da parte il cuore e l’anima dei propri figli, non c’è e mai ci sarà spazio per l’amore, per la cultura, per la libertà.

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