Scissione – Severance – è uno dei prodotti più interessanti che siano stati distribuiti durante questo 2022 e su questo sono in pochi a nutrire dubbi. La serie prodotta da Apple TV+, diretta da Ben Stiller e creata da Dan Erickson ci ha regalato una magnifica prima stagione, pienissima di spunti di riflessione ed analisi. Poterli riassumere è pressoché complicato ma cerchiamo di andare per ordine e approfondire i vari passaggi più importanti che ne hanno reso così efficace la portata e piacevolmente interessante la sua visione.
La premessa della sua trama non ha bisogno di molte parole. La Lumon è un’azienda multinazionale che impone ai suoi dipendenti di sottoporsi ad uno specifico trattamento: un chip impiantato in maniera permanente permette di tenere separate in maniera radicale la vita personale, compresi sentimenti e pensieri ad essa legati, dalla vita lavorativa e da quelle che sono le mansioni da esercitare durante le ore trascorse in ufficio.
Il protagonista della storia di Scissione è Mark che, così come i suoi colleghi, si scopriamo avere una “doppia personalità”.
Dentro di lui convivino due soggetti diversi, il suo Io fuori dallo spazio circoscritto dallo mura dell’azienda e il suo Io interno a quelle asettiche stanze. In seguito alla perdita di sua moglie, apprendiamo che l’uomo ha deciso di sottoporsi a questa procedura per tentare di porre fine al proprio dolore o perlomeno arginarlo, per poter prendere fiato dal proprio tormento durante le sue giornate, almeno nelle ore trascorse a lavoro. La domanda sorge spontanea: se anche noi avessimo l’opportunità di separare ciò che è fuori da ciò che è dentro, ciò che viviamo da ciò che produciamo, lo faremmo per evitare di essere sovrastati dalle nostre fragilità d’animo?
Scissione è una serie che nonostante la sua estrema premessa utopica, ci parla di un mondo che non è affatto lontano da quello in cui viviamo noi oggi. Una società della performance che ci vuole sempre più asserviti al perseguimento degli obiettivi. Anche l’azienda di questo racconto è un posto asfissiante che sembra voler risucchiare ogni energia vitale dai suoi dipendenti, diventati nel corso del tempo a tutti gli effetti dei “prigionieri”.
La serie di Dan Erickson vuole parlare del sistema di lavoro individualista e allo stesso tempo spersonalizzante introdotto dalla catena di montaggio tayloriana, in cui ciascuno non ha ben chiaro il quadro d’insieme e si limita a portare a termine la sua piccola parte, ignaro del resto. Infatti, i dipendenti della Lumon non sanno neanche a cosa stanno effettivamente lavorando e quale sia lo scopo ultimo delle proprie attività.
Per offrire una chiave di lettura e di analisi della genesi di Scissione è necessario attingere alla psicologia. Nelle teorie psicodinamiche, la scissione – in tedesco Spaltung – è un meccanismo di difesa che consiste nel disgiungere in modo netto le qualità contraddittorie che convivono in uno stesso Io. Questo è ciò che hanno scelto – questo è quello che ci fanno credere – Mark e i suoi colleghi per se stessi: dissolvere la propria unità in quanto essere umani che affrontano la vita lasciandosi attraversare dalle proprie emozioni in maniera totalizzante. Loro rifiutano di portarsi dietro il proprio bagaglio emozionale per potersi concedere uno spazio protetto che inizia ad assumere i tratti di una vera e propria prigione.
Alla base della scissione si presuppone, dunque, che ci sia un meccanismo arcaico che tende a non tollerare la componente contraddittoria della realtà relazionale e affettiva che ci permette di rapportarci agli altri. Il concetto di Spaltung è quindi fondativo della serie di Ben Stiller. Non soltanto è alla base della narrazione dei personaggi contraddittori e alienati attorno a cui ruota la serie ma diventa anche il motivo di una serie di scelte stilistiche e registiche, oltre che scenografiche. In moltissime scene di Scissione troviamo proprio una dicotomica separazione tra due parti, destinate a non incontrarsi, anzi ad ignorare l’una l’esistenza dell’altra.
La guida informativa su tutto ciò che c’è da sapere di Scissione 2 (data, cast, trama etc)
Ma Scissione è anche qualcosa di più profondo. È una critica alle disumanizzazione delle nostre società contemporanee che vorrebbero esseri umani sempre più scissi e capaci di performare in maniera separata dalle proprie instabilità e debolezze interiori. Lì dove il traguardo è il risultato massimo, non è possibile concedersi momenti di esitazione o fragilità. Non c’è tempo per la parte umana che è in ciascuno di noi ed è per questo che Scissione ipotizza un distopico quanto spaventoso sistema di manipolazione mentale che ci rende più asserviti alle logiche di potere e gerarchia.
Tuttavia, c’è sempre la variabile non ponderata che può giungere dall’esterno a turbare uno stato di quiete. L’arrivo di Helly e la scomparsa di Petey rappresentano proprio i pretesti per un viaggio controcorrente, per un percorso psicologico impegnativo e fatto di dolorose consapevolezze. Qual è la condizione di una reale esistenza e qual è la soglia oltre il quale la nostra esistenza in quanto corpi materiali non può più essere considerata tale? E soprattutto, è possibile davvero far coesistere in un corpo due differenti identità senza che queste due possano stabilire un punto di contatto? Scissione tenta in fondo di dare risposte complesse e, al tempo stesso, estremamente comuni e sentite da tutti.
La serie di Dan Erickson diventa così una metafora di una condizione umana ed antropologica, oltre che socio-economica. È un prodotto raffinato che fa leva sul minimalismo estetico per convincere senza forzature. Riesce a parlare a tutti ma soprattutto giunge in maniera forte e diretta a noi, contemporanei nomadi digitali che viviamo sempre ad un passo dallo smarrimento della nostra integrità identitaria e ci troviamo ad avvertire spesso un senso di impotenza misto a mancata presa di coscienza di ciò che ci accade mentre siamo immersi nel nostro flusso inarrestabile di impegni, corse e ambizioni.
Scissione merita di essere vista proprio perché può fungere da monito, per ricordarci tutto ciò che dobbiamo evitare di diventare, con il passare degli anni, con l’avanzare delle tecnologie e con l’allontanamento dalla vera parte più profonda della nostra umanità.