ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Scissione, la serie tv disponibile su AppleTV+!!
Esseri umani come macchine. Ingranaggi asettici di una lunga catena di montaggio. Rotelle, bulloni, manopole di un circuito spersonalizzante e disgregante che mira alla conservazione di se stesso. Alla preservazione oltre ogni intoppo, ogni irregolarità, oltre ogni eventuale anomalia. Se Scissione risulta una serie tv agghiacciante è perché agghiacciante è la realtà alla quale fa riferimento. Una realtà non così distante dalla nostra. Individualista e individualizzante. Straniante e ostile. Dissimulatrice, ipocrita, ingannevole. Una realtà che ci spaventa, ci turba e ci inorridisce proprio perché bussa alle nostre porte. E alla quale noi, forse, abbiamo già aperto.
La società moderna ci vuole individui scissi, divisi in più parti, ciascuna funzionale al ruolo che ci viene richiesto. Lavoratori, membri di una famiglia, componenti di un gruppo, di una comunità, di un’associazione di individui, di una congregazione, di un team e così via. Oltrepassata la soglia della sua collocazione finale, un individuo dovrebbe scindersi e dimenticarsi del resto. Essere una maschera, non solo indossarla. E se questo ragionamento può essere esteso a tutti gli ambiti della società moderna, il discorso vale ancor di più quando parliamo del rapporto tra uomo e lavoro. L’industrializzazione e la rivoluzione tecnologica hanno spersonalizzato l’individuo. Lo hanno meccanizzato, inglobato all’interno di un sistema perverso in cui è solo un numero, un carattere grigio che compone il quadro.
La società moderna ci ha portati allo smarrimento della nostra identità. Non solo collettiva, ma finanche individuale.
L’ingranaggio che manda avanti il mondo ci vuole disorientati e produttivi. Viviamo l’epoca delle performance, seguiamo l’epica delle prestazioni. Siamo assoggettati alla logica del profitto, della produttività, del perseguimento degli obiettivi. Ciò che succede all’interno dei casermoni della Lumon, in Scissione, è quello che potrebbe succedere in qualsiasi mega azienda che vuole imporsi sul mercato. La competitività tra colossi dell’imprenditoria ha trangugiato l’unicità dell’individuo, calpestandola e oltrepassandola in nome di un valore materiale superiore. La serie di AppleTV+, che tornerà con la sua seconda stagione, esaspera il modello di società basata sulle performance. E ce ne offre uno scampolo, proiettandoci in una fantasia raccapricciante e spaventosa (in cui è forte il senso del perturbante).
La Lumon Industries è un’azienda che utilizza la procedura di “scissione” per separare materialmente due parti di una persona. Interviene chirurgicamente per impiantare un chip negli individui che ne cancella i ricordi, “scindendo” così in due la persona. Esiste perciò l’uomo che vive la sua vita fuori dall’ufficio ed esiste il suo Interno, ossia colui che si reca al lavoro e non ha contezza di quello che fa la sua controparte “esterna”. Entrambi sanno dell’esistenza dell’altro, ma nessuno dei due può conservare ricordi della vita dentro o fuori dall’ufficio. Un incubo angoscioso e conturbante, che ci turba proprio perché, in qualche modo, ci riguarda.
Scissione è una straordinaria fantascienza sociale. Perturbante e paurosa, ma radicata da qualche parte nel nostro presente.
Percepita come qualcosa di oscuro, ma allo stesso tempo di sperimentato, attuabile. E proprio per questo temibile. L’equilibrio tra lavoro e vita privata è precario, forse oggi più che mai. All’interno di un sistema profondamente individualista, il lavoratore diventa una piccolissima e insignificante parte del tutto. Non più fondamentale, perché importante solo in quanto numero e quindi interscambiabile. Mark S. (interpretato da Adam Scott) non vale come unità, ma come pezzo del tutto. Sostituibile, rimpiazzabile, persino surrogabile. Il singolo lavoratore, inglobato all’interno di una corporazione, deve essere ridotto a numero, concentrarsi sull’obiettivo senza avere mai chiaro il quadro generale.
Ed è quello che succede all’interno di Scissione. Gli Interni che lavorano nell’area di macrodata trascorrono ore ed ore davanti allo schermo di un computer osservando sequenze di numeri. Non hanno idea di che cosa stiano facendo (ciò che fa la Lumon rimane uno dei 5 misteri irrisolti dalla prima stagione della serie) e all’inizio sembrano non preoccuparsene più di tanto. Mark S. si è fatto scindere per provare a spegnere il dolore causatogli dalla morte della moglie, nella vita reale. Quando varca la soglia dell’ascensore dell’azienda, non ha memoria di tutto ciò che accade al di fuori. Per l’individuo che decide di sottoporsi alla pratica di scissione, si tratta di un tentativo disperato di mettere in stand-by emozioni forti con cui non è in grado di fare i conti. Per un’azienda come la Lumon, è invece un espediente per migliorare le prestazioni e moltiplicare la produttività.
Non esistono legami affettivi, se non quelli contraffatti tra colleghi dello stesso ufficio.
Così come non esistono libri ed è proibito il contatto con altri reparti. Non esistono domande, interazioni, legami che vadano al di là del perimetro lavorativo. Oltre i confini grigi dell’ufficio, non esiste nulla. È una metafora agghiacciante della società moderna, esaltata con effetti angoscianti dall’estetica della serie. Scissione è ambientata per metà nel mondo esterno, con scene girate quasi sempre di notte, quando è terminato l’orario di lavoro. Per l’altra metà, all’interno degli uffici della Lumon. Sono enormi spazi vuoti, improntati all’estetica minimalista. Quattro scrivanie separate tra loro al centro di una enorme stanza in cui prevalgono il bianco, il verde e il grigio come colori. La banalità della vita d’ufficio – presa in giro dalle workplace comedy – diventa qui un puntiglio claustrofobico che smarrisce e atterrisce personaggi e spettatori.
In Scissione, la perdita del controllo è un elemento fondamentale. L’individuo non deve avere presa sull’azione. Deve fungere da marionetta, di cui qualcuno muove i fili. La moralità si sparpaglia e si dissolve, prosciugata da una visione oppressiva che non lascia spazio alle domande e alle questioni etiche. Che si fa alla Lumon? Quali sono le conseguenze delle manovre meccaniche di Mark, Dylan, Helly e Irving? I personaggi preferiscono non saperlo, accettano il compromesso, spengono il cervello e si lasciano trascinare. Disinteressati, distaccati, focalizzati sul proprio obiettivo, allineati. E rassegnati. Scissione ci angoscia così tanto perché parla anche – forse troppo – di una realtà che ci rifiutiamo di guardare, ma di cui anche noi facciamo parte.
È una specie di versione moderna del 1984 di George Orwell. Un’opera distopica e atroce, che trova più appigli nella società di oggi di quanti non ne avesse in quella dello scrittore inglese.
Dan Erickson ha creato una delle migliori serie tv degli ultimi cinque anni, diretta con grande maestria da Ben Stiller. Se quel senso di soffocante e claustrofobico non ci abbandona mai è perché Scissione tocca le corde giuste. Lo show ci fa paura e ci angoscia perché è capace di entrarci dentro e costringerci a guardare l’altra faccia della realtà nella quale viviamo. È una serie di fantascienza, ma anche terribilmente attuale. Mostruosa nel mostrarci i meccanismi perversi della società capitalistica e spaventosa quando ci lascia immaginarne la deriva incontrollabile verso la quale potremmo incamminarci.
Scissione è una serie tv che dovreste guardare, anche a rischio di restarne imprigionati. Per il sottotesto che porta in dote, ma anche per la sceneggiatura accattivante e capace di inchiodare lo spettatore allo schermo. Il cliffhanger di fine stagione ha aperto una lunga sequela di interrogativi che attendono risposta. L’arrivo della nuova stagione deve chiarire una serie di misteri irrisolti e forse potrà dirci qualcosa in più sulla vera natura dei personaggi, sia quelli reali che i loro “interni”. Se avete già visto i primi 9 episodi dello show AppleTV+, ecco la guida sulla seconda stagione: quando esce, streaming, trama e news. Se non lo avete ancora fatto, che aspettate?