Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Scrubs e la biografia di Perry Cox
Odiatelo, ma amatelo per questo. Amatelo, nel momento in cui lo odiate. Guardatelo negli occhi, non abbiate paura: Perry Cox è vostro amico, anche se all’apparenza non si direbbe per niente. Chiamatelo Ulisse, “colui che odia ed è odiato”. Non fatelo perché è il suo improbabile secondo nome, ma perché è questo il suo destino. Odiare nel momento in cui ama, amare nel momento in cui è odiato. Ovunque, con chiunque. Da Jordan, amore della vita e allo stesso tempo sua nemesi, al povero J.D., allievo etichettato con i nomignoli più assurdi. Dal grande nemico Kelso, suo grande amico, a Gandhi. Da Barbie alla coriacea Carla, capace di tenergli testa in ogni situazione. Fino ad arrivare a chiunque sia stato almeno una volta al Sacro Cuore.
Chiamatelo Ulisse, perché la sua vita è una vera Odissea. Maledetta, da un padre che faceva intravedere un barlume d’affetto solo nel momento in cui lo mancava di proposito con l’ennesima bottigliata. Benedetta, da un ritorno a casa che non è altro che un primo approdo molto tardivo. Ma Perry ce l’ha fatta, nonostante tutto. I mostri del presente, generati dai fantasmi del passato, sono stati sconfitti almeno un po’. Il dottor Cox, morto e rinato mille volte, ha ripreso in mano una vita che sembrava perduta. È un eroe moderno, sorprendentemente antico. Preferisce il dinamismo delle sfumature alla staticità del bianco che guarda da lontano il nero. Quando si parla di Perry Cox niente è come sembra. E ogni scoperta, grazie a Scrubs, è una nuova avventura.
È un grande cliché dei racconti di ogni tempo: i personaggi apparentemente più insensibili celano sempre una sensibilità fuori dal comune. Perry Cox è uno di questi, e rappresenta uno dei migliori esempi degli ultimi anni. L’avevamo capito subito, fin dai primissimi episodi di Scrubs: il cinismo è l’armatura ideale dell’eroe fragile, invincibile solo per esigenza. Ogni volta che il mondo va in frantumi, la guida non può concedersi un crollo. Se poi si parla di un ospedale, le emergenze si trasformano in ordinarietà. Perry non può essere debole, non può esserlo mai. Non è parte del personaggio, anche se è la componente decisiva della persona. Ma certe volte è inevitabile, non si può tenere tutto sotto controllo. La negazione non cambierà mai la realtà.
L’ha capito a carissimo prezzo tanti anni fa, nel momento in cui si è messo sulle spalle a occhi chiusi la triste fine di Ben. Non li ha aperti autonomamente, qualcuno ha dovuto farlo per lui. Appoggiare una mano sulla sua spalla, mentre il mondo sprofondava nel baratro. Così come quando uno sguardo rotto dalle lacrime gli ha permesso di vedere tutto e fare a pezzi il suo mantello, ridotto a brandelli dal senso di colpa per la morte di tre pazienti. L’eroe, abbattuto, sembrava non essere più tale: Perry Cox è stato, semplicemente, un essere umano. Odiato da se stesso, amato da tutti gli altri. Solo, in compagnia. Rimesso in piedi da una grande famiglia nel momento più difficile. Fottutissima Odissea, sembrava non finire mai. È infinita?
No, non lo è. Le tragedie hanno forgiato l’eroe, anche se non lo renderanno mai invulnerabile. Il legame con Jordan ha acceso una fiammella che l’arrivo di due splendidi figli hanno trasformato in un incendio salvifico. Il figlio distrutto è diventato un padre fenomenale, capace persino di sorridere e mettere da parte, ogni tanto, filtri e maschere. Il tormentato dottor Cox, coadiuvato da un gruppo d’amici unico, ha abbracciato papà Perry permettendogli di trovare l’amore, un briciolo di serenità e un nido da cui nessuno lo separerà più. È un lieto fine, anche se i fantasmi non spariranno mai. Ci saranno sempre, ma il peggio è passato. Perry ha vinto la sfida più difficile, riuscendo nell’impresa che in fondo porta avanti da sempre: salvare vite. La sua vita. Chiamatelo Ulisse: è arrivato a casa.
Antonio Casu
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