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Perché Scrubs è la comedy della mia vita

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Sono abbastanza sicura che la prima volta in vita mia che ho visto una comedy ancora non sapessi parlare. Allora, la mia dieta televisiva comprendeva un interessante mix tra i Teletubbies, Dolce Remì e le puntate in lingua originale di Banana in Pyjamas, perché la strategia di imparare l’inglese tramite le serie tv mi è stata praticamente imposta dai miei genitori fin dalla più tenera età. Dopo diversi anni di repliche di Friends guardate insieme a mia madre e puntate di Dharma & Greg e Will & Grace divorate nei torridi pomeriggi estivi milanesi, è stato solo quando sono arrivata alle medie che ho conosciuto la serie comedy che mi avrebbe cambiato per sempre la vita e che, a distanza di quasi quindici anni, continua a modo suo ad accompagnarmi ogni giorno: Scrubs, il racconto più realistico e allo stesso tempo esilarante che io abbia mai visto in televisione.

Nonostante le decine e decine di comedy che ho visto negli anni mi abbiano permesso di diventare una grandissima appassionata del genere e di rifugiarmi nel meraviglioso mondo delle sitcom, nessuna serie, nemmeno le mie amate Brooklyn Nine-Nine e The Office, è mai più riuscita a colpirmi come fece e ha continuato a fare Scrubs nel passaggio tra l’adolescenza e la vita adulta.

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JD e Turk (640×360)

Perché, nel terrore di diventare grande, avere al mio fianco JD, Kelso, Cox e tutti gli altri personaggi della serie è stato un dono che non darò mai per scontato.

Infatti, laddove una comedy per essere considerata riuscita dovrebbe fare ridere, Scrubs è molto di più: è una scuola di vita, un racconto di formazione capace di cambiare per sempre il nostro punto di vista sul mondo. La semplicità narrativa dell’opera di Bill Lawrence, che raramente esce dai canoni del genere per quanto riguarda il formato degli episodi, è contrastata da una profondità psicologica talmente ben delineata che supera persino quella di alcuni tra i migliori drammi della televisione. Scrubs fa ridere quasi sempre e questo la rende una comedy tra le più riuscite, ma fa anche piangere, pensare, arrabbiare e questo la consacra nell’Olimpo delle serie tv, la inserisce a pieno titolo in quel ristretto gruppo di produzioni che trascendono generi e culture e si possono davvero definire capolavori.

Con questo non voglio dire che la comedy ambientata al Sacro Cuore sia perfetta, perché anche al di là dell’innominabile nona stagione qualche difetto ce l’ha, qualche episodio risulta meno brillante e succede che alcuni personaggi minori vengano ridotti a semplici macchiette (sì, sto parlando del Todd), eppure non riesco a non considerare Scrubs niente di meno che un piccolo capolavoro. Perché Scrubs è molto più che la somma dei suoi pregi e dei suoi difetti: è l’umanità che permea ogni episodio, il realismo nella costruzione psicologica dei protagonisti, l’umorismo brillante che fa ridere fino alle lacrime, è la potenza del rendere l’ordinario straordinario.

JD, Turk, Carla ed Elliot (640×360)

E così, nonostante passino gli anni, non riesco mai a trovare nessuna comedy che superi Scrubs, che riesca ad avere sulla mia vita l’impatto travolgente che hanno avuto le vicende di JD, Cox, Kelso, Elliot e tutto il resto del personale del Sacro Cuore. Con la sola esclusione dei protagonisti di Ted Lasso, non a caso co-creata proprio da Bill Lawrence, nessun personaggio di una serie comica mi è mai entrato così sottopelle come quelli di Scrubs, che con le loro assurde idiosincrasie e il loro insospettabile realismo hanno contribuito a cambiare il modo in cui mi relaziono con il mondo che mi circonda.

Non ho modo di sapere con certezza se siano stati i personaggi di Scrubs ad avere un’influenza così forte sulla persona che sono diventata o se lo sarei diventata lo stesso, eppure non riesco a mettere a tacere quella vocina nella testa che mi suggerisce di credere almeno in parte alla prima ipotesi. Sarei diventata così cinica nei confronti della realtà se non fosse stato per il dottor Cox? Così pronta a rifugiarmi nella mia fantasia quando il mondo si fa incomprensibile, se non fosse stato per JD? Avrei mai iniziato a vedere il lato oscuro delle persone se non fosse stato per Kelso? E soprattutto, sarei una persona diversa se non avessi visto Elliott dubitare di se stessa quando invece avrebbe solo dovuto essere fiera di ciò che aveva fatto?

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Cox e JD (640×360)

Non so dare una risposta definitiva, ma posso affermare con certezza che per ognuna di queste debolezze, che detesto e di cui fatico a liberarmi, Scrubs mi ha anche mostrato mille diversi modi per superarle, per far sì che non mi mangiassero viva senza che potessi farci nulla. Portando in scena con ironia e sincerità l’evoluzione psicologica dei suoi protagonisti, la serie di Bill Lawrence è stata in grado di raccontare come si possa crescere a partire dai propri punti deboli, come si possa evolvere nonostante la paura di ciò che potrebbe accadere se solo ci mettessimo in gioco.

Il cinismo di Cox, eroe quasi shakespeariano ma anche profondamente moderno, viene a meno quando si accorge che nel mondo c’è anche del buono, la fantasia di JD è una via di fuga ma anche una risorsa che permette di sopravvivere nei momenti peggiori, l’insicurezza e la repressione di Elliot si trasformano piano piano in passione, in un fuoco che continua a bruciare quando ogni altra risorsa si esaurisce. E se anche non sono ancora riuscita a trovare il lato positivo dell’utilitarismo spiazzante di Bob Kelso, forse quell’idealismo che ho cominciato a covare durante l’adolescenza non sarebbe mai diventato così importante nella mia vita se non fosse stato per il modello tutt’altro che idealista portato in scena proprio dal primario del Sacro Cuore.

JD, Turk, Carla ed Elliot (640×360)

Nella mia esperienza di veterana delle comedy, che continuano a essere la mia grande passione nel mondo delle serie tv e che guardo con costanza da quando ancora in fasce bevevo il latte dal biberon davanti a Friends, opere come Scrubs sono perle rare, piccoli capolavori che riescono a trascendere l’epoca della loro messa in onda e a risultare sempre attuali.

Nonostante gli anni che passano, la vita che cambia e il mondo che si evolve, la serie di Bill Lawrence è rimasta un punto fermo nella mia esistenza, un porto sicuro pronto ad accogliermi e a scuotermi nei momenti peggiori e a stimolarmi in quelli migliori. Seppur consapevole che trovare le parole giuste per raccontare quanto Scrubs sia stata un pilastro fondamentale nella mia vita sia quasi impossibile, non smetterò mai di provare a raccontare al mondo quanto meravigliosa e diversa da tutto il resto sia questa serie e quanto, nonostante non lo credessi possibile, con il tempo JD, Turk, Elliot, Carla, Cox e Kelso siano diventati per me quasi degli amici fidati, persone e non soltanto personaggi.

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