Se c’è una cosa che le serie televisive di oggi possono invidiare alle serie tv di ieri, quella è senza dubbio l’approfondimento dei rapporti tra i personaggi. I prodotti di lunga serialità di un tempo si prendevano spazio per raccontare i rapporti, per sviscerarli a 360 gradi, e non lo facevano necessariamente tramite ampi e memorabili dialoghi che miravano a rimanere nella storia, a rendere iconici quanti più momenti possibili per riempire degli gli spazi che altrimenti avrebbero rischiato di essere ricordati come vuoti dai telespettatori. Oggi succede più questo: trovandoci di fronte, negli ultimi anni, a narrazioni sempre più frenetiche (sia in termini di minutaggio che in termini di numero di episodi sempre più ridotti, anche per le comedy), l’obiettivo degli sceneggiatori è quello di riempire le caselle legate all’approfondimento dei rapporti tra i protagonisti di quante più citazioni memorabili possibili nei dialoghi che li riguardano, così da provare a garantirsi una percezione aumentata della potenza della relazione tra questo e quel personaggio, in ciò che verrà messo a referto e consegnato a futura memoria degli spettatori.
Non vale per tutte le serie di oggi, ovviamente, ma è chiaramente un trend evidente. Un trend che non è dovuto a una maggiore pigrizia degli sceneggiatori rispetto al passato, quanto più a delle logiche produttive che sostanzialmente non lasciano altra scelta a chi deve occuparsi di creare i presupposti per raccontarci le storie che poi vedremo su schermo. Oggi bisogna andare veloci, e qualcosa va sacrificato, o quantomeno riadattato ai tempi che corrono. C’è meno spazio, quindi, per i silenzi, per i non detti che acquisiscono forma e valore sommati l’uno all’altro e distribuiti in un lungo tempo narrativo. E c’è meno spazio, banalmente, anche per le situazioni di vita quotidiana che contribuiscono a dare sostanza e profondità al racconto delle relazioni interpersonali, senza che queste ultime debbano nutrirsi necessariamente di un martellante e costante bisogno di momenti hype per acquisire valore narrativo.
Tutto quello che ho descritto sopra in relazione alle serie del passato e a come queste riuscissero a restituisci con costanza la profondità dei rapporti tra i personaggi, che più che personaggi ci sembravano persone, ha raggiunto uno dei suoi punti apicali nel racconto della relazione tra JD e il Dottor Cox in Scrubs. Un rapporto che non è stato certo completamente svuotato dei momenti hype di cui sopra, ma in cui questi ultimi sono stati dosati con sapienza, all’interno di una cornice multiforme che è riuscita a valorizzare tutto, anche e soprattutto quello che non si vede e quello che non si ricorda.
Quello tra JD e Cox è un rapporto in cui ciò che si vede in superficie non corrisponde mai alla realtà più profonda di ciò che i due rappresentano l’uno per l’altro. Se è vero che solo alla fine Cox riesce a dire ad alta voce che JD è suo amico, proprio quando quest’ultimo ha ormai un piede e mezzo fuori dal Sacro Cuore, la realtà è che dietro la patina di costanti prese in giro, freddure, sottolineature della sua inadeguatezza caratteriale, Cox non solo stima tantissimo JD come medico – cosa che non è mai stata in discussione – ma lo considera anche una delle persone più importanti della sua vita. E questo avviene praticamente da subito, non soltanto nel gran finale dove viene detto anche a chiare lettere. I due riescono a vedersi dentro come probabilmente nessun altro riesce a fare, e hanno un’evidente affinità elettiva nonostante due caratteri agli antipodi che Scrubs non smette mai di sottolinearci. Ed è proprio qui che Scrubs fa la differenza nella narrazione dei rapporti interpersonali: mentre nella facciata visibile in superficie non fa altro che ripeterci come JD e Cox siano diversi, praticamente opposti, tramite i non detti e la narrazione quotidiana ci suggerisce costantemente come i due siano in realtà molto più simili di quanto sembri, se non nelle attitudini caratteriali – dove sono effettivamente opposti – sicuramente nei principi e nei valori, che è quello che più conta.
Un altro modo in cui Scrubs gioca a nascondino applicando varie pratiche illusionistiche nel racconto della relazione tra JD e Cox riguarda la narrazione di chi tra i due sia più forte caratterialmente. Ovviamente, in superficie, ci viene raccontato che il più forte è Cox, e anche di gran lunga. In realtà, grazie al grande approfondimento che la serie si concede di fare sui suoi personaggi cardine, possiamo agevolmente scoprire che JD è quello più resistente a tutto. Dotato di una grandissima serenità interiore, il fatto che a volte si perda in un bicchier d’acqua e che si faccia impressionare da cose apparentemente banali – cosa che il suo amico e mentore non manca mai di sottolineargli – è più legato al suo essere scanzonato e naif. Ma nei momenti chiave della serie si vede come JD riesca sempre a tenere saldamente in mano il timone delle proprie emozioni, e a tirare su anche chi invece trattiene troppo tutto dentro per poi esplodere e crollare, come successo a Cox nelle memorabili puntate 5×20 (la puntata di Scrubs che ci spezzò in due, ‘Il mio pranzo’) e 5×21 (“Il crollo del mio idolo”). In questi e in altri casi JD si prende cura di Cox trasformandosi a sua volta in un mentore emotivo per il suo mentore professionale, e dimostrando come, oltre a essere una persona straordinaria, sia anche probabilmente un leader naturale addirittura superiore a Cox stesso, che nei momenti di debolezza si abbandona a qualsiasi cosa JD dica sentendosi finalmente accolto e compreso da qualcuno.
Il ribaltamento del punto di vista su come dovremmo vedere Cox e come dovremmo vedere JD è un altro grande tema che ci sottolinea come Scrubs si possa fregiare di una perfetta costruzione narrativa: se è vero che questo ribaltamento si evidenzia maggiormente proprio nei momenti hype, fatti di scene e dialoghi memorabili come quelli delle due puntate sopra citate, la differenza rispetto a molte serie di oggi sta proprio nella tela che viene costantemente tessuta per arrivare a quei momenti. Non c’è mai, in sostanza, la percezione di assistere a qualcosa di gratuito o davvero sorprendente: quando JD prende in mano le situazioni difficili e Cox crolla non c’è la percezione di assistere a un vero colpo di scena, inteso in questo senso come qualcosa di totalmente sconvolgente e che mai ci saremmo aspettati. E questo è perchè silenziosamente Scrubs ci ha preparato a quei momenti, sbattendoceli poi definitivamente in faccia quando ormai avevamo inconsciamente assorbito e assimilato il cambio di prospettiva in essere.
Sarebbe bello se le serie tv di oggi tornassero a prendersi cura dei loro personaggi in questo modo, in un modo che rimanga a distanza di anni come è successo con Scrubs. JD e Cox ci rimarranno sempre nel cuore non solo perchè sono dei personaggi divinamente scritti e interpretati, sia singolarmente che nella narrazione del loro rapporto, ma anche e soprattutto perchè li abbiamo conosciuti. Sempre più spesso, oggi, ci troviamo nella posizione di spettatori passivi di uno spettacolo: di uno spettacolo magari anche entusiasmante, pirotecnico, che sul momento ci regala scariche di adrenalina ed entusiasmo, ma di cui poi a conti fatti ci rimane poco. Quando ripensiamo a JD e Cox, invece, non possiamo fare altro che commuoverci: perchè sono stati parte di noi, perchè ci hanno aiutato a guardarci dentro, e perchè sono il simbolo di una televisione che non aveva bisogno di strafare per farci venire gli occhi lucidi.
Vincenzo Galdieri