Il seguente articolo contiene spoiler su Scrubs.
Avete mai avuto un “momento breakfast”? È così che io chiamo quei singoli istanti nella vita quando si ha l’illuminazione logica di qualcosa sul quale non ci si era mai soffermati a pensare. Ad esempio la parola breakfast in inglese vuol dire letteralmente rompere il digiuno e se vi ho costruito sopra un modo di dire, potete immaginare quanto ne rimasi sconvolto quando lo realizzai. Scrubs è sempre stata una delle mie serie preferite, nonché una delle comedy migliori della storia, in grado di bilanciare ogni suo parametro per regalare al pubblico un prodotto perfetto.
Per anni vi è stato un giusto – ma incompleto – pensiero riguardo il passare delle stagioni. La serie di Bill Lawrence inizia con l’arrivo di J.D. al Sacro Cuore per il suo primo giorno di lavoro: lo spettatore viene gettato dentro la struttura ospedaliera senza modo di prepararsi e in venti minuti vengono presentate così tante dinamiche e ribaltamenti di fronte nei personaggi che il cervello rischia di friggere. È giustamente una visione realistica del mondo ospedaliero e della totale impreparazione degli specializzandi che si trovano per la prima volta sul posto di lavoro.
In Scrubs noi siamo J.D.
È una di quelle cose che non serve nemmeno sottolineare, vien da sé con la visione e i ragionamenti successivi ad essa. Seguiamo pedissequamente le vicende di tutti i personaggi del Sacro Cuore, ma quasi sempre dall’interno della testa di Dorian. È sua la voce narrante che ci racconta i pensieri di J.D. e descrive le sue emozioni. È suo il ruolo da protagonista che occupa gran parte dello screentime e delle scene. Ed è suo anche il punto di vista verso gli altri personaggi della serie, siano essi colleghi o inservienti che inizialmente dovevano far parte solo della sua immaginazione.
Al primo giorno in ospedale J.D. conosce già Turk, amico fraterno che viene subito mostrato agli spettatori in maniera perfettamente in linea con il vero carattere del ragazzo. Al contrario Elliot, il dr. Cox e il dr. Kelso sono nuovi incontri e come tali sia il protagonista che noi dobbiamo capire chi si cela dietro le loro presentazioni. Questo avviene poi per il resto della serie e grazie alla maggior conoscenza di John Dorian del mondo ospedaliero e delle dinamiche con le quali devono tutti convivere, anche i personaggi intorno a lui iniziano ad essere mostrati in maniera diversa. Tutti quei singoli momenti di “Ma forse…” delle prime stagioni ottengono risposte chiare e precise.
Elliot è una dottoressa complicata da comprendere perché lei stessa non sa come mostrarsi e a J.D. aveva fatto capire ben poco di sé. I modi sarcastici e lamentosi del dr.Cox si rivelano una maschera per un uomo che trova piacere nei legami col prossimo ed aveva un difficile rapporto paterno per dimostrare affetto con facilità. Infine il “bastardo” dr.Kelso, definito così da chiunque abbia lavorato con lui, si scopre sia solo un ruolo legato al camice da primario che è costretto a portare; camice che offusca un cuore d’oro e tanta sofferenza interna all’anziano.
Ma J.D. è l’unico personaggio nel quale avviene questo cambio di prospettiva? È strano
Per quanto sia lui il protagonista e la sua figura sia quella che effettivamente evolve di più nel corso della serie, mostrandoci episodio dopo episodio la morale che l’uomo impara dentro le mura ospedaliere, non è l’unico a imparare cose. È qui che torna il “momento breakfast” di cui parlavamo all’inizio, perché è ovvio come il punto di vista cambi anche per altri personaggi ed è sempre stato chiaro, ma non ci siamo mai soffermati su quel dettaglio. Scrubs ci ha insegnato a guardare il mondo da più punti di vista, ma non abbiamo mai realizzato veramente il motivo. È vero che è J.D. a farci muovere i primi passi – nonché gran parte dei successivi e gli ultimi – nel Sacro Cuore, ma grazie agli episodi “La sua Storia” abbiamo sentito anche altre campane.
In particolare sono proprio Elliot e il dr.Cox i due che dovremmo analizzare meglio. La prima inizia il suo percorso medico con timore e paura nei confronti dei superiori e dei colleghi, le figure di Kelso e Cox appaiono ancora più minacciose e aggressive nei suoi confronti a causa del suo punto di vista. Ci viene da pensare che i dottori non avessero un atteggiamento così esagerato, ma fosse la percezione della ragazza ad aggravare la situazione. E man mano che un personaggio ci appare più reale tramite un punto di vista altrui, allo spettatore viene presentato il suo personale punto di vista tramite il quale osservare il mondo.
È una concatenazione di eventi
La stessa Elliot arriva a scoprire il lato buono di Kelso ben dopo John Dorian e se l’anziano primario fino a quel momento si era comportato in maniera troppo brusca con lei, dopo che la dottoressa Reid ha una visione più completa cambiano tante prospettive. La ragazza impara a scoprire il lato da mentore dell’anziano, iniziando a imparare da lui e schermando quelli che prima vedeva come attacchi personali. Lo stesso si può dire anche per il dr.Cox, che iniziando a scalare i ranghi dell’ospedale impara lati positivi e negativi di sempre più ruoli.
Anche per lui la prospettiva verso il primario – ruolo e persona – cambia nel corso delle stagioni. L’uomo impara a mettere il bene del paziente davanti alle futili battaglie etiche con Kelso e questo gli permette di vedere oltre l’ostacolo che era sicuro di avere di fronte a sé. Inoltre proprio l’episodio più misterioso di Scrubs trova la sua spiegazione definitiva nel punto di vista personale di Perry. Nei momenti di collaborazione tra i dottori, in tutta la serie possiamo notare come i caratteri dei personaggi stranamente cambino. Non importa che siano il dr.Cox, il dr.Kelso, Turk, J.D. o Elliot: quando la narrazione si allarga dalla prospettiva che gli uni hanno degli altri e si concentra sul fine, vediamo mostrarsi i veri lati di ogni personaggio.
Da sempre Scrubs è stato questione di prospettiva
Vedere il mondo dagli occhi di un’altra persona ci permette sempre di imparare cose nuove e espandere il nostro pensiero. I nostri occhi sono in grado di guardare da un solo punto di vista e per quanto ci sforziamo siamo legati a certi preconcetti che portiamo avanti sin dalla nostra nascita. Scrubs ci ha permesso di uscire dalla nostra testa per venti minuti alla volta e immedesimarci nelle vite di un gruppo di dottori pronti a cambiare il mondo poco alla volta. Dottori con ambizioni, timori, gioie e paure, personaggi completi nel loro bene e nel loro male, con una prospettiva diretta sul mondo, ma ancora in grado di migliorare. In ogni momento questa serie ci ha aperto gli occhi, come con le cinque cose più assurde che forse non sapete sulla fine di Scrubs.
Forse siamo noi che ci siamo un po’ appollaiati sugli allori della prima e giustissima spiegazione di immedesimarci in J.D. e ci siamo dimenticati di come Scrubs non sia mai stata una serie basata su un personaggio. Per cui perché avrebbe dovuto esserlo la prospettiva regalata dalla serie? Ancora una volta abbiamo imparato una lezione di vita tratta dall’opera di Bill Lawrence e questo processo probabilmente non finirà mai. Scrubs ci ha insegnato che il vero valore nella vita è saper imparare dal prossimo e non fossilizzarci sul nostro punto di vista o – come in questo caso – sul primo che ci viene proposto.