“Bene truppa, io sono il Dottor Bob Kelso, il vostro primario. Vorrei incoraggiarvi a pensare a me come la vostra rete di sicurezza perché io vi prometto che qui saremo una famiglia e adesso dateci sotto dottori!”.
Che bella persona. Un bel vecchio, elegante, posato, un uomo con una grandissima esperienza che con quel sorriso smagliante sembra il mentore ideale di ognuno degli specializzandi che ha davanti.
Che lo vogliate o no, questo è quello che ognuno di noi ha pensato la prima volta che ha incontrato Kelso, uno dei protagonisti di quel meraviglioso e spassosissimo viaggio nell’animo umano chiamato “Scrubs”: proviamo a capire meglio chi è!
(Stacco di scena. Il Dr. Kelso è davanti a JD)
“Dr. Dorian, non ti rendi conto di non essere nient’altro che un paio di maniche di camice per me?! Santo cielo la sola ragione per cui ho con me una lista è per fingere di ricordarmi i vostri nomi! Ora senti: se il paziente ha un’assicurazione tu lo curi, altrimenti gli mostri la porta e se qualcuno muore ne richiedi l’autopsia!”
Che schifoso. Freddo, secolarizzato, trasfigurato nel suo inveire contro il povero specializzando e implacabile nell’impartirgli ordini non proprio sulla stessa pagina della carità cristiana: ecco (forse) il vero volto di Kelso!
Quello che solo in apparenza sembrava la luce, in verità è l’oscurità in persona, il perfetto esempio del tipico dottore che nessuno di noi vorrebbe mai incontrare: quello che vede il suo come un mestiere e non come una vocazione, che ragiona a compartimenti stagni, che non instaura nemmeno per finta un rapporto con i pazienti, che è più interessato al lucro piuttosto che alla cura. Il tutto facendo crepare dalle risate ogni singola volta che apre bocca e questo potrebbe essere uno spunto interessante per un bel trattato di sociologia, che in via del tutto eccezionale vi risparmieremo.
Tuttavia, nonostante la caratterizzazione tipica di questa Serie Tv e l’impeccabile interpretazione di Ken Jenkins lo rendano sempre e comunque divertente Bob è l’antagonista per eccellenza, perennemente contrario a ogni tipo di iniziativa benevola e contrapposto ai personaggi più positivi della serie, come ad esempio Cox.
“Secondo te io sono diventato primario facendo tardi?”
“Nooo lo sei diventato pugnalando alle spalle e leccando il culo”
“Forse, ma sempre cominciando alle 8 in punto!”
Questo è solo uno dei tantissimi dialoghi tra Perry e Bob, manifesto ideologico di un rapporto che (non) funziona meravigliosamente!
L’uno idealista, l’altro materialista. Cox è un dipendente, Kelso il capo. Il giovane combatte, il vecchio gli mette i bastoni tra le ruote. La relazione tra i due è studiata scientificamente per non funzionare, per essere in stato di perenne e insanabile conflitto. Perché? Perché è così che deve essere per permettere a questi due di andare avanti, ed è giusto che sia così.
Ragioniamo: fino a che punto Bob spingerebbe le sue scelleratezze etiche se non ci fosse Perry a contrastarlo? Viceversa, cosa ne sarebbe dell’ospedale se lo si amministrasse nella maniera scriteriata e umorale voluta dal forzuto coi boccoli?
I due sono in realtà un unico elemento in grado di mantenere a galla il Sacro Cuore e permettere alle loro visioni del mondo di affermarsi, ma senza esagerare. Tale conclusione si può leggere tra le righe praticamente in ogni sguardo che i due si scambiano, per non parlare degli insulti o delle minacce e soprattutto fate attenzione ai silenzi, perché è proprio lì che si potrebbe cogliere la sottilissima stima che li lega, una sorta di vicendevole riconoscimento.
Un momento. Se diamo per buono questo ragionamento…allora Bob potrebbe non essere così cattivo come pensavamo.
Ecco perché ci siamo concessi quel “(forse)” all’inizio di questo pezzo, perché l’infamia del Dr. Kelso non è altro che uno degli aspetti più dolorosi e al contempo necessari del suo ruolo: il gestore. Egli è colui che deve smussare ogni angolo, indirizzare ogni devianza, smorzare ogni rivolta: altrimenti sarebbe il Caos! Occhio però, perché questo non coincide per forza con la sua vera identità e le ultime stagioni, che coincidono con la sua pensione, non fanno che confermarcelo.
“Un Bahama-mama per favore”
Questo è il vero Bob Kelso, quello libero ! Quello ubriaco come una pigna che tira giù un cocktail dietro l’altro al matrimonio dell’Inserviente, quello saggio e riflessivo che spende il suo tempo nel dispensare consigli più o meno sensati ai suoi ex-colleghi, quello che ingurgita muffin al bar dell’ospedale un po’ per ingordigia e un po’ per tenere ancora d’occhio i suoi amici: la perdita della sua carica l’ha liberato di un peso, di tutta quella serie di responsabilità che ci avevano nascosto un personaggio buono e positivo, come tutti quelli di Scrubs d’altronde.
Grazie Bob, grazie per averci insegnato che non sempre (grazie al cielo) è ciò che siamo chiamati a fare che definisce chi siamo.