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See non è poi così male

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Nata dal genio creativo di Steven Knight (creatore di quel capolavoro di Peaky Blinders), See è stata una delle prime serie tv a debuttare su Apple TV+, inaugurando questo nuovo servizio streaming insieme a The Morning Show e For All Mankind. Nonostante le grandi aspettative, questo drama fantascientifico non ha avuto l’impatto desiderato e ha ricevuto un’accoglienza decisamente tiepida, passando velocemente in secondo piano. Ma, per quanto possa sembrare bizzarro al primo impatto, una volta superate le iniziali perplessità, il mondo distopico di Knight riesce a essere magnifico e accattivante grazie a personaggi forti e carismatici, un universo tutto da esplorare e momenti d’azione che si alternano a quelli d’intimità.

A seguito di un virus del 21° secolo, la popolazione mondiale è stata decimata e ridotta a meno di 2 milioni. Chi è sopravvissuto è cieco e la vista, dopo secoli, è considerata solo un mito e, per molti, eresia.

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Questa è la premessa di See che sin da subito ci introduce in un mondo completamente diverso dal nostro, distrutto dalle conoscenze e dalla superbia dell’uomo. Un futuro distopico in cui la cecità non è un’anomalia ma la normalità e viene esplorata nel dettaglio attraverso i suoni emessi, il contatto fra persone e oggetti, i movimenti, gli spostamenti nell’ambiente e un linguaggio dei segni decisamente interessante e unico. Ciò che viene considerato come una disabilità nel nostro mondo, nell’universo di See è reputato come un punto di forza proprio perché, non avendo mai avuto il dono della visione, i personaggi hanno potuto sviluppare ed affinare gli altri quattro sensi arrivando invece a considerare la vista come una vera e propria minaccia poiché associata a tutta la distruzione provocata dagli antenati del 21° secolo.

L’universo di See è caratterizzato non solo dalla cecità ma anche da una società tornata alle origini, primitiva e tribale.

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Una società contraddistinta da una mitologia varia e dettagliata che si sviluppa e diventa sempre più comprensibile nel corso degli 8 episodi della prima stagione. La storia di See si svolge nel regno di Payan, una versione post-apocalittica degli attuali Stati Uniti d’America. La popolazione è divisa in tribù (come quella degli Alkenny) composte per buona parte da guerrieri, alcuni dotati di olfatto e udito potenziati (due capacità assolutamente indispensabili in un mondo in cui la comunicazione è per lo più verbale e tattile) e altri capaci di muoversi così silenziosamente da non essere percettibili. Questo mondo tribale è governato dalla Regina Kane, una sovrana crudele, instabile e talmente “accecata” dal fanatismo religioso da dare la caccia a tutti gli eretici (detti anche streghe) sospettatati di avere il dono della “luce“, causa di ogni male per la corona, tradizionalmente simbolo di razionalità e progresso per la nostra società. Nella sua semplicità, la mitologia di See funziona e dà allo spettatore la possibilità di collocare la storia e i personaggi in uno scenario dettagliato e credibile.

Dunque, grazie alla narrazione di Knight veniamo scaraventati da subito in un universo talmente vibrante da diventare irresistibile.

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Il protagonista di See è Baba Voss, interpretato da Jason Momoa (qui il video della sua trasformazione in Ozzy Osbourne) che ci regala un’interpretazione dinamica passando facilmente dalle vesti di guerriero dalla forza bruta a quelle di padre e marito dalla grande dolcezza. Baba Voss è sicuramente il personaggio che risalta di più grazie alla sua intensità e al suo grande carisma ma questo non significa che nella serie non ci siano altri personaggi intriganti. Basti pensare agli antagonisti: la Regina Kane, un tiranno convinto che gli dei comunichino con lei tramite la masturbazione, e Tamacti Jun, generale dei Witchfinder, devoto alla corona e disposto a tutto pur di compiere la propria missione. Entrambi sono personaggi deviati in un modo o nell’altro ma, grazie alla narrazione di Knight, risultano comunque estremamente umani grazie al racconto delle loro origini e del loro passato.

In un mondo caratterizzato da scenari post-apocalittici, società tribali e lotte per la sopravvivenza, ciò che avvicina l’universo di See al nostro è l’importanza della famiglia.

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Per quanto l’ambientazione distopica immaginata da Knight sia affascinante, la vera forza di See sta nei rapporti tra i personaggi che popolano questo universo. La famiglia di Baba Voss è il cuore della serie e già dai primi episodi lo spettatore ha la possibilità non solo di seguire l’evoluzione di questa famiglia ma anche di comprendere l’amore che unisce i vari personaggi. Pur facendo parte di una società nella quale il pregiudizio verso chi vede è estremamente forte, Baba Voss e Maghra faranno sempre di tutto pur di proteggere i propri figli, Kofun e Haniwa, benedetti ma allo stesso tempo condannati dal dono della vista. Proprio in virtù di questo amore immenso, la famiglia di Baba Voss intraprenderà un viaggio dai connotati quasi biblici verso la Casa del Chiarore, una terra promessa dove i gemelli potranno riunirsi con Jerlamarel, il loro padre biologico.

Un nuovo regno in cui i due fratelli potranno finalmente avere la libertà di essere sé stessi e di creare una società più avanzata e consapevole.

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Kofun e Haniwa sono sicuramente due personaggi chiave di See non solo perché dotati del dono della vista ma soprattutto per ciò che rappresentano: la speranza in un futuro migliore in cui gli uomini possano riscoprire le proprie conoscenze e le proprie potenzialità attraverso lo studio dei libri, descritti dalla guida spirituale Paris come “silenziosi ma capaci di parlare direttamente alla nostra immaginazione“. Tuttavia, la conoscenza è sicura solo nelle mani di chi è in grado di capirne l’importanza senza abusare del suo potere e senza mai elevarsi al di sopra degli altri. E purtroppo il mondo di See, proprio come il nostro, è contaminato non solo dal pregiudizio ma anche dal senso di superiorità che possiamo ritrovare soprattutto in Jerlamarel, personaggio contraddistinto da un forte complesso di Dio, convinto della propria superiorità in quanto vedente e determinato a creare un mondo migliore solo per chi ha il dono della “luce“.

Ma, in un universo in cui la popolazione ha imparato a vivere nell’oscurità per più di 500 anni, non c’è bisogno della vista per per potersi affermare come individui. Infatti, nonostante il dono della “luce”, le sue conoscenze e i suoi studi, Jerlamarel non è assolutamente superiore a Baba Voss che si dimostra essere una persona migliore, un combattente migliore, un padre migliore.

Esteticamente parlando, See si rivela estremamente piacevole e stimolante.

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Il mondo selvaggio della serie si colora di sequenze d’azione dinamiche e interessanti, attraverso combattimenti entusiasmanti e ben coreografati, e ci regala fotografia e scenografia pazzesche. Nel corso di 8 episodi, sarà impossibile non lasciarsi catturare dall’enorme bellezza delle foreste, dei fiumi, delle cascate e degli scenari post-apocalittici del regno di Payan. Anche la scelta del guardaroba e del make up è interessante e indispensabile per potersi calare nella realtà tribale in cui vivono i personaggi.

Nonostante non abbia avuto la migliore delle accoglienze, See non è assolutamente male e nell’ultimo episodio lascia anche indizi intriganti sulle possibili storyline della seconda stagione, già confermata da Apple TV+.

Questo drama fantascientifico dimostra di essere un prodotto interessante e diverso che, per quanto possa non convincere tutti, dà comunque allo spettatore degli spunti di riflessione per niente banali e decisamente attuali: l’importanza di non dare per scontato ciò che abbiamo, le problematiche ambientali, il fanatismo religioso, la potenziale pericolosità delle nostre conoscenze. Steven Knight non solo ha voluto portare in vita un universo distopico suggestivo abitato da personaggi carismatici ma ha voluto anche far riflettere sul comportamento umano e sulle sue possibili conseguenze distruttive, rendendo See un drama fantascientifico avvincente e reale che vale assolutamente la pena guardare.

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