Nell’epoca del politicamente corretto, della morale e del giusto messaggio da far arrivare oltre gli schermi Seinfeld è diventato solo un lontano ricordo. La serie – creata da Jerry Seinfeld e Larry David – ha caratterizzato gli anni ’90 con la sua ironia arrivando a vincere 10 Emmy Award e 3 Golden Globe. Lo show spesso è stato definito basato sul nulla e mai questa accezione è stata data in senso negativo. Questa volontà di non volere appesantire le vicende ha reso Seinfeld un capolavoro unico nel suo genere che ancora oggi continua a far parlare. Disponibile su Amazon Prime Video e presto sul catalogo di Netflix (ne abbiamo parlato meglio qui), lo show si sta facendo conoscere anche dalle nuove generazioni contrapponendosi con il genere di comedy a cui siamo abituati
Ma perché in Seinfeld il nulla ha fatto così tanto la differenza?
Quello di cui ci cibiamo perennemente di fronte alla maggior parte dei prodotti si traduce in messaggi morali, concetti politicamente corretti e tentativi di insegnamento. Ogni puntata sembra cercare di indicarci la giusta via da proseguire, il giusto temperamento di fronte alle vicende. Prendiamo in esempio un prodotto come How I Met Your Mother: una comedy che inizialmente non sembra avere alcun intento se non raccontare le vicende pazze e giovanili di un gruppo di ragazzi, ma andando avanti le cose cambiano. Le storie vogliono far arrivare un messaggio forte e chiaro a casa e il narratore dà una morale a tutti i racconti. Una comedy che va oltre il senso di leggerezza e – sia con l’ausilio del finale che dello sviluppo delle varie storie – mette in discussione i protagonisti facendogli vivere esperienze forti e negative.
In Seinfeld tutto questo è assente. I protagonisti, un gruppo di amici sulla trentina, sono egocentrici e spesso cadono in un baratro di egocentrismo sfrenato. Le loro identità non vengono studiate con profondità e tendono a ignorare del tutto il concetto di morale. E proprio partendo da questo punto fondamentale comprendiamo davvero quanto il concetto del nulla venga reso il vero protagonista: le storie si susseguono una dietro l’altra, i protagonisti si trovano in prima linea dentro esperienze che risolvono spesso in maniera disastrosa. Nessun evento ha l’obiettivo di avere un fine, spesso continuano a sbagliare e quello che rende queste storie politicamente scorrette è che i loro ripetuti errori non gli insegnano mai nulla e non sono esperienze grazie alle quali i personaggi evolvono. Siamo abituati a vedere personaggi in lotta con se stessi, li vediamo sbagliare ma imparare da ogni esperienza negativa. Se fanno qualcosa di sbagliato imparano o almeno cercano di lottare contro i loro errori e spesso questo li cambia, li migliora.
In Seinfeld questo non esiste.
I personaggi non migliorano, non imparano, non evolvono. Non fanno dei loro errori il punto di partenza per una crescita personale, le loro vicende rimangono dimenticate e senza uno scopo. Sono solo dei racconti che vengono proposti ai telespettatori e non hanno alcun tipo di fine morale. I momenti non cadono nei tranelli dell’emotività ma trasudano apatia e sconsideratezza di fronte al domani.
Il tema della morte di Susan non viene trattato con delicatezza ma solo come un avvenimento naturale nella vita di ogni essere umano: si nasce e poi si muore, non dobbiamo apprendere nulla da questo avvenimento. Sembra che lo show voglia fare la differenza e dobbiamo ammettere che l’obiettivo venga raggiunto egregiamente, nonostante questo sia davvero difficile. Mettere in scena delle emozioni è molto più semplice: basta dare un senso al perché certe cose vengano raccontate, una lacrima e l’emozione di un sorriso malinconico o felice. In questo caso anche i sorrisi non vogliono dire nulla, semplicemente sono delle parentesi stampate sui loro volti. Il personaggio di Elaine è uno dei più intelligenti del gruppo, ma anche in questo caso questa dote non viene sviluppata e le vicende che la vedono coinvolta molto spesso la fanno cadere nel superficiale e la sua onestà – di certo una delle sue peculiarità più interessanti – viene utilizzata solo al fine di far accadere situazioni imbarazzanti che le creano dei problemi da cui, anche in questo caso, non imparerà nulla.
Perfino Jerry – il protagonista indiscusso e all’apparenza più normale – sarà un personaggio senza una vera sostanza. Le sue relazioni, nonostante l’importanza che hanno nella sua vita, vengono chiuse con le ragioni più stupide e superficiali al fine di non appesantire in alcun modo lo show con struggenti storie d’amore. Una scelta questa che inevitabilmente ancora una volta distacca lo show da tutto il resto dei prodotti che troveremo in giro: non dare importanza e forma alle questioni d’amore è il primo passo per rendere la serie quasi apatica. D’altronde il vero mantra dei produttori è sempre stato “”No hugging, no learning” (“Niente abbracci, niente insegnamenti”) nessun momento sdolcinato viene alla luce, e nessuna tenerezza trasuda nelle nove stagioni. L’insensibilità sembra regnare sovrana e mai come in questo caso questa caratteristica sembra un punto a favore di qualcosa che per una volta non ha voglia di insegnarci nulla, ma ci lascia distaccati e apatici di fronte a ogni episodio. Noi siamo dei sentimentali, lo sapete, ma sono i prodotti come Seinfeld a fare la differenza. Una volta su un milione è bello non provare nulla, non appesantire il nostro animo con sentimentalismi qualunquisti che sembrano ormai essere il fulcro di qualsiasi genere.
Il successo di Seinfeld dunque – analizzando al meglio la questione – appare quasi ovvio. Si è differenziato narrando una storia vuota di obiettivi e impegni morali, ha dato un senso di leggerezza che ha reso la visione delle puntate semplice e impossibile da interrompere. Una comfort zone che per il telespettatore si è rivelata necessaria soprattutto a seguito di tutte le pretese morali che la società e gli show continuano a propinargli. Non sarà semplice riuscire a ricreare un prodotto del genere che – nonostante la presenza del nulla – è riuscito ad andare avanti per nove stagioni e che nessun affezionato è mai riuscito a dimenticare totalmente.